Il 12 giugno scorso, nel pieno rispetto della sentenza emessa dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani (IACHR) nel caso “Herminio Deras García e Famiglia vs. Honduras”, il Procuratore Generale dell’Honduras ha riconosciuto pubblicamente la responsabilità internazionale dello Stato honduregno nell’assassinio del dirigente politico Herminio Deras, così come nella persecuzione di cui furono oggetto i suoi familiari.
Il procuratore Díaz Galeas ha offerto pubbliche scuse per i crimini commessi negli anni Ottanta. La sentenza, emessa lo scorso anno, dichiarava che lo Stato dell’Honduras aveva violato il diritto alla vita, all’integrità personale, alla libertà di pensiero, espressione e associazione, nonché i diritti politici di Herminio Deras.
Ha inoltre confermato che i suoi parenti hanno subito attacchi deliberati quali persecuzione, detenzione illegale, maltrattamenti e torture, perquisizione illegale delle loro case e distruzione di proprietà privata. Di conseguenza, molti di loro dovettero abbandonare il Paese e la famiglia subì un accelerato processo di disgregazione.
La Corte Interamericana ha definito misure globali di riparazione e riabilitazione, nonché risarcimenti compensativi per le vittime. Tra le altre cose, i magistrati hanno ordinato di svolgere indagini esaustive per identificare, processare e punire tutti i responsabili dell’esecuzione extragiudiziale di Herminio Deras e di altre violazioni dei diritti umani. Hanno anche disposto la chiusura definitiva dei fascicoli aperti dalla polizia honduregna contro i suoi famigliari.
Hanno infine stabilito la realizzazione di un atto pubblico di riconoscimento della responsabilità internazionale dello Stato nell’omicidio, la costruzione di un mausoleo per il dirigente politico assassinato, nonché la progettazione e approvazione di una politica nazionale di memoria storica.
“Questo governo ha adottato una politica di difesa assoluta dei diritti umani di tutti i cittadini (…). Di fronte a noi abbiamo una grande sfida, che è quella di garantire un risarcimento integrale alle vittime e che, in Honduras, il libero esercizio della politica e la ricerca di uno Stato socialmente giusto non siano mai più causa di persecuzione e morte”, ha detto Díaz Galeas.
Un atto d’amore e di memoria
“Molte volte abbiamo avuto paura che questo momento non arrivasse mai, che saremmo morti prima di vedere l’inizio della fine dell’impunità. Siamo invecchiati durante questo lungo viaggio, abbiamo bussato ovunque, ma abbiamo ricevuto solo porte in faccia”, ha spiegato Alba Deras, sorella di Herminio.
“Siamo stati lasciati soli, abbandonati a noi stessi, con i nostri diritti violati, ma non abbiamo mai perso la speranza. Oggi, a 40 anni dal delitto, lo Stato si dichiara totalmente responsabile delle violazioni dei diritti umani che abbiamo subito. Lo apprezziamo molto”.
Per Bertha Oliva, coordinatrice del Comitato dei famigliari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh), organizzazione che insieme alla Fidh ha presentato il caso Deras alla giustizia interamericana, questo atto significa “rivendicare tutti quegli eroi ed eroine che hanno offerto la loro vita per una patria libera e diversa”.
“Non è un atto di semplice memoria, ma un atto pieno di amore, speranza e di resistenza. Oggi a Herminio, alla sua famiglia, a Tomás (Nativí), a Fidel (Martínez), a tutti questi eroi ed eroine diciamo: abbiamo resistito, non ci hanno sconfitto!”.
Sfondo
Herminio Deras García, maestro, consulente sindacale e leader del Partito Comunista dell’Honduras, fu giustiziato il 29 gennaio 1983 da membri del Battaglione 3-16, nel quadro della dottrina della “sicurezza nazionale” imposta durante gli anni Ottanta nel paese centroamericano. Esecutore materiale dell’attacco omicida fu il militare Marco Tulio Regalado Hernández. Catturato nel 1999 e condannato a 12 anni di carcere, è stato rilasciato quattro anni dopo.
Nessun membro della catena di comando è stato accusato. I mandanti sono rimasti impuniti e lo Stato dell’Honduras ha sempre negato il suo coinvolgimento nel caso, così come la sua responsabilità.
L’atto del 12 giugno segna l’inizio di un processo globale di riparazione per le vittime.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)