Chiedetelo, vi prego, chiedetelo a tutti gli italiani e le italiane se preferiscono che i nostri soldi (sottolineo nostri) siano spesi per gli armamenti o per rafforzare la nostra sicurezza dai disastri climatici.
E se è vero che uno solo degli F35 assemblati in Italia costa più di 100 milioni di euro, pensate a quali risposte efficaci e concrete si potrebbero cominciare ad offrire agli abitanti della Romagna che non hanno ancora visto il becco di un risarcimento e nemmeno di un piano al riguardo.
E immaginate quali investimenti si potrebbero operare con quel 2% del Pil che investiremo in difesa armata e che corrisponde a 104 milioni di euro al giorno, se solo decidessimo sul serio di diminuire le immissioni dannose nell’atmosfera e che sono all’origine dei disastri tra surriscaldamento, incendi, esondazioni, frane, tempeste e trombe d’aria.
Solo qualche sera fa un lungo servizio del notiziario televisivo più seguito in Italia è stato dedicato alla prima donna-pilota di un F35. Nel tripudio di orgoglio e “riscatto femminile” si dimenticava di raccontare quanto costa una sola ora di esercitazione in volo e soprattutto che quei velivoli servono per uccidere. Se il fine ultimo è quello di garantire la protezione dei cittadini, è fuori da ogni ragionevole dubbio che la sicurezza di cui abbiamo bisogno non viene certo garantita dagli F35.