Ieri ricorreva la Giornata dell’Europa. Il 9 maggio 1950 Schuman proclamava la nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), un passo importante verso la riconversione al civile dei materiali che venivano utilizzati per la guerra, fa notare Roberta De Monticelli (Domani, 9.05.2023).
Si trattava di costruire concretamente il ripudio della guerra. In direzione esattamente contraria, oggi l’Ue promulga l’Act in Support of Ammunition Production, legge per il sostegno alla produzione di munizioni. “I paesi membri potranno usare allo scopo di riarmarsi, ciascuno individualmente, parte dei fondi del Pnrr: ecco la dottrina di Thierry Breton, commissario Ue per il mercato interno e l’industria della difesa”.
È l’obbedienza senza se e senza ma alla Nato che ha chiesto a ciascuno stato europeo di investire almeno il 2 per cento del Pil nella produzione di armamenti. Altro che pace! Il Pnrr, varato come sostegno per la condizione postpandemica, può essere utilizzato per l’acquisto di armi. Le industrie del settore festeggiano.
E noi che ingenuamente pensavamo ad ambiente, sanità, digitalizzazione. Tutto questo si aggiunge al miliardo già concesso ai Paesi membri per rafforzare gli arsenali e l’altro miliardo tratto dal Fondo europeo di pace (Epf). W l’Europa.