Lo striscione “Libertà per Patrick Zaki”, che da tre anni e mezzo era appeso sulla facciata di Palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna, non c’è più. Questo gesto simbolico, accompagnato da un fragoroso applauso della folla radunata in Piazza Maggiore, ha dato il via alla festa organizzata in onore dell’attivista egiziano, arrivato da qualche giorno in città con la fidanzata e futura moglie Reny dopo la grazia concessa dal presidente Al Sisi. Lo striscione è stato rimosso da Patrick insieme al rettore dell’Alma Mater, Giovanni Molari, alla professoressa Rita Monticelli e al sindaco di Bologna Matteo Lepore. Sulla facciata di Palazzo d’Accursio rimangono lo striscione per Giulio Regeni e per le donne iraniane.
“Sono molto lieto di essere qui, finalmente a Bologna” ha dichiarato Patrick Zaki. “Sono veramente grato al rettore, alla professoressa Monticelli, a tutti i giornalisti che fin dal primo momento hanno lottato per me. Vorrei poi ringraziare di cuore la città intera, che in questi quattro anni mi ha sempre sostenuto e tutta l’Italia. Bologna è da sempre al fianco di persone che difendono e rappresentano idee diverse. Oggi celebriamo la mia liberazione, ma da domani continueremo a lottare per chiedere la scarcerazione degli altri detenuti”.
Dal palco sono poi intervenuti i numerosi ospiti. L’attore Alessandro Bergonzoni ha parlato della “famiglia allargata” che ha accolto lo studente e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha definito quella per la liberazione di Patrick Zaki “la più grande campagna per un prigioniero di coscienza del ventunesimo secolo. È come aver lanciato un piccolo sasso in un lago e abbiamo visto i circoli concentrici allargarsi sempre di più da Bologna e dall’Italia. Oggi raccogliamo i risultati di questa grande mobilitazione e vorrei che le energie sprigionate e raccolte in questi tre anni e mezzo siano dedicate ad altre cause molto importanti. Ci sono altre storie che hanno bisogno di attenzione” ha aggiunto. Presenti sul palco anche il fumettista Gianluca Costantini, autore dei tanti disegni raffiguranti l’attivista egiziano e vari compagni di università. “Per Zaki è scattato qualcosa di non scontato. La sua vicenda è diventata la nostra, di tutta la città e abbiamo detto ‘è uno di noi’” ha ricordato il cardinale e presidente della Cei Matteo Maria Zuppi.
Patrick Zaki ha ricevuto diversi regali dalla forte carica simbolica: la maglietta con il numero 10 del Bologna Calcio, consegnata dall’amministratore delegato Claudio Fenucci e soprattutto la cittadinanza onoraria di Bologna e di altri 17 Comuni della città metropolitana, che gli hanno concesso lo stesso riconoscimento.
“Mi dispiace di non tenere questo discorso in italiano, ma quando sono stato imprigionato non avevo un compagno di cella che parlasse questa lingua, anche se la lingua dei diritti umani è universale e non ha bisogno di traduzioni” ha dichiarato Patrick Zaki in inglese alla fine della serata. “Essere qui in piazza Maggiore è un sogno che si avvera, un luogo di libertà. Se fosse possibile, scenderei a stringere la mano a ogni persona qui presente. Forza Bologna”.
La festa si è conclusa con un grande saluto a Patrick Zaki: tutta la piazza si è alzata in piedi con le braccia alzate, un’immagine da ricordare.