Salta, per l’uscita della Russia, l’accordo sullo sblocco dell’export del grano ucraino entrato in vigore un anno fa, ma fino ad oggi l’80% dell’export passato attraverso il Mar Nero se lo sono accaparrato i Paesi più ricchi; agli Stati più poveri e a un passo dalla carestia come Somalia e Sud Sudan è andato appena il 3%.
Soltanto diversificando la produzione agricola e sostenendo i piccoli produttori nei Paesi in via di sviluppo si potrà fronteggiare la crisi alimentare in corso e salvare milioni di vite.
L’accordo che un anno fa aveva portato allo sblocco dell’export di grano dall’Ucraina al Mar Nero verso il resto del mondo si è rivelato del tutto inadeguato a fronteggiare l’aumento della fame globale, acutizzato dalla crescita esponenziale dei prezzi di cibo ed energia. Scioccanti i dati: i Paesi ricchi si sono accaparrati l’80% del grano e dei cereali usciti dall’Ucraina, mentre agli Stati più poveri e colpiti dalla crisi alimentare è andato appena il 3%.
A rivelarlo è una nuova analisi di Oxfam, diffusa in occasione del mancato rinnovo del patto a causa dell’uscita della Russia.
L’accordo sul grano ucraino non ha fermato l’aumento della fame
“L’accordo che ha consentito di riprendere le esportazioni di cereali dall’Ucraina ha certamente contribuito a contenere l’impennata dei prezzi alimentari – aumentati comunque del 14% a livello globale nel 2022 – ma non ha rappresentato la soluzione alla fame globale che oggi colpisce almeno 122 milioni di persone in più rispetto al 2019 – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia. “Centinaia di milioni di persone soffrivano la fame prima che la Russia invadesse l’Ucraina e centinaia di milioni continuano a soffrire la fame oggi: 783 milioni in totale l’anno scorso, secondo i recentissimi dati FAO. Paesi come il Sud Sudan e la Somalia, a cui è andato appena lo 0,2% del grano ucraino dall’entrata in vigore dell’accordo, sono ad un passo dalla carestia. Tutto questo è semplicemente vergognoso e descrive un mondo in cui la disuguaglianza di accesso al cibo continua a crescere sempre di più invece che diminuire”.
Occorre ripensare radicalmente l’attuale sistema alimentare mondiale
“Per combattere davvero la fame dobbiamo ripensare subito e radicalmente l’attuale sistema alimentare mondiale, a maggior ragione oggi che questo accordo non è più in discussione – aggiunge Petrelli. La crisi attuale non si risolverà continuando a produrre in modo concentrato ed estensivo prodotti di prima necessità solo in alcuni Paesi, ma diversificando e investendo nei piccoli agricoltori soprattutto nei Paesi più poveri, promuovendo un modello agricolo sostenibile anche nei Paesi ricchi e in Europa, tra l’altro parte essenziale del Green Deal. Solo così potremo venir fuori da una dipendenza che in tempi di shock sempre più frequenti genera fame e carestie nelle regioni più povere del nostro mondo”.
I calcoli di Oxfam sui Paesi destinatari dell’export di grano ucraino nell’ultimo anno sono basati sui dati del Joint Coordination Centre delle Nazioni Unite.