Ieri pomeriggio in aula C4 al Campus Einaudi si è svolta un’assemblea pubblica indetta dal Coordinamento Docenti Valsusa col supporto dei sindacati dell’USB, CUB, Cobas
Il Coordinamento Docenti Valsusa copre tutta la valle di Susa e nasce per favorire il confronto tra docenti di tutti i livelli scolastici e di fare rete tra le diverse scuole. La criticità più importante sulla quale il coordinamento si è trovato a confrontarsi riguarda proprio l’IIS Ferrari di Susa, questione che come Pressenza abbiamo seguito da vicino a partire da novembre dell’anno scorso (https://www.pressenza.com/it/tag/iis-ferrari/).
Simone Zito, protagonista della vicenda che ha portato il Ferrari alla ribalta delle cronache ha dichiarato: “Questa assemblea è un modo per incontrarci e per poi costruire da settembre prossimo una mobilitazione. Grazie al coordinamento e ai sindacati che ci hanno appoggiato dall’inizio siamo riusciti (riguardo all’IIS Ferrari, n.d.r.) a rendere pubblico qualcosa che più o meno tutti sanno già, ma hanno paura di dire. Io penso che in una scuola pubblica non ci dovrebbe essere paura. Se docenti, amministrativi e studenti hanno paura, c’è qualcosa che non va. Quella esercitazione antincendio (che ha fatto uscire studenti e docenti dalle aule e a seguito della quale sono entrate le camionette dei Carabinieri, n.d.r.) era una vera esercitazione antincendio? Perchè se lo era non ha rispettato nessuna procedura prevista. Vuol dire che sono stati commessi dei gravi errori. Non mi sono opposto a quella perquisizione, tuttavia se vedo degli studenti che stanno male, anche fisicamente (com’è stato da più parti raccontato essere successo durante quella perquisizione, n.d.r.), io, se voglio continuare a chiamarmi docente, ho l’obbligo di prendere in carico questa sofferenza“.
Mario Cantore, ex docente del Ferrari, di cui abbiamo raccolto la testimonianza in un precedente articolo, ha espressamente confermato ciò che altri hanno sottolineato: che il Ferrari è un “diplomificio”, ovvero una scuola che non svolgerebbe adeguatamente la propria funzione didattica, funzione fondamentale per l’aspetto formativo degli studenti. Ha dichiarato: “Ho preso servizio al Ferrari in occasione degli esami di recupero del debito (gli esami di riparazione, n.d.r.), alcuni colleghi mi hanno preso in disparte e mi hanno detto: ‘Cerca di mettere tutti 6 ‘, cosa che non mi è mai successa in nessun altra scuola“.
Una studentessa del liceo Einstein di Torino ha raccontato che quest’anno scolastico ha visto la nascita del collettivo studenti all’interno della scuola e ha raccontato le vicende, che abbiamo documentato (https://www.pressenza.com/it/tag/liceo-einstein/), sull’occupazione e su talune sanzioni, poi considerate illegittime a seguito del ricorso all’Ufficio Scolastico Regionale, delle quali sono stati vittime gli studenti che hanno occupato: “La nascita del collettivo ha proprio significato il fatto che ci fosse da parte degli studenti l’esigenza di farsi sentire e di portare avanti una serie di battaglie e di lotte anche all’interno della scuola“. Ha poi dichiarato che il collettivo studentesco dell’Einstein è stato represso dal Dirigente Chiauzza, che, oltre ad aver fomentato la divisione tra studenti, ne ha denunciati alcuni a seguito dell’occupazione. Tra i profili di reato ipotizzati c’è l’art. 610 c.p. (violenza privata), ormai “un classico” aggiungiamo noi: da un po’ di tempo a questa parte si può affermare, con un’iperbole, che quando si tratta di repressione di manifestazioni di dissenso, sottolineiamo nonviolente, un 610 “non si nega a nessuno”. Ha poi descritto una repressione da parte del Dirigente “che si è vista da febbraio in poi“, in pratica dall’occupazione della sede di via Bologna in poi. Ha infine denunciato un atteggiamento autoritario da parte di Chiauzza non solo nei confronti degli studenti, ma anche nei confronti dei docenti “dissidenti”, anche con minacce di licenziamento.
Un’altra studentessa ha confermato che anche nella sua scuola, la S. Carlo di Torino, ci sono stati frequenti accessi delle forze dell’ordine all’interno dell’istituto, da ciò che emerge in questo anno scolastico la frequenza delle perquisizioni all’interno delle scuole, o meglio, di certe scuole, è molto elevata. Inoltre sono state sottolineate le modalità di interazione con gli studenti da parte degli agenti, che dai racconti appaiono adatte e commisurate a ben altre situazioni, diverse da quella di un ambiente frequentato per la maggior parte da minorenni. Interazioni, come abbiamo già scritto, con profili di limitazione della libertà personale degli studenti generalizzata.
I rappresentanti sindacali, RSU nelle scuole, che sono intervenuti hanno sottolineato che vicende come quella del Ferrari sono eclatanti, ma in realtà c’è un sentimento di paura generalmente diffuso sia nel personale amministrativo (ATA), che nei collegi docenti. Che a Torino ci sono 6/7 Presidi per i quali non c’è la volontà politica di fare qualcosa, Dirigenti che andrebbero rimossi dal ruolo. La rimozione dei Dirigenti appare non prevista. Avvengono promozioni, o trasferimenti che non risolvono ma spostano di scuola in scuola il problema. Hanno sostenuto l’importanza della crescita di consapevolezza individuale, della conoscenza della normativa (che rappresenta un vero e proprio perimetro giuridico oltre il quale i Dirigenti non possono andare) e della conseguente crescita del dibattito all’interno della scuola finalizzato anche alla contrattazione delle regole all’interno degli istituti scolastici.