Alle 19.20 di sabato 29 aprile 2023, la nave Life Support di EMERGENCY ha concluso il soccorso di un’imbarcazione di circa 9 metri su cui navigavano 35 persone.
Partito da Tobruk, in Libia, il natante si trovava in acque internazionali ed era in mare da quasi 4 giorni.
“Ieri sera la Life Support ha fatto un soccorso di 35 persone nella zona SAR maltese. Il caso ci è stato segnalato da Airborne già venerdì pomeriggio – riporta Albert Mayordomo, Sar Mission Coordinator della Life Support di EMERGENCY – ma i naufraghi hanno riferito di aver lasciato Tobruk nella notte fra martedì 25 e mercoledì 26 aprile.
A bordo dell’imbarcazione in vetroresina erano tutti in uno stato di ansia e disorientamento, senza acqua né cibo da quasi 4 giorni.
Poco prima che la Life Support facesse il salvataggio dì queste 35 persone, altri naufraghi sono stati soccorsi da una nave commerciale e stanno per essere riportati in Libia, in violazione a qualsiasi norma internazionale”.
La Life Support di EMERGENCY ha ricevuto da SeaBird 1, uno dei velivoli di Airborne, la prima segnalazione di una barca in difficoltà alle 13.05 di venerdì 28.
Prima di attivare il Rescue team il comandante della nave ha informato immediatamente tutte le autorità competenti.
Tra le 35 persone soccorse c’è un minore non accompagnato.
Due delle persone soccorse provenivano dalla Palestina, una dalla Siria, tutti gli altri dal Bangladesh, Paesi colpiti da violenze, crisi umanitarie e insicurezza alimentare.
Come racconta il medico della Life Support di EMERGENCY Alessandro Trainito: “Le persone soccorse accusavano segni di stress emotivo e di disidratazione, non avevano scorte sufficienti né di acqua né di viveri. Nelle prossime ore il team sanitario a bordo monitorerà le loro condizioni cliniche.”
La Life Support ha ricevuto da IMRCC l’indicazione di dirigersi al porto di Livorno, dove arriverà nella mattinata del 3 maggio.
“Le autorità italiane – commenta Albert Mayordomo – ci hanno assegnato il porto di Livorno per lo sbarco, a 4 giorni e quasi 670 miglia nautiche di distanza dal luogo in cui è avvenuto il salvataggio. L’assegnazione di porti lontani non rispetta il diritto internazionale e posticipa senza motivo l’assistenza di cui hanno bisogno le persone soccorse”.