E’ questo il titolo che è stato dato al recentissimo focus di www.cronachediordinariorazzismo.org (Lunaria https://www.lunaria.org/, Giugno 2023), al quale hanno collaborato Grazia Naletto, Stefania N’Kombo, José Teresa e Roberta Pomponi.
Nel 2022 -come registra il focus- le discriminazioni, le violenze verbali e fisiche e i danneggiamenti di matrice xenofoba o razzista documentati da Lunaria a seguito di segnalazioni dirette, di altre associazioni o tramite il monitoraggio della stampa sono state 366. Si tratta di 239 violenze verbali, di 64 violenze fisiche, di 13 danneggiamenti e di 55 casi di discriminazione. Tra le violenze verbali, prevalgono le offese, minacce o molestie pronunciate da singoli individui (107 casi) e 90 casi di propaganda politica veicolata attraverso i social media, la diffusione di volantini, manifesti, striscioni e pubblicazioni o dichiarazioni pubbliche con contenuti di carattere discriminatorio. 42 sono le manifestazioni pubbliche razziste. Le 64 violenze fisiche contro la persona sono state compiute in gran parte da individui singoli (34 casi); le aggressioni di gruppo risultano 21. Gli attori istituzionali sono coinvolti in 2 casi di controllo violento dei documenti, nella repressione violenta di una protesta nel Cpr di Pian Dal Lago e nella gravissima vicenda che ha coinvolto Hasib Omerovic a Roma il 25 luglio scorso. 2 aggressioni sono opera di personaggi dello sport e tifoserie. In 3 casi gli autori delle violenze risultano ignoti.
Il movente prevalente fa riferimento alle origini nazionali o “etniche” (47 casi), mentre i tratti somatici sono stati esplicitamente evocati in 12 casi di aggressione. L’appartenenza religiosa è all’origine di 5 violenze contro la persona. Le relazioni sociali e la vita pubblica sono i principali ambiti in cui si sono manifestate le aggressioni, ma sono stati coinvolti anche il mondo della scuola, del lavoro e dello sport. Le vittime di violenza razzista che hanno riportato lesioni personali sono 36, mentre sono 4 i decessi provocati da violenze, abusi e maltrattamenti. Alika Ogorchukwu, venditore ambulante nigeriano di 39 anni viene picchiato a morte il 29 luglio nel centro di Civitanova Marche. A Genova, nella notte tra il 1° e 2 novembre Javier Miranda Romero, 41 anni, di origini peruviane, muore in ospedale dopo essere stato colpito da una freccia scoccata da un fabbricante di archi per hobby, che lo avrebbe colpito per il troppo rumore dopo aver pronunciato insulti razzisti. Si sa poco dell’omicidio compiuto a Mortara il 22 novembre di un uomo straniero il cui corpo è stato ritrovato per strada con evidenti segni di una violenta aggressione. Infine, il 27 novembre a Terni un uomo tunisino di 42 anni è stato prima investito in bicicletta e poi picchiato a morte, a seguito, sembra, di una lite. Gli 8 casi di danneggiamento hanno avuto come bersaglio privilegiato i migranti e i rifugiati; in due casi il movente è stato religioso, in un caso si è voluto colpire simbolicamente l’Anpi.
Le forme di discriminazione documentate sono riconducibili a responsabilità individuali in 31 casi. L’accesso all’abitazione, al lavoro, allo sport e al tempo libero sono gli ambiti in cui le discriminazioni compiute da privati sono risultate più frequenti. Sono invece 24 gli atti e comportamenti discriminatori (bandi, delibere, negazione di accesso a servizi pubblici, controlli di documenti mirati, violazioni di diritti nei CPR) messi in atto da attori istituzionali.
Questi, in sintesi, i freddi numeri che sintetizzano il lavoro di monitoraggio svolto nel 2022; ci ricordano che il razzismo è quotidiano anche quando non balza in prima pagina e confermano che è strutturale perché coinvolge trasversalmente le dimensioni della vita pubblica, sociale e culturale. Dati che vanno comunque considerati con prudenza, perché rappresentano una piccola parte di un fenomeno molto più ampio, che solo un sistema di monitoraggio e di tutela capillare e diffuso sul territorio potrebbe monitorare meglio e combattere in modo più efficace.
Il focus si sofferma anche sulla terribile strage di Cutro, dove hanno perso la vita 94 persone, sulla nuova campagna di criminalizzazione delle Ong, sul DL. n.20/2023, quale nuovo manifesto del rifiuto, sulla corsa a ostacoli che si è costretti a fare per ottenere un permesso di soggiorno, sul sistema di accoglienza sempre più nel mirino per mantenere un’emergenza permanente, sui CPR con la loro storia infinita di violazioni e soprusi, sulla riforma -a 30 anni di distanza- della legge sulla cittadinanza, che tarda ad arrivare a causa di un’idea di cittadinanza retriva, escludente e antidemocratica, su un immaginario che passa come sempre dall’essere criminalizzante all’essere pietista e che resta sostanzialmente razzista.
<<La “nazione” – si legge nel Rapporto- ha ormai sostituito lo “Stato”; i migranti, i richiedenti asilo e persino i naufraghi sono identificati con i “clandestini”; la “difesa dei confini nazionali ed europei” è tornata una priorità al fine di scongiurare la “sostituzione etnica” degli italiani “bianchi” da parte dei migranti africani “neri” e per tutelare “l’identità italiana”; nuove “invasioni” provenienti dai Paesi africani sono annunciate come imminenti e volte a minacciare la “nostra sicurezza”. In questa cornice, la criminalizzazione dei migranti e di chiunque difende i loro diritti diventa uno degli assi portanti del razzismo istituzionale>>.
E’ lo stesso focus a sottolineare che sarebbe un errore trasformare i partiti dell’attuale maggioranza in un comodo alibi per declinare responsabilità che sono sedimentate nel tempo, trasversali e condivise, il cui riconoscimento è indispensabile per riaprire spazi politici, sociali e culturali per l’eguaglianza, la giustizia sociale e le pari opportunità.