Abbiamo ricevuto altre testimonianze su ciò che dal 2016, anno in cui si è insediata la Dirigente Giaccone, avviene nell’IIS Ferrari di Susa
Da quando abbiamo cominciato ad interessarci a ciò che avviene al Ferrari, a seguito della perquisizione avvenuta l’anno scorso, è immediatamente emerso un clima davvero sconcertante, non facile da descrivere. Una cosa è certa: nessuno voleva esporsi, raccontare pubblicamente. Ora dopo la questione che ha investito Simone Zito, diverse persone hanno deciso di raccontare pubblicamente la propria esperienza.
Dai racconti quindi è inevitabile desumere una serie di atti da parte della Giaccone, e, come denunciano i sindacati, richieste di trasferimento, in numero notevolmente anomalo, cosa della quale l’Ufficio Scolastico Regionale non può non avere contezza.
I racconti hanno dei punti in comune: emerge un “metodo” utilizzato dalla Giaccone. Ma soprattutto hanno in comune il senso di vessazione che appare chiarissimo. Inevitabile quindi una domanda che necessariamente investe l’Ufficio Scolastico Regionale diretto da Stefano Suraniti: un clima di quel tipo è opportuno, ma soprattutto, formativo per gli studenti?
I racconti che pubblichiamo sono stati necessariamente condensati estrapolando i fatti più rilevanti, ce ne scusiamo con coloro che ce li hanno affidati, consci del peso, che chiaramente emerge, delle situazioni di vita personale che ci hanno affidato.
Rosa De Falco ci racconta: “In quella scuola c’è la dittatura di una direttrice che pensa, così facendo, di aiutare i ragazzi, invece, al contrario, li istiga a comportamenti di ribellione”. Ci racconta che in periodo di DAD ha sentito una docente che obbligava uno studente a fare il giro della casa per dimostrare che fosse a casa sua. Ritenne di scrivere una mail al riguardo, a seguito di quella mail venne diffidata dall’assistere alle lezioni, cosa peraltro singolare, trattandosi di DAD e quindi di lezioni all’interno della sua abitazione, cosa che fece presente in risposta alla diffida. Ci racconta di sospensioni o punizioni arbitrarie per ritardi anche con giustifica dei genitori, di un professore inviato per riprendere col telefonino i ragazzi alla stazione ferroviaria per sapere cosa facessero. “Una volta mandò anche uno studente a guardare e controllare in stazione e se non lo avesse fatto lo avrebbe sospeso”. Poi continua: “Mi scrissero che mio figlio (16 anni, bocciato in terza, n.d.r.) non poteva più frequentare l’Istituto Tecnico essendo nell’età non più soggetta all’istruzione obbligatoria e che la classe era già piena”. La madre si rivolse ad un avvocato per inviare una lettera alla didattica: “L’avvocata mi disse che in quell’istituto erano già in 10 ad averla chiamata per lo stesso problema”.
De Falco dichiara a conclusione: “La direttrice due anni fa ci chiese aiuto per far licenziare una professoressa”.
Sergio Sibille ci racconta: “Ormai da tre anni sono un ATA (collaboratore scolastico) in pensione. Volevo dimenticare questa brutta storia, ma i recenti avvenimenti mi hanno ricordato quello che ho provato all’interno del Ferrari e mi hanno fatto provare tanta rabbia. Prima della Giaccone ho lavorato 10 anni al Ferrari senza mai un problema o una segnalazione. La Dirigente aveva inserito un obbligo tassativo di firma all’ingresso dell’Istituto per motivi di sicurezza ed era attenta che questa regola venisse rispettata. Il 26 febbraio 2016 vedo entrare un ospite nell’istituto senza che firmasse all’ingresso e alla mia collega faccio notare come mi sembrava che si usassero due pesi e due misure. Per questa mia frase, poco dopo la Dirigente è andata in escandescenza e mi ha urlato addosso nei corridoi alla presenza di studenti e colleghi perché mi ero intromesso in cose non di mia competenza. Da quel giorno sono stato attenzionato dalla Dirigenza con richiami, ammonimenti scritti, visite per valutare l’idoneità al lavoro e richieste al limite del rispetto. Mi hanno ‘suggerito’ in un paio di episodi di scrivere letterine di scuse per ‘evitare conseguenze peggiori’. Tutto ciò mi ha causato problemi dal punto di vista della salute. Giaccone, attraverso il medico della scuola, mi chiese di sottopormi a una visita psichiatrica per valutare la mia idoneità al lavoro. Ovviamente non risultò nulla. L’anno successivo ho chiesto il trasferimento al Rosa dove ho continuato a lavorare senza riscontrare problemi. Ho fatto tanti lavori nella mia vita, ma quello è stato l’ambiente peggiore in cui sia mai stato, mi sono sentito perseguitato”.
Ci racconta Giulia Galli, docente di scienze motorie, ha lavorato al Ferrari dal novembre del 2020 al giugno del 2021. In quel periodo di Coivid in cui l’accesso alla scuola e alla palestra erano necessariamente contingentati, decide di sfruttare il prato nel cortile della scuola per far fare ginnastica ai ragazzi. La docente viene quindi affrontata dalla Direttrice che urlando, di fronte ai ragazzi, mette in dubbio la sua professionalità. Il cortile era zona cantiere, la docente non lo sapeva, inoltre non c’era alcun cartello a segnalarlo, le viene suggerito di inviare una lettera di scuse alla Giaccone per evitare ulteriori conseguenze: “Da quel giorno la mia vita al Ferrari non è stata più la stessa. La Giaccone ha deciso di perseguitarmi: faceva le ronde in palestra ed in classe per controllarmi e davanti ai ragazzi mi accusava di non rispettare supposti regolamenti, ad esempio non mettendo le note agli studenti che non accendevano la videocamera a casa. Dopo poco mi è arrivato un richiamo disciplinare”.
Sandra Bar, docente di lettere, ci racconta che nel 2017/18 all’Istituto Comprensivo di Condove, dove Giaccone era, anche lì, Dirigente, le viene chiesto, grazie alla qualifica di operatore socio-sanitario, di somministrare la merenda e occuparsi dell’igiene personale di un alunno con grave disabilità. La docente accetta con entusiasmo. La Giaccone aveva firmato un contratto che prevedeva un compenso da stabilirsi in sede di contrattazione d’Istituto, per la questa sua attività assistenziale ulteriore alla docenza: “Gli importi dovuti, a oggi, non mi sono ancora stati versati: anni di missive all’attenzione della Dott.ssa Giaccone non hanno prodotto alcun risultato. Sono stata elegantemente ignorata. Ho intrapreso, quasi subito, un percorso legale e il contenzioso è in corso. Il trattamento che ho ricevuto, dopo essermi dedicata in modo professionale e attento ad un servizio a vantaggio di un Istituto Comprensivo e della comunità, è inaccettabile e precipita la Scuola italiana in una dinamica degna del Medioevo”.
Giovedì scorso abbiamo più volte contattato il Ferrari senza riuscire a parlare con la Giaccone per avere un commento da parte sua. Abbiamo pertanto lasciato i riferimenti per contattarci, ma, ad oggi, senza seguito.
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