Il 31 Maggio debutto in Lorena per #Voice to the young voice. Riprende, con un nuovo titolo e nuovi protagonisti, il progetto internazionale dedicato ai rifugiati della poetessa Laura Fusco, di recente reduce dalla pubblicazione di un nuovo testo di ecopoesia in Germania. A fare da capofila la Francia, in particolare gli studenti del Lycée Antoine de Saint-Exupéry di Fameck che, sotto la guida del professor Florent Bernad, creeranno testi, immagini, registrazioni e tracce audio, a partire da e utilizzando uno dei linguaggi più ancestrali, la Poesia, ma anche le applicazioni di Intelligenza Artificiale. La scelta del tema è legata alla sua urgenza e importanza, quella di affrontarlo attraverso la Poesia al ruolo che Fusco da sempre le ha dato, cruciale per incidere sulla realtà.
L’evento loreno si inserisce nel solco di progetti con focus i rifugiati, che dal 2016 Fusco sta portando per l’Europa e sul Mediterraneo, dall’Italia alla Tunisia, passando per la Francia e il Lussemburgo, che hanno coinvolto poeti siriani, iracheni, UK, raccolto testimonianze letterarie e non di esuli e diretti protagonisti, con uno sguardo privilegiato per le donne e madri, e prodotto un’installazione poetico sonora che raccoglie registrazioni in francese, italiano, inglese, spagnolo e arabo, mixate e sonorizzate, fatte viaggiare su barche sul Mediterraneo o ascoltate su una spiaggia tunisina.
Protagonisti del nuovo progetto i ragazzi di seconda generazione, figli di rifugiati che hanno raggiunto l’Europa da migranti. Accanto e insieme a loro i ragazzi e studenti dei paesi che li ospitano/in cui sono arrivati o nati e in cui stanno/studiando. Si confrontano, soprattutto riflettono e creano insieme. A fare da capofila gli studenti del Saint-Exupéry in Lorena, ma sono già previste altre tappe e una call to action per partecipare rivolta a altre Scuole, Università e Istituzioni, soprattutto in Francia e Italia, paesi che per la loro situazione geografica e geopolitica stanno confrontandosi quotidianamente con il tema.
“Si chiede ai ragazzi di ereditare una visione non loro –dice Fusco-, di inventare la propria storia e trovare soluzioni a partire da una situazione che non li rispecchia e che fosse per loro sarebbe già diversa. Uno dei ruoli della Poesia è di denunciare ma anche di riscrivere simboli e senso, rileggere il mondo, rovesciare paradigmi e aprire nuove vie. Quando ho ideato #Voice to the young voice sono partita da questa sfida, ma anche dalla certezza dell’importanza e necessità di prendere le distanze per un momento dai clichet della narrazione del tema dei rifugiati, non per negare la realtà, ma per mostrarla cambiando interpreti e prospettiva e affidandone la narrazione a chi ne è già ma soprattutto ne sarà protagonista”.
Poiein significa “fare” ma è anche radice del termine Poesia il cui potere è da sempre rivendicato da Fusco proprio “come strumento concreto per inserirsi nelle maglie del presente e cambiarlo”. E’ in questo segno che, dopo le collaborazioni con Amnesty e Libera, le iniziative internazionali in difesa dei diritti di donne e vittime di conflitti, stavolta affida i suoi versi e passa il testimone ai ragazzi, cui da anni trasmette i valori alle radici della sua poetica e che spesso coinvolge in progetti artistici come protagonisti, utilizzando, accanto alla Poesia e per portarla loro, linguaggi cari alle ultime generazioni (dai video sui temi del femminile e della difesa dell’ambiente e dell’acqua che hanno partecipato o aperto importanti Festival del Cinema alla street art, utilizzata per scrivere una ballata su un muro di periferia contro le mafie, ai reading in Festival prestigiosi con musiche create e suonate dai ragazzi agli eventi di ecopoesia agli Ateliers in Università e Conservatori).
#Voice to the young voice si inserisce nel solco dei progetti sul tema che in precedenza hanno ospitato i testi della poetessa tratti da Liminal, vincitore di un English Pen Award, e da Nadir, prefato da Philippe Claudel, e di autori siriani e iracheni esuli o UK. Tra questi #Words 4 a World, in cui i testi sono affidati a imbarcazioni in viaggio sul Mediterraneo e #Mother’s Words, affidato alle madri di rifugiati dispersi in mare. #Voice to the young voice fa un salto generazionale e di significato. Dare voce ai ragazzi significa sensibilizzarli e farli riflettere sul mondo che sarà loro, soprattutto permettere ad altri ragazzi e agli adulti di guardare attraverso il loro sguardo, che restituisce un mondo già senza confini e impegnato già in altre urgentissime e cruciali sfide.