È andata come doveva andare. Come era previsto che andasse. Come le autorità, le Forze dell’Ordine, il soffiare sulla paura da parte dei media locali, da giorni… tutto secondo copione. Con la complicazione in più, all’ultimo momento, di quell’ordinanza prefettizia che sospendeva la viabilità per un buon numero di comuni e vie di transito.
In pratica Zona Rossa ovunque, a parte poche eccezioni: divieto di entrare/transitare in tutta la Maurienne, fatta eccezione per i residenti. E semmai a qualcuno restasse la voglia di considerare valido l’appuntamento già da settimane convocato da un crescente numero di organizzazioni su entrambi i versanti della montagna… a suo rischio e pericolo, sauve qui peut.
Ma durante la mattinata di venerdì 16 giugno, ecco la disponibilità di un terreno a pochi minuti dal minuscolo villaggio di La Chapelle, miracolosamente NON contemplato dall’ordinanza prefettizia, e grazie al suo sindaco Stéphane Robin, eletto in quota France Insoumise e fin dall’inizio solidale con le ragioni della manifestazione.
Soluzione già da tempo presa in considerazione dagli organizzatori, ma fino all’ultimo lasciata in stand by nella speranza di un campeggio il più possibile vicino alla devastazione dei cantieri. Perché tra le ragioni di questo appuntamento in Maurienne, per quanti sarebbero venuti a migliaia da tutta la Francia, oltre che dalla Svizzera e dall’Italia, c’era la possibilità di vedere, toccare con mano, misurare con i loro occhi l’estensione della devastazione provocata dal cantiere, soprattutto a Villarodin-Bourget.
E dunque: tutti a La Chapelle, paesaggio idilliaco nonostante la vicinanza con l’autostrada, una costellazione di laghetti e pozze d’acqua tra i campi in lavorazione, via vai di trattori mentre per tutta la giornata, chi in macchina, chi in autostop, arrivavano i campeggiatori. In men che non si dica, ecco montati tutti i tendoni, le aree adibite a ristorazione, le toilettes, e un po’ più in là quelle per il medic (infermeria), per i bambini, per il supporto psicologico – a fine pomeriggio è già un mare di tende, con la gente che continua ad arrivare anche la sera e di notte e la mattina dopo…
La mattina dopo, per la plenaria sotto il mega-tendone con i portavoce che si avvicendano in un crescendo di entusiasmo, si capisce che è andata proprio come doveva andare per le stesse organizzazioni promotrici: convocazione riuscita in pieno, perché è proprio una marea di corpi, quella che occupa ogni centimetro di terra disponibile ben oltre la zona d’ombra del tendone. E che applaude con lo stesso entusiasmo a ogni intervento e traduzione. E che è pronta a mettersi in marcia, poco dopo mezzogiorno, dietro quella strana creatura, un po’ uccello un po’ totem sventolante di nastri multicolore, che i SdlT avevano già esibito a fine marzo a Sainte-Soline.
Per cui tutti in marcia sì, verso… dove? Domanda legittima, perché il primo cantiere almeno un minimo significativo sarebbe a Saint-Jean-de-Maurienne, 15 km di distanza. Ma cosa importa, se fino a ieri sembrava impossibile… tutto! Già un miracolo essere arrivati così in tanti, non meno miracoloso trovarsi a marciare ora, nonostante la canicola, l’elicottero+drone delle FFOO che rumoreggiano lassù nel blu, i gendarmes sicuramente posizionate da qualche parte lungo il cammino, ma per il momento: aux armes les citoyens… marchons… marchons… come nell’inno nazionale francese solo poco prima evocato dal discorso di Philippe Delhomme, applauditissimo sotto il tendone.
Quel che è successo poi, dopo un’oretta di marcia, dopo la ben più lunga attesa per i negoziati che un buon numero di eletti (tra loro Gabriel Amard, Mathilde Panot, Elisa Martin deputati di La France Insoumise) hanno invano tentato di instaurare con il plotone dei gendarmi sul ponte di Saint Rèmy, è stato il previsto teatro degli scontri: preannunciato, programmato, provocato… tutto secondo copione.
Immagini immediatamente virali sui media francesi e naturalmente italiani, con l’unica variante (rispetto al copione) che tra i black bloc colpevoli del lancio di sassi e uova marce, non poteva esserci alcun NoTav italiano, trovandosi tutti bloccati alla frontiera. Cinque bus belli pieni, non meno di 250 persone, costretti a tornarsene in Val di Susa, direzione San Didero, per la soddisfazione di una manifestazione parallela – regolarmente salutata con lacrimogeni e cannonate d’acqua, per non essere da meno dei francesi.
Quel che però è soprattutto successo durante lo scorso week end in Maurienne è l’inizio di un nuovo corso nella riflessione, strategia, lotta di opposizione al TAV, che già dalle prime uscite-stampa in Francia ci fa capire quanto il problema fosse rimasto non-visto fino ad ora al di là delle Alpi. Nonostante lo scempio, il colossale spreco di denaro pubblico, l’inutilità di cotanto danno, l’evidente possibilità di arrivare agli stessi conclamati obiettivi ‘green’ riammodernando linee che ci sono già, la questione del Tav non era mai prima d’ora diventata di interesse nazionale – e d’ora in poi lo sarà.
Liberation, Le Monde, Le Figaro, una quantità di altre testate, siti web, emissioni radio-TV: basta fare una rapida ricerca sul web per capire che è successo ciò che aveva previsto Philippe Delhomme, portavoce della principale organizzazione ambientalista promotrice di questo significativo week end: “Da locale che è sempre stata, la questione è finalmente diventata di interesse nazionale. Era questo il principale obiettivo della convocazione in Maurienne e questo obiettivo è stato raggiunto. Questo non significa che il progetto potrà essere cancellato domani, ma senz’altro è un primo importante passo perché venga ridiscusso nelle varie sedi nazionali e senz’altro in Europa”.
“Che senso avrebbe aspettare altri vent’anni per mettere su rotaia il traffico-merci che viaggia su strada, se le rotaie ci sono già anche per l’Alta Velocità, senza bisogno di perforare oltre 200 km di massicci e montagne tra Francia e Italia?”, era stato in estrema sintesi l’intervento del portavoce del sindacato Sud Rail all’assemblea della mattina.
“Il dossier Torino-Lione, presso la Commissione Europea, è tra i più opachi, carenti, abusivi sul piano proprio della trasparenza, del fondamentale diritto di informazione. E’ ora di cambiare rotta” gli aveva fatto eco l’euro-deputata Gwuendaline Delbos-Corfield di EELV.
“Bisogna dunque uscire dal tunnel?” aveva titolato la prima pagina di Liberation un giorno prima che succedesse tutto quanto… La questione è finalmente sotto i riflettori anche in Francia: a livello di media, opinione pubblica, petizioni e informali referendum che circolano on line, in una parola débat! Non più solo notizie che filtrano tra i vari ministeri italo/francesi a seconda dell’aria che tira, ma pubblico confronto, che non è poco.
Ci sarà molto da elaborare nelle prossime ore e settimane che seguiranno di qui in poi. Un primo bilancio ‘a caldo’ è stato formulato nella serata di domenica al campeggio di La Chapelle, a conclusione di una giornata fitta d’incontri, tutti interessantissimi, sotto il tendone: con il fumettista/ecologista Alessandro Pignocchi, Erica Sandford e Paolo Vezza (entrambi idrogeologi), lo storico delle infrastrutture François Jarrige, oltre al ‘nostro’ Angelo Tartaglia, che non ha bisogno di presentazioni.
E quanto alla Val Susa, l’appuntamento importante già comunicato alla folla di La Chapelle sarà il Festival dell’Alta Felicità dal 30 luglio al 2 agosto sui prati di Venaus. Ma già il 20 giugno, al presidio di San Didero, è prevista un’assemblea insieme a Luca Abbà e non pochi altri che sono riusciti a varcare la frontiere nonostante i divieti, e che in Maurienne sono stati portavoce di un movimento che dura da trent’anni e che è stato una continua fonte di ispirazione per l’opposizione al Tav fino ad ora così in ombra in Francia.
Sul fronte francese le date da tenere d’occhio sono due. La prima il 21 giugno, che vedrà di nuovo riproposta al Parlamento francese la richiesta di dissoluzione del Movimento de Les Soulevements de la Terre, nonostante (anzi a causa) della sua crescente popolarità: oltre 100.000 le firme raccolte a sostegno di un movimento che essendo una costellazione di comitati territoriali, non avendo statuto associativo, non è possibile dissolvere per la semplice ragione che “non si può sopprimere ciò che naturalmente ricresce” come dice appunto lo slogan. E altri 170 comitati si sono aggregati nell’arco degli ultimi due mesi post Sainte-Soline, in cui il movimento è stato attivissimo.
La seconda data riguarda il futuro della Torino-Lione è sarà il 22 giugno con la riunione della CIG, la Commissione Inter Governativa Italo-Francese, che dovrebbe (secondo le speranze di Salvini, Telt & Pro-Tav-Company) chiarire la posizione della Francia circa l’ipotesi già da tempo nota del COI (Commissione parlamentare francese) di rinviare i lavori sulla tratta francese al 2043. Entrambe date cruciali, in vista delle quali quanto accaduto, smosso, risollevato nello scorso week end in Maurienne non potrà essere ignorato.
In attesa di capire come andrà, tratteniamo nella memoria le immagini sicuramente più belle della manifestazione in Maurienne. Quelle in cui, a scontri già iniziati, con l’aria piena di fumi, la gragnola dei lacrimogeni che arrivano da tutte le parti, l’incendio che per qualche attimo infuria su un lato della strada… un gruppetto si stacca dal corteo e si avvia verso il fiume Arc che scorre proprio lungo la strada e in pochi minuti è una fila di corpi che tenendosi per mano, raggiungono l’altra sponda e da lì l’autostrada… che rimarrà occupata per un po’.
E poco dopo quell’altra immagine, a scontri ormai conclusi: con la collettiva immersione dentro uno laghetto, uno dei tanti che costellano le zone umide intorno a La Chapelle, e tutti a fare ciak ciak dentro la pozza, per festeggiare come meglio non si potrebbe una giornata che è stata importante. Entrambe immagini che hanno a che fare guarda caso con l’acqua, che è stata il tema, la protagonista, la comune preoccupazione di queste due giornate in Maurienne: l’acqua che è vita, senza la quale non può esserci vita alcuna, con tutto quel che ne consegue in termini di cura, preservazione, ambiente e perché no anche gioia.
“Sarà una manifestazione pacifica, gioiosa, conviviale” aveva promesso Philippe Delhomme dell’Associazione Vivre et Mourir en Maurienne. E così è stato. A parte la violenza, ancora una volta esercitata dalle Forze dell’Ordine francesi nonostante le ammonizioni ricevute addirittura dall’ONU, così è stato. Fiume in piena.
Le foto sono tratte dalla pagina Facebook de Les Soulèvements de la Terre
Nell’articolo originale si possono vedere numerosi video in francese.