L’Oceano di Gaudi è una favola ecologica di Shinji Tajima, pubblicata da Albatros nel 2022, tradotta dal giapponese e curata da Chie Wada, fondatrice dell’associazione “Ponte fra Italia e Giappone – Tomo Amici” nata dopo il disastro nucleare di Fukushima. Il testo in italiano è stato rivisto da Sara Anglesio e le bellissime illustrazioni con acquerelli sono di Chiara Contatore.
La storia narra le avventure di Gaudi, un maschio di tartaruga marina gigante che vive da trent’anni in un acquario all’ultimo piano di un grattacielo di cento piani in una grandissima città. Grazie all’astuzia di un granchio e all’aiuto degli altri pesci dell’acquario riesce a fuggire per tornare nell’oceano, ma lo trova completamente cambiato rispetto a come lo ricordava: inquinato da rifiuti industriali e plastiche, da esperimenti atomici e centrali nucleari, pieno di esseri viventi deformi e malati.
Gaudi non si perde d’animo e continua a combattere per sopravvivere e trovare la felicità, fino a quando incontra Lotty. Le due tartarughe si innamorano e si stabiliscono su un’isola, ma Lotty è gravemente malata a causa della contaminazione del mare. Quando Gaudi crede di essere venuto a conoscenza di una cura per la malattia della sua amica, l’albero della vita, parte alla ricerca di questa pianta, ma essa è sul punto di essere distrutta dagli uomini. Gaudi affronterà questo pericolo eroicamente.
Il libro ha già riscosso notevole successo tra i lettori, grandi e piccoli, in quanto è molto scorrevole e le avventure della tartaruga tengono il lettore con il fiato sospeso fino alla fine del libro.
Il racconto non è una favola per bambini, ma è rivolta soprattutto ai lettori più adulti, poiché tratta un tema molto attuale come l’inquinamento ambientale e le sue conseguenze sugli abitanti di questo pianeta. Un’ottima occasione per riflettere sul ruolo di ognuno di noi nella salvaguardia del pianeta.
Le illustrazioni sono realizzate appositamente con la tecnica degli acquerelli per ricordare l’ambientazione dell’Oceano ed accompagnano il lettore fino alla fine del libro.
Irene Montaruli