Il valore complessivo dei mutui per l’acquisto di abitazioni ammontava, a fine aprile 2023, a 425,5 miliardi di €, in crescita di circa 50 miliardi rispetto a fine 2017 (+13,4%).
Circa un terzo del totale, vale a dire 140 miliardi, si riferisce a mutui a tasso variabile.
Sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su un totale di 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali.
Tra credito al consumo e prestiti personali, le banche hanno erogato 251,2 miliardi di € di prestiti ai cittadini, in linea con i valori di fine 2017, ma in rallentamento rispetto alla tendenza degli ultimi mesi, segno dell’incidenza negativa dell’aumento dei tassi d’interesse.
L’aumento del costo del denaro, l’incremento dei tassi e la corsa dell’inflazione di questi ultimi tempi hanno però via via ridotto il reddito disponibile e hanno finito per mettere in difficoltà i clienti delle banche nel rispettare le scadenze.
E così i crediti deteriorati di quasi 1 milione di famiglie sono arrivati, a marzo scorso, a 14,9 miliardi: 6,8 miliardi di mutui non pagati, 3,7 miliardi di credito al consumo non rimborsato e 4,3 miliardi relativi ad arretrati di altri prestiti personali.
Del totale di 14,9 miliardi, 5,7 sono sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà più, altri 7,1 miliardi sono inadempienze probabili, circa 2 miliardi sono rate scadute.
Sono questi i “preoccupanti” dati della Federazione Autonoma Bancari Italiani – FABI su statistiche della Banca d’Italia.
Dati che fotografano la situazione di drammatica difficoltà in cui versano tante famiglie che vedono trasformato il sogno di una casa di proprietà in un incubo e il mutuo in un vero e proprio cappio.
E a soffrire sono soprattutto quelle famiglie che hanno acceso mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall’aumento del costo del denaro portato dallo 0 al 4% in 11 mesi: questa categoria di prestiti immobiliari vale in totale circa 140 miliardi e rappresenta un terzo del totale di 425 miliardi erogati.
Si tratta di una situazione che non può certamente risolversi con il cosiddetto “spalma-mutui” (non privo di rischi né a costo zero) né essere scaricata sulle spalle del nonprofit, ma che richiederebbe ben altri interventi a favore di queste famiglie che vedono la rata del mutuo mangiarsi il 33% del proprio reddito, ma che rappresenta soprattutto il totale fallimento delle politiche per la casa portate avanti con miopia in questi decenni.
Politiche che hanno fatto la fortuna di palazzinari e speculatori, che hanno consumato oltre misura il suolo italico portandolo alla devastazione e hanno dispensato a piene mani, in modo criminale, il falso sogno di una casa per tutti.
Una situazione che rischia di diventare esplosiva e che deve fare i conti con le regole in materia di default- modificate a partire dal 1 gennaio 2021 con la pubblicazione di un Regolamento dell’Unione europea e specifiche linee guida da parte dell’Eba – che considerano i seguenti casi: ritardo di oltre 90 giorni consecutivi, limite 100 euro e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per un cliente privato o pmi, limite di 500 euro per le imprese e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per le imprese (in passato, non esisteva una soglia minima, la soglia era pari al 5% ed era possibile la compensazione con altre linee di credito non utilizzate).
Il “dramma mutui” unisce per una volta l’intero Paese, interessando tutte le aree, da Nord a Sud.
Sul piano territoriale, in cima a questa particolare classifica, ci sono Lombardia e Lazio con un ammontare delle rate non pagate oltre i 2 miliardi di €.
Campania, Puglia e Basilicata, Sicilia e Veneto superano il miliardo.
Emilia-Romagna, Piemonte e Valle D’Aosta, e Toscana restano poco sotto il miliardo.
Più contenuto il valore delle somme non pagate nelle regioni più piccole come l’Umbria dove le rate non pagate ammontano a 226 milioni, la Liguria (361 milioni) e la Calabria (418 milioni).
Il Paese sta attraversando un periodo di estrema difficoltà e quello dei mutui è un problema che si intreccia ovviamente con il lavoro, con le sempre più diffuse situazioni di precarietà o di occupazione irregolare non contrattualizzata e anche con lo smantellamento ideologico di quei servizi e di quelle misure di sostegno che per alcuni anni avevano cercato di aiutare le tante povertà che avanzano.
Qui il documento FABI https://www.fabi.it/wp-content/uploads/2023/07/FABI_Analisi_20230707_sofferenzefamiglie.pdf