Domenica pomeriggio. C’è il sole a picco di un luglio che sta per finire. A tratti l’afa è attenuata da un refolo di vento che scende dai boschi.
Ci siamo dati appuntamento per una “passeggiata esplorativa” sui terreni di Bussoleno e Susa, dove il progetto TAV prevede l’interconnessione tra la nuova linea ad alta velocità e la linea storica. Un centinaio abbondante di persone, tanti giovani arrivati dal campeggio di lotta che in questi giorni si svolge a Venaus, sui terreni liberati l’8 dicembre 2005.
È importante vedere direttamente i luoghi del disastro prossimo annunciato: la terra parla a chi la vuole ascoltare, racconta di com’era, com’è e come sarà se non riusciremo a fermare la grande mala opera.
A farci da guida c’è l’ingegner Vela, consulente tecnico dell’Unione Montana per il progetto.
Foto notav.info
Partiamo dalla frazione di Santa Petronilla. Il percorso passa in mezzo a case che si direbbero disabitate se non fosse per l’abbaiare dei cani ai cancelli.
Usciti in aperta campagna, seguiamo le tracce di sentieri che si perdono tra boschi e antiche vigne inselvatichite. Un piccolo gregge di pecore pascola tra le ombre del sottobosco. Il frinire delle cicale ci accompagna, monotono, in una dimensione senza tempo.
Costeggiando la radura, dove qualche tempo fa riuscimmo a fermare uno dei cosiddetti sondaggi archeologici propedeutici all’opera, arriviamo alla “farmacia naturale”, piccola coltivazione di erbe aromatiche medicinali, echinacee in fiore, che hanno trasformato in un giardino di profumi e colori un terreno arido e povero. Presto, nel prato limitrofo, ci saranno anche le api.
Sono le coltivatrici stesse, attiviste del movimento, a spiegarci il senso del progetto: un atto di amore e di resistenza collettiva alla devastazione, un’opzione in difesa della salute la dove vorrebbero imporre un futuro di morte, la gratuità di un dono a chi si vede sottrarre la storia e la vita.
Da qui il sentiero ridiscende fin sopra l’imbocco del tunnel ferroviario della linea storica.
In questo punto il progetto Tav prevede una radicale trasformazione dell’esistente con la demolizione delle vecchie infrastrutture, sostituite da ponti e rilevati su cui passeranno nuovi fasci di binari e strade di servizio. Anche il sistema viario sarà interrotto e modificato.
La camminata prosegue sulla strada asfaltata, per inoltrarsi poi nei prati verso Coldimosso.
Si è appena conclusa la fienagione e il fieno è stato raccolto in grandi rotoballe . Intorno alita un buon profumo antico che sa di vacanze, di corse sui prati, di notti estive punteggiate di lucciole.
A monte dell’abitato di Coldimosso il territorio, secondo il progetto, sarà messo a ferro e fuoco: entrata ed uscita del tunnel dall’autoporto di Susa alla piana verso Bussoleno, relativo cantiere, gallerie artificiali per i binari. Senza contare le montagne di pietrisco all’amianto, il veleno delle polveri sottili portate dal vento lungo tutta la Valle, le migliaia di camion in perenne movimento sulle strade….
Percorriamo le vie della frazione: case ristrutturate, ville, giardini, serenità dei giorni di festa. Fino a quando?
Ma anche l’ultima tappa di questo viaggio tra gli orrori annunciati sta per finire.
Siamo già nella piana di Susa. Il percorso si snoda lungo i margini del bosco e le sterpaglie che fiancheggiano l’autostrada. Da un lato alberi altissimi, un’ombra fitta e misteriosa, dall’altro lo squallore di vecchi cantieri autostradali abbandonati e mai bonificati, mucchi di rottami e, a far da sfondo, le montagne russe dei viadotti.
Il sentiero verso il paese è diventato una larga pista polverosa che porta alla frazione di Traduerivi.
Guardandomi intorno, d’improvviso mi ritrovo a ricordare: gennaio 2010, autoporto di Susa… i primi sondaggi geognostici… il presidio improvvisato in un container, e i bidoni accesi contro il freddo… i turni organizzati giorno e notte per impedire l’arrivo delle trivelle… la notte in cui scendemmo a Traduerivi, sotto i piloni della statale 24, dove era stata messa in funzione una trivella… il plotone della polizia… la mattanza notturna a suon di manganellate… un ragazzo portato via in barella e Marinella, una donna di mezz’età, timida e dolce, finita all’ospedale con molteplici fratture per i pestaggi da parte delle “forze dell’ordine” che continuavano a infierire su di lei caduta a terra .
Da allora, mentre cantieri e “zone rosse” scendono lungo la Valle, nei confronti del movimento NO TAV è partita la caccia all’uomo, Questure e tribunali applicano contro di noi il diritto penale del nemico.
Ma non siamo soli: nonostante la repressione, altre lotte sorgono e il conflitto contro lo stato di cose presente si allarga e si rinsalda, in una ricomposizione che si fa forza collettiva.
E vedo intorno me i volti belli e sinceri di queste ragazze e ragazzi, così precari rispetto a noi che avevamo tutto, così coraggiosi e generosi nel mettersi in gioco….
Sento che non abbiamo vissuto né lottato invano se in loro la lotta continua.