Le bombe a grappolo (cluster bombs) sono tornate prepotentemente sulla scena mediatica dopo la decisione degli Stati Uniti di fornirle all’Ucraina alcuni giorni prima del Summit Nato di Vilnius l’11 e 12 luglio. L’utilizzo di questi ordigni è preoccupante poiché, a causa del rilascio di decine di sub-munizioni, essi ottengono gli stessi risultati delle mine antiuomo con la quasi certezza di continuare a mietere vittime anche dopo la cessazione delle ostilità. L’utilizzo di bombe a grappolo da parte della Federazione Russa sul teatro ucraino è testimoniato sin dai primi giorni del conflitto. Adesso, con la decisione USA di fornire queste munizioni a Kiev, si rischia un’ulteriore escalation nella situazione tattica e un deterioramento ambientale dei territori ucraini infestati da cariche esplosive destinate a rimanere attive nel tempo.
Secondo gli studi più recenti, tra il 25% e il 40% delle sub-munizioni delle bombe a grappolo rimane inesploso, inquinando l’ambiente e ferendo anche i civili, stimati nell’ordine dell’80% delle vittime. Per la messa al bando delle mine antiuomo negli ultimi 30 anni si è mobilitata una rete internazionale di associazioni sempre più vasta, a cui hanno aderito fra le altre Archivio Disarmo e Rete Italiana per il Disarmo. Nel 1997 la Campagna internazionale contro le mine antiuomo è stata insignita del Premio Nobel per la pace. Ma il maggiore successo è rappresentato dall’adozione della Convention on Cluster Munitions, che vieta l’utilizzo, la produzione e il trasferimento, oltreché lo stoccaggio sul proprio territorio, di questi ordigni. L’Italia è tra i 123 Stati che hanno firmato la Convenzione, entrata in vigore nel 2010, dando inizio nel 2011 alla distruzione del proprio arsenale di bombe a grappolo. Sfortunatamente non hanno aderito Stati Uniti, Russia, Cina, cioè i principali protagonisti della corsa agli armamenti.
Tra coloro che non hanno sottoscritto il trattato sulle cluster bombs vi è anche l’Ucraina. Il colonnello Oleksandr Bakulin, comandante della 57a brigata ucraina, ha dichiarato il 18 luglio alla BBC che le bombe a grappolo “non risolvono tutti i problemi” e che “se i russi non le avessero usate, forse la coscienza non ci avrebbe permesso di lanciarle”. Ma, visto che non appare possibile ottenere risultati rapidi nell’offensiva – ha sottolineato Bakulin – “più fanti [russi] muoiono qui, più parenti là in Russia chiederanno al loro governo: ‘perchè?'”.
Quanto alla recente fornitura all’esercito ucraino, anche storici alleati degli Stati Uniti come Gran Bretagna, Canada e Nuova Zelanda si sono dissociati dall’uso di questa arma bandita dal diritto internazionale. Nell’Unione Europea la Spagna, pur ribadendo la legittimità di Kiev di difendersi, per bocca della Ministra della Difesa Margarita Robles ha dichiarato la “ferma convinzione che determinati tipi di armi non dovrebbero essere spediti”. Nessuna reazione, invece, da parte del Governo italiano. La presidente del Consiglio Meloni si è limitata a ricordare che l’Italia aderisce alla Convenzione sulle munizioni a grappolo e ad auspicare che tutti ne applichino i principi. Il ministro della Difesa Crosetto ha aggiunto che invece i russi le usano. Nulla viene detto circa la recente fornitura a Kiev di munizioni a grappolo e circa il loro uso, che per altro non sembra aver prodotto risultati decisivi, nella controffensiva ucraina.
L’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo fa parte con altre ONG del Comitato Nazionale per l’Azione Umanitaria contro le Mine anti-persona istituito dal Ministero degli Affari Esteri italiano e continua a monitorare la situazione e a produrre materiale di studio. L’obiettivo è contribuire all’attenzione dell’opinione pubblica sull’attuazione delle Convenzioni internazionali, in materia di controllo degli armamenti per ciò che è di competenza del nostro Paese, e con particolare riferimento alle armi inumane.
Maurizio Simoncelli, vicepresidente
Per contatti stampa: Maurizio Simoncelli 328.4081913
per approfondimenti:
Elisangela Annunziato, Le cluster bombs: un problema risolto? in “Sistema Informativo a schede”, gennaio 2017;
Serena Doro, Munizioni a grappolo. La situazione nel 2019: un’analisi, disponibile nella sezione armi sul sito www.archiviodisarmo.it