In “After work”, Dopo il lavoro, il regista italo-svedese Erik Gandini –  noto per “Videocracy. Basta apparire” (2009), documentario antiberlusconiano che ripercorre le tappe della televisione privata sollevando questioni che pare abbiano portato a censurare persino il trailer –  nel suo nuovo docufilm adotta un approccio psicologico, più che politico e si chiede come sarà la società futura.  Gandini in conferenza stampa dice: «Il mio film documentario, After work, vuole aprire un dibattito su cosa faremo quando l’Intelligenza artificiale ci sostituirà. Il nostro sistema produttivo sta esplodendo, tocca anche ai manager cambiare approccio». Gandini non elenca facili soluzioni, pone domande e indaga una realtà della quale attraverso la sua inchiesta si possono cogliere i prodromi.

In “After work” Noam Chomsky, ultranovantenne, tra gli intellettuali più influenti del presente e dello scorso secolo, dice in modo paradossale: «Nel mondo di oggi, il consiglio migliore da dare a un giovane è prepararsi a trovare un lavoro. Prepararsi a passare la propria esistenza alla mercé di un padrone». Ma tecnologia, automazione dei processi e intelligenza artificiale sono in continua espansione all’interno della produzione e dei servizi: si stima che, nei prossimi anni, la metà dei posti di lavoro nel mondo sparirà, occupata da macchine e computer.

Se davvero accadesse di non sentirci più impegnati in una qualsivoglia attività, potremmo trovarci ad affrontare un vuoto di senso. “È molto peggio essere irrilevanti che essere sfruttati” qualcuno dice nel film: meglio avere un lavoro sotto pagato che sentirsi socialmente inutili. “After work” viaggiando attraverso quattro nazioni – Kuwait, Corea del Sud, Stati Uniti e Italia – indaga il presente del mondo del lavoro e solleva questioni sul domani.

Negli USA secondo uno studio condotto dal Projet Time off della US Travel Association, nel 2018 i lavoratori hanno lasciato sul tavolo 768 milioni di giorni di vacanza non utilizzati: più della metà non ha utilizzato tutti i giorni di ferie nel 2018, e il 24% ha dichiarato di non averne usufruito affatto. Gli Stati Uniti sono conosciuti come la nazione senza vacanze, ‘No vacation nation’. Il concetto di sogno americano è associato all’idea di lavorare sodo per raggiungere il successo.

Secondo l’OMS il Kuwait è il paese fisicamente più inattivo del mondo, anche se tutti hanno un impiego e sono ben retribuiti. Il suo sistema di distribuzione delle ricchezze petrolifere è stato paragonato a un reddito di base, ma con un impegno lavorativo “simulato” come contropartita. La scarsa intensità di lavoro, il clima caldo disagevole e i centri commerciali rendono il Kwait un luogo congeniale per analizzare una probabile idea di lavoro del futuro, anche con riferimento implicito alla necessità di un reddito universale di base.

In Corea del sud la cultura del lavoro eccessivo si è rivelata un rischio per la salute. Il Ministro del Lavoro Kim Joung Joo ha lanciato diverse campagne per cambiare abitudini. A lei si deve l’iniziativa “Diritto al riposo” che ha ridotto la settimana da 68 a 52 ore lavorative. In questa società sovraccarica di lavoro, immaginare cosa fare nel tempo libero è difficile al punto che sono state fatte campagne pubblicitarie in cui si consiglia come passarlo.

In Italia i ricchi restano contrari al reddito di cittadinanza e per ovvi motivi risolvono egregiamente la possibilità di riempire di senso la vita, ma è all’interno della classe media che si trova il più grande numero di NEET (Neither in Employment, Education and Training) di tutta Europa. Essi sono il 28,9% degli italiani tra i 20 e i 34 anni, rispetto a una media del 16,5 in Europa e dell’8% in Svezia. In Italia non sono solo i super ricchi a non lavorare e ciò rappresenta un ulteriore livello di complessità.

Di After Work la prima cosa a colpire è il poster, che rappresenta un robot su una sedia a sdraio in riva al mare mentre legge un libro e ascolta musica: l’automa riproduce la condizione di un individuo in uno stato di benessere e rilassatezza. Effettivamente il film parla anche di come trarre vantaggio da questo cambiamento epocale: di ogni problema è pur vero che non sono le difficoltà a renderlo drammatico, bensì il nostro modo di affrontarlo.

ll docu-film, distribuito dalla casa cinematografica Fandango, sarà nelle sale italiane a partire dal prossimo 15 giugno.

Data di uscita: 15 giugno 2023
Genere: Documentario
Anno: 2023
Regia: Erik Gandini
Attori: Noam Chomsky
Paese: Svezia
Durata: 77 minuti
Distribuzione: Fandango
Fotografia: Mona ManssonDaniel TakácsFredrik Wenzel
Montaggio: Johan Söderberg
Musiche: Johan Söderberg
Produzione: Fasad Production, Film i Väst, Alingsås, GEO Television, Indie Film as, Propaganda Italia, Sveriges Television, VPRO Television