Nell’udienza di ieri del processo contro Iuventa-crew e altri, il tribunale di Trapani ha respinto le due richieste precedentemente presentate dalla difesa di Iuventa-crew. Così, il tribunale ha bloccato la possibilità di portare davanti alle giurisdizioni superiori competenti le gravi contraddizioni tra la tutela dei diritti fondamentali e la legislazione italiana, oltre che le direttive europee.
Una prima decisione è stata presa in merito all’istanza di rimessione alla Corte Costituzionale, che evidenziava gravi violazioni dei diritti garantiti dalla Costituzione italiana e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, imposte dal § 12 della legge italiana sull’immigrazione e dal ‘Facilitators’ package’ dell’UE. Sebbene il giudice abbia dichiarato l’istanza “infondata”, nella sua decisione non sono state affrontate le argomentazioni presentate, rimaste in gran parte inascoltate.
Francesca Cancellaro, avvocata di Iuventa: “Oggi in tribunale la protezione delle frontiere ha prevalso sulla tutela dei diritti fondamentali. Volevamo che le giurisdizioni superiori si pronunciassero una volta per tutte sull’equilibrio tra protezione delle frontiere e protezione degli esseri umani, ma il giudice ha negato a Iuventa e a tutti noi questa possibilità. La decisione è insoddisfacente tanto per l’esito quanto per le argomentazioni che la supportano ma di certo non ci fermeremo qui, la contestazione della disciplina europea e italiana sul favoreggiamento dell’immigrazione irregolare continuerà nelle aule di tribunale“.
Inoltre, il giudice ha ritenuto che alcune delle argomentazioni fossero “irrilevanti” per il processo Iuventa. Basando la sua decisione su elementi fattuali portati avanti nelle accuse contro gli imputati, anticipando valutazioni e decisioni ancora in corso, il giudice ha quindi frainteso il suo ruolo nell’ambito del giudizio di legittimità costituzionale.
Allison West, consulente legale senior dell’ECCHR: “La decisione del giudice di respingere l’istanza di rimessione costituzionale è un’occasione mancata per una revisione urgente e necessaria del reato di favoreggiamento dell’ingresso irregolare. In Italia e nell’UE, l’uso di questi quadri legislativi continua a legittimare la criminalizzazione dell’assistenza umanitaria e della solidarietà“.
Elisa De Pieri, ricercatrice dell’ufficio regionale europeo di Amnesty International: “Con così tante persone a un livello di disperazione tale da rischiare la vita per accedere alla protezione e alla sicurezza in Europa, è urgente che si proceda a una riforma del reato di ‘favoreggiamento dell’immigrazione irregolare’, ma anche che si ponga immediatamente fine alla sua applicazione dannosa e scorretta nei confronti di persone che salvano vite umane. La decisione di oggi è deludente, ma non è definitiva. Continueremo a sostenere l’equipaggio di Iuventa e i loro avvocati per ottenere un cambiamento sistemico a tutela degli atti di solidarietà“.
La seconda decisione dell’udienza ha riguardato la mancata traduzione della quasi totalità degli atti d’indagine. Il giudice si è attenuto alla giurisprudenza precedente e ha dichiarato che a suo parere “tutto è corretto”. Ancora una volta ha sbarrato la strada alla Corte di Giustizia Europea, che sarebbe stata la corte competente per valutare una violazione del diritto dell’EU ad un processo equo da parte tribunali italiani.
Nicola Canestrini, avvocato di Iuventa: “Non sorprende che il tribunale abbia perso un’altra occasione per sostenere i diritti fondamentali: inoltre, nel negare la traduzione del 95% degli atti d’indagine, il tribunale non ha preso in considerazione il punto di vista degli imputati nel valutare quali documenti dovessero essere tradotti. Ma andremo avanti nonostante gli ostacoli“.
Prossima udienza 14 luglio 2023.