Si affacciano all’orizzonte le nuove missioni lunari e si inizia a pianificare l’attività umana sul suolo Selenita.
Le domande legate alle “operazioni” fondamentali sono tante e variegate. Ecco alcuni esempi:
– Quale sarà l’approccio alle fasi di discesa e risalita?
– Come si muoveranno gli Astronauti?
– Quali saranno gli obiettivi da raggiungere?
– Quali mezzi si useranno per svolgere le attività sulla superficie?
– Come dovranno essere le tute di protezione dall’ambiente ostile?
E così via.
Mentre ai suddetti quesiti le risposte sono state già ampiamente pianificate, ad una domanda più semplice si sta cercando una soluzione adeguata che rischia, però, di essere alquanto complicata.
Come ci si comporterà con la “Polvere Lunare” che gli astronauti riporteranno dalle missioni?
Sembra una domanda banale, ma purtroppo non è così.
La polvere di lunare non è come quella che si può raccogliere su una libreria o su di un tavolo.
Non è neppure come quella alzata dal vento che sferza una spiaggia assolata.
E’ invece qualcosa di “appiccicaticcio”, non nel senso di colloso, ma si attacca a qualsiasi cosa (in parte per le sue caratteristiche fisiche ed in parte a causa della sua carica elettrostatica).
Inoltre è altamente abrasiva, ne sa qualcosa il piccolo aspirapolvere progettato dalla NASA e che avrebbe dovuto aiutare gli astronauti delle missioni Apollo a ripulire le loro tute spaziali, ma non solo: la suddetta, spesso molto fine, ha intasato molte delle attrezzature tra cui telecamere e le visiere dei caschi, queste ultime addirittura graffiate gravemente.
Con il ritorno sulla Luna si dovrà imparare a gestire la suddetta polvere, perché gli astronauti che scenderanno sul suolo lunare, partiranno e rientreranno dalla futura Stazione Spaziale Cislunare, la quale, a differenza delle capsule Apollo che sebbene piene di residui di Regolite rientravano a Terra e quindi terminavano la missione, rimarrà viceversa in attività sulla rotta Terra-Luna per diversi anni.
Questo significa dovere necessariamente avere un sistema di cattura, delle particelle di polvere, molto affidabile e sicuro per evitare che diventi pericolosa sia per le attrezzature di bordo, ma soprattutto per il personale al lavoro al suo interno.
Durante la missione Apollo 17, l’ultima del programma lunare della NASA, l’astronauta Harrison Schmitt descrisse come respirare la polvere portata all’interno del LEM dalle tute spaziali, gli procurasse sintomi quali starnuti, lacrimazione e mal di gola come se fosse stato affetto da “febbre da fieno lunare”.
Quindi la preoccupazione per la salute umana è alta poiché i tessuti sensibili come i polmoni e le cornee possono essere danneggiati dalla polvere lunare intrappolata all’interno di un luogo chiuso come potrebbero essere i moduli della Stazione Cislunare.