La nave Life Support di EMERGENCY sbarcherà lunedì 5 giugno alle ore 9.50 presso la banchina Taliercio del porto di Marina di Carrara le 29 persone soccorse in acque internazionali, nell’area di ricerca e soccorso libica.
Tra loro, ci sono 3 donne e un bambino di 2 anni.
“Il padre di mio figlio ora è in Libia – racconta la donna di 22 anni proveniente dall’Eritrea e soccorsa assieme al figlio di 2 anni –. Volevamo mettere in salvo il piccolo N. da quell’inferno, ma non avevamo i soldi per pagare il viaggio per tre.
Ci siamo detti che nostro figlio doveva studiare e non vivere in un Paese dove la gente viene uccisa per strada. Il mio amore si è sacrificato. Ora ho paura che non ci rivedremo mai più”.
“Al momento della partenza, provavamo tutti un senso di speranza.
Sull’imbarcazione c’erano due motori. Ci avevano detto che le luci delle piattaforme petrolifere erano l’Italia e quindi a noi tutti sembrava un viaggio semplice.
Invece dopo poche ore dalla partenza, il primo motore si è rotto. – racconta un ragazzo del Gambia di 18 anni – Ne restava solo uno e non eravamo neanche a metà del viaggio. Ero nel panico ma non sarei tornato indietro perché in Libia si rischia la vita ogni giorno”.
Le persone soccorse erano partite da Sabratah, in Libia, la notte del 1 giugno scorso e sono state soccorse dalla Life Support il 2 giugno: arriveranno a terra dopo 4 giorni di navigazione.
“Il governo italiano ci ha assegnato un porto distante 662 miglia e circa 70 ore di navigazione dal luogo del soccorso – commenta Albert Mayordomo, capomissione della Life Support –È una scelta politica: è assurdo punire chi salva vite sulla rotta migratoria più letale al mondo, il Mediterraneo Centrale.
Qui, solo nel 2023, sono morte in media quasi 7 persone al giorno e sono oltre 5.000 le persone riportate nei lager libici da parte della cosiddetta guardia costiera libica”.