Nonostante quanto stabilito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (artt. 6, 8, 13, 23 e 25), le donne con disabilità hanno tuttora un accesso diseguale alle informazioni sulla salute sessuale, agli screening e alle informazioni sulla riproduzione e sull’accesso alla genitorialità. La situazione sui diritti sessuali e riproduttivi delle ragazze e donne con disabilità in Italia risulta essere ancora drammatica, come documentato dalla ricerca “Sessualità, Maternità, Disabilità”, promossa dal Gruppo Psicologi UILDM e Gruppo Donne UILDM per raccogliere dati sulla salute e sulla condizione femminile riguardo agli aspetti sessuali e riproduttivi delle donne con disabilità.
Dall’indagine, che ha coinvolto un campione di donne auto-selezionato afferente al mondo dell’associazionismo, collaboranti e sensibili al tema, si evince che svolgono con regolarità i controlli ostetrici-ginecologici e quelli senologici il 55,6% delle donne intervistate. Coloro che non svolgono controlli dichiarano come motivo principale: 1. “la mancanza di un lettino ginecologico”; 2. “ambulatori non attrezzati”; 3. “inaccessibilità dei servizi sanitari”; 4. “scarsa formazione del personale medico”; 5. “sapevano che si dovevano fare ma non le ho fatte”; 6. “paura e disagio”. La serie di screening eseguiti regolarmente tra il papt/test-Hpv test e la mammografia è il papt/test-Hpv test con il 79,8%. Inoltre, solo il 33,6% li ha eseguiti nell’ambito di una campagna regionale o nazionale di prevenzione dei tumori femminili. Rispetto agli esami effettuati nell’ambito dei controlli senologici solo il 24,6% ha potuto effettuare una mammografia.
Durante le visite ginecologiche solo il 31,5% delle donne intervistate riceve informazioni sulla contraccezione e di solito se discutono di contraccezione nell’ambito dei controlli ginecologici, il metodo contraccettivo proposto è la pillola (45%), mentre il 55% dichiara di non aver avuto nessun altro consiglio di contraccezione. Per quelle visite che comportano lo spostamento su un apposito lettino, il personale medico ha chiesto alla donna come voleva essere aiutata nello spostamento nel 56,15 % dei casi. Tuttavia, si riscontra la mancanza di un sollevatore disponibile o del personale formato in grado di aiutarle (83%). Durante questi tipi di visite assumere determinate posizioni per l’esecuzione della visita oppure l’utilizzo di determinati macchinari ha creato difficoltà alle donne con disabilità (61,9%). Una delle risposte delle donne a tale difficoltà è quella di “assumere la posizione vaginale divaricando le gambe e l’utilizzo della mammografia”. Nella fase preparatoria alla visita, hanno potuto usufruire di uno spogliatoio accessibile solo il 27,8% delle donne intervistate.
Il 46,2% delle donne intervistate, si legge ancora nel rapporto, non ha una relazione sentimentale sessuale e il 40% ritiene che la disabilità influenzi il desiderio sentimentale-sessuale. Inoltre, le donne intervistate ritengono che la disabilità influenzi il rapporto con il sesso (70,4%) e che i famigliari considerino che la disabilità possa influire negativamente sulla sua possibilità di intraprendere una relazione sentimentale (35%), mentre il 27% non ne ha mai parlato in famiglia. L’81% desidera essere madre, ma il 69% non ha mai cercato la maternità. Tra i motivi di questa scelta troviamo le seguenti dichiarazioni: -“Difficoltà di gestione dei figli e paura nella trasmissione della patologia”; – “Purtroppo mi sembra totalmente impossibile affrontare una gravidanza e successivamente gestire un bambino”;- “In più non avrei abbastanza soldi per avere qualcuno che mi possa aiutare nella gestione del bambino oltre alla mia gestione”; -“La paura di far nascere un bambino come me e mancanza di una rete di aiuto”; – “Ho paura di non essere in grado fisicamente a causa della stanchezza cronica di prendermi adeguatamente cura del neonato”.; -“Il binomio disabilità maternità è possibile, solo sé esiste una fitta rete di sostegno”. Infatti, l’81% dichiara di aver avuto preoccupazioni sulla possibilità di sostenere fisicamente una gravidanza e di portarla a termine. E inoltre hanno preoccupazioni sulla capacità di essere un una “buona” madre il 61% delle donne intervistate.
L’indagine ha – in definitiva – evidenziato come, le donne con disabilità – soprattutto motoria – siano spesso costrette ad affrontare lo stigma e la discriminazione quando si tratta di visite e controlli ginecologici, di informazioni sulla gravidanza e sulla riproduzione e spesso hanno esperienze di servizi molto scarse e angoscianti. Molte donne con disabilità esprimono particolari difficoltà nell’accedere a un’assistenza sanitaria sessuale riproduttiva completa e di alta qualità a causa della mancanza di accessibilità dei servizi ginecologiciostetrici, la scarsa formazione dei professionisti medici riguardo alla sessualità e riproduzione in caso di disabilità. Queste forme di disuguaglianze sanitarie di genere hanno un impatto e profonde ricadute sulla salute femminile e sul benessere psico-emotivo delle donne con disabilità.
Qui il Report Progetto “Sessualità, Maternità, Disabilità”: https://www.uildm.org/sites/default/files/Report%20Donne%20Sessualit%C3%A0_UILDM.pdf.