In un nostro articolo scritto subito dopo la strage del barcone partito da Tobruk e naufragato nello Ionio lo scorso 13 giugno chiedevamo una mobilitazione permanente dei cittadini solidali ed una circolazione continua tra le sponde del Mediterraneo di tutte le informazioni riguardanti i soccorsi in mare, i casi di abbandono, i respingimenti collettivi o su delega alle guardie costiere di paesi terzi. Per creare trincee di resistenza civile e di difesa attiva contro la martellante campagna politica, amministrativa (adesso, ancora una volta, con i fermi amministrativi delle navi umanitarie), e mediatica, che si continua a scatenare dopo qualunque intervento di solidarietà e di soccorso in acque internazionali.

In Grecia la destra ha stravinto le elezioni, malgrado le evidenti responsabilità della Guardia costiera greca nel naufragio di centinaia di persone, nessuno sollecita la individuazione dei corpi ancora intrappolati nel barcone sprofondato in una fossa a 4.800 metri di profondità, eppure in altri casi, come si è visto attorno al relitto del Titanic, le ricerche almeno, con mezzi che possono arrivare a quelle profondità, sono state effettuate. Ma si continua a volere nascondere i corpi, il relitto e la memoria della strage, una ennesima strage di Stato, dopo la strage di Cutro, sulla quale sta indagando la magistratura italiana, ma che l’opinione pubblica ha già rimosso. In Grecia invece le indagini della magistratura si concentrano esclusivamente sui presunti scafisti, e le gravissime responsabilità istituzionali continuano ad essere nascoste dietro un muro di complicità e di impunità. L’appello di Amnesty alle autorità greche, per fare chiarezza sulla strage, è rimasto inascoltato. Le autorità greche hanno persino sequestrato i telefoni dei sopravvissuti per fare scomparire le prove di una vera e propria omissione di soccorso.

In Germania, un gruppo di ricercatori e giornalisti ha condotto una indagine indipendente ed ha ascoltato i superstiti, arrivando a documentare le gravissime responsabilità della Guardia costiera greca, e le correlate responsabilità di quelle autorità marittime di altri paesi, come Malta e l’Italia, che avrebbero potuto intervenire, se si fossero coordinate con le autorità greche. Ma nel Mediterraneo, ormai, il coordinamento tra le autorità marittime nazionali responsabili delle diverse zone di ricerca e salvataggio è finalizzato esclusivamente al coinvolgimento di unità commerciali nelle attività di soccorso in acque internazionali, all’allontanamento delle navi umanitarie delle ONG, ai respingimenti collettivi su delega alle guardie costiere libiche e tunisine, alle quali si forniscono imbarcazioni e informazioni, sotto gli occhi vigili degli assetti aerei dell’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne (FRONTEX).

Forensis è un’associazione senza scopo di lucro con sede a Berlino, impegnata a contrastare la violenza e la repressione da parte di attori statali in tutto il mondo.

Nel rapporto sulla strage del 13-14 giugno scorso nello Ionio, che vi invitiamo a leggere, e sopratutto a diffondere, per i ricercatori di Forensis, “La nostra ricostruzione digitale della barca e della sua traiettoria rivela che le azioni della Guardia costiera ellenica (HCG) hanno portato all’annegamento di oltre 600 persone e che il resoconto dell’incidente da parte dell’HCG era fuorviante”.

Secondo lo stesso rapporto“Alle navi mercantili nelle vicinanze che erano state inizialmente convocate dall’HCG per fornire assistenza è stato successivamente ordinato di partire dopo che il ΠΠΛΣ 920 è arrivato sulla scena. Allo stesso modo, le ripetute offerte di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, di dispiegare mezzi di sorveglianza aerea sono state ignorate e nessuna delle numerose telecamere a bordo del ΠΠΛΣ 920 né del suo sistema di tracciamento AIS è stata attivata quella notte come richiesto”.

I sopravvissuti intervistati da Forensis hanno confermato che ” il traino della barca da parte dell’HCG ne ha provocato il capovolgimento e che dopo che la barca si è inclinata su un fianco, l’HCG ha lasciato la scena, tornando solo 30′ dopo per soccorrere le persone in acqua”,

Rimane incontestabile anche il fatto che i naufraghi non sono stati recuperati dalla motovedetta greca presente per ore sulla scena, ma da una grossa imbarcazione da diporto, il MAYAN QUEEN IV, che dopo avere sbarcato i sopravvissuti nel porto di Kalamata, è stata fatta ripartire immediatamente, senza che l’equipaggio o il comandante fossero sentiti sulle circostanze dell’attività di ricerca e salvataggio svolta per ore nella notte tra il 13 ed il 14 giugno, sotto evidente coordinamento della Guardia costiera greca.

Questa indagine dei ricercatori del gruppo Forensis dimostra l’importanza del ruolo della società civile e del giornalismo indipendente d’inchiesta, oltre la necessità di una rete transnazionale sempre più fitta, per denunciare i casi di omissione di soccorso in mare di cui si rendono responsabili le autorità statali che antepongono il blocco delle frontiere marittime alla salvaguardia della vita umana in mare ed al rispetto del diritto di asilo e dei diritti fondamentali delle persone migranti. Violazioni gravissime delle Convenzioni internazionali che rimangono da tempo impunite e che producono conseguenze sempre più gravi anche per il ricorrente discarico di responsabiità tra le autorità marittime alle quali sono attribuite zone di ricerca e salvataggio contigue. Come si verifica nello Ionio, come si verifica nel Canale di Sicilia.

 

Ancora in queste ore centinaia di persone rischiano di naufragare, mentre le autorità marittime statali ritardano il loro intervento. Ed allontanano le ONG. Forse attendono che arrivino le motovedette libiche, anche nella zona SAR maltese, e come successo in passato, potrebbero esserci altre vittime di naufragio o di sequestro di persona. Il tempo della impunità deve finire.

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AGGIORNAMENTO 8 LUGLIO 2023

Update I cargo hanno lasciato la scena (complicata): prima #MscRossella e poi#Janine . Ieri (1750z) #Seabird2 ha avvistato l’assetto #TareqBinZeyad della milizia LNA guidata dal boss Haftar Jr (che avrebbe trasbordato alcuni Naufraghi).

OSINT Radio Radicale

1:41 PM · 8 lug 2023

 

Se li sono ripresi i libici per riportarli nei campi di detenzione dove si praticano torture ed abusi sessuali. Con la complicità delle autorità maltesi ed italiane, che hanno ordinato alla Ocean Viking di SOS Mediterraneé di allontanarsi dall’area dei soccorsi, e coordinato un respingimento collettivo illegale operato dalla guardia costiera sotto il controllo di Haftar. Il generale che controlla buona parte della Cirenaica, e comanda la Libyan National Army (LNA,) evidentemente ha intese operative segrete con gli italiani ed i maltesi. Non si tratterebbe dunque di un intervento delle motovedette libiche del GACS, la guardia costiera del ministero dell’interno di Tripoli, in mano a Trabelsi che ha stretto accordi con Piantedosi e Meloni.

Le persone respinte in Libia ci riproveranno e se qualcuno riuscirà ad arrivare in Italia ci saranno altri testimoni dell’ennesimo respingimento collettivo illegale su delega delle autorità maltesi ed italiane. Anche le autorità europee sono complici e continuano a foraggiare gli accordi operativi tra Italia e governo di Tripoli. Come avviene da anni, dalla firma del Memorandum d’intesa Gentiloni-Minniti del 2017. Adesso con un nuovo impulso, dopo la impunità acquisita dai governi per il mancato impegno dell’Unione Europea nel garantire i diritti umani delle persone intercettate in acque internazionali, anche nella zona SAR maltese e respinte in Libia.

leggi versione.A-dif

Dalle denunce della società civile la verità sulla strage nello Ionio, e sui soccorsi che vengono impediti