Ha vinto Erdogan.
Con 52,16% dei voti. Kilicdaruglo si è fermato a 47,84%. Una differenza di circa 2 milioni di voti.
Un mix di nazionalismo, islamismo e autoritarismo hanno garantito al neo sultano altri 5 anni di potere.
Nel suo discorso per celebrare la vittoria, Erdogan ha espresso pienamente il suo disprezzo per il dissenso.
Ha detto, davanti ad una massa oceanica di sostenitori, rivolto al suo avversario: “Kemal, arrivederci!”, facendo il segno di addio con le due mani.
Kilicdaruglo si è rivolto ai suoi sostenitori dicendo che “è un giorno triste per la democrazia. È stata una campagna elettorale sleale; continueremo la battaglia per la democrazia”.
Con questo terzo mandato, Erdogan compirà un quarto secolo di potere, all’insegna della corruzione, nepotismo e disastri economico-finanziari.
La sterzata nazionalista e contro gli immigrati di Kilicdaruglo, nell’ultima fase della campagna elettorale, non gli ha garantito i voti necessari per vincere.
La gente comune ha preferito, come sempre, l’originale alla fotocopia.
Una riflessione si aprirà nella coalizione di opposizione, per valutare come proseguire l’alleanza.
Molti adesso criticano la scelta del candidato, ma la questione centrale sarà la scelta del nuovo leader per affrontare la prossima tornata che sarà senza Erdogan, per la legge costituzionale che limita i mandati consecutivi a soli due.
I primi due capi di Stato a congratularsi con Erdogan, prima ancora della conclusione dello spoglio, sono stati Orban e l’emiro Tamim del Qatar. Il primo è noto per le sue posizioni fasciste. Il secondo è il golpista che aveva detronizzato il padre e si siede sull’impero dell’emittente Al-Jazeera, che non ha mai nascosto le sue simpatie per l’islamista Erdogan fino a sembrare il suo megafono.
Saranno 5 anni di un ulteriore giro di vite contro i curdi e le loro rivendicazioni di federalismo democratico, bollati come terroristi e perseguitati nelle carceri di Ankara, nel silenzio delle cancellerie europee.