Il 2 giugno in Italia è la Festa della Repubblica, divenuta tale il 2 giugno 1946 a seguito di un referendum popolare, uno strumento di espressione diretta dei cittadini. In questa festa però vediamo grandi parate militari a sottolineare la capacità di difesa, che a sua volta sottintende che ci sia sempre un nemico alle porte, ai confini. Concetti su cui non si riflette, che non vengono messi in discussione e di cui le istituzioni stesse sono pregne, concetti che si rafforzano con l’identificarsi in Patria, Nazione, ceppo, etnia.
Si tratta di un’immagine divisiva, che sottolinea la peculiarità e la frammentazione. Eppure la storia d’Italia ci ricorda come prima del 1861 questa fosse un territorio diviso in staterelli, che si sono massacrati a vicenda per secoli, prima di capire il vantaggio dell’unità. Nel secolo seguente si è andati avanti creando l’Unione Europea, ma purtroppo oggi sta degenerando tutto, compreso il senso più alto di Repubblica e siamo ancora inseriti in guerre dovunque (in realtà mai smesse), anche alle nostre porte.
Dovremmo invece pensare a un mondo dove la specie umana riesca a concepire l’interdipendenza e quindi il superamento di confini, nazioni, Stati. Come dice il Dalai Lama: “Che ci piaccia o no, siamo nati su questa terra come parte di una grande famiglia. Ricchi o poveri, istruiti o no, appartenenti a una nazione o a un’altra, in definitiva ognuno di noi è solo un essere umano come tutti gli altri. Inoltre, abbiamo tutti lo stesso diritto di perseguire la felicità e di evitare la sofferenza. Impariamo a vivere insieme.”
Smettiamola di festeggiare divise, armi, patriottismo ottocentesco, un obsoleto e anacronistico concetto di divisione e discriminazione e celebriamo il potere del popolo puntando a una Repubblica globale, in cui siamo tutti e fratelli e sorelle.