Il 25 maggio rappresenta una data densa di significato, politico e culturale, per la Jugoslavia; vi si svolgeva, infatti, una delle celebrazioni più caratteristiche del socialismo jugoslavo. La «Giornata della Gioventù» trovava la sua ricorrenza proprio il 25 maggio, “compleanno” di Josip Broz “Tito”. Sebbene la sua data di nascita fosse in realtà il 7 maggio, egli stesso modificò la data nel 25 maggio, per commemorare l’epopea che si consumò proprio quel giorno, nel 1944, quando riuscì a sfuggire ad un assalto nazista, nel pieno della lotta di liberazione dei popoli jugoslavi, presso Drvar.
In quella che sarebbe passata alla storia come la «Settima Offensiva Nemica», gli squadroni nazisti diedero il via all’operazione “Mossa del Cavallo”. Le SS si lanciarono contro il quartiere partigiano di Drvar, in Bosnia, per catturare Tito; qui, l’eroica azione di poche decine di partigiani innescò una strenua resistenza e una leggendaria battaglia, dando modo a Tito di sfuggire all’assalto. Quel 25 maggio assurse a vera e propria giornata di riscossa, oltre che, con altri, a mito costituente della Jugoslavia.
In Jugoslavia, la Giornata della Gioventù («Dan Mladosti») costituiva non solo il riverbero di un mito costituente, ma anche un decisivo “luogo della memoria”: uno di quei momenti in cui, ripercorrendo la traccia della storia e del mito, la memoria collettiva, nella pratica sociale, veniva rivissuta, e la narrazione pubblica, nell’evento celebrativo, veniva aggiornata. Era peraltro una tipica celebrazione della «gioventù del socialismo» e, prima ancora, della fratellanza e dell’unità tra i popoli e le nazionalità della Jugoslavia, che, insieme, avevano sconfitto il nazi-fascismo nella lotta di liberazione e, insieme, avevano fondato la nuova Jugoslavia, al tempo stesso, federale, multietnica e socialista.
Per questo e altro, si potrebbe dire, “una giornata lunga due mesi”, costellata di una quantità di momenti: il contest per la realizzazione del poster della manifestazione; il concorso per il design della “štafeta mladosti” (il testimone da passare nella staffetta); le emissioni celebrative, i francobolli, le cartoline, gli eventi. E ancora, la mobilitazione delle istituzioni (a partire dalle scuole), delle organizzazioni di massa (sportive e sindacali), dei luoghi della produzione (le fabbriche del socialismo dell’autogestione), che impegnavano i giovani e le giovani di ogni angolo della Jugoslavia. Come si diceva, appunto, della Jugoslavia socialista: «sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito».
In quarant’anni, dal 1945 al 1988, ventimila testimoni della staffetta hanno percorso la Jugoslavia. Il Museo della Jugoslavia, con la collezione “Figure sećanja” («Raffigurazioni della memoria»), ne conserva una straordinaria collezione. Si tratta di una delle simbologie memoriali più caratteristiche e rappresentative della Jugoslavia, insieme con la vasta costellazione delle sculture monumentali, gli “spomenik”. Sono stati stimati 40.000 spomenici, monumenti commemorativi, grandi o piccoli, famosi o semi-sconosciuti, variamente disseminati nel territorio della Jugoslavia tra i Cinquanta e gli Ottanta.
Tra questi, alcuni capolavori di primaria grandezza, come il Memoriale di Sutjeska (1971), a Tjentište, nella Republika Srpska; il Monumento alla Rivoluzione (1972) a Kozara, ancora nella Republika Srpska; la Necropoli Monumentale (1965) a Mostar, in Bosnia; e altri ancora di forte impatto simbolico, dal Monumento alla Fratellanza e Unità (1961) nel centro di Prishtina, in Kosovo, agli spettacolari complessi monumentali di Kadinjača a Užice e di Slobodište a Kruševac (Serbia).
In queste forme simboliche e pratiche memoriali si riverberano l’originalità e la singolarità di quello straordinario esperimento storico e politico che fu il socialismo jugoslavo, riassumibile, fin troppo approssimativamente, in alcuni capisaldi: unità e fratellanza dei popoli; autonomia e autogestione nella sfera sociale e produttiva; unità federale multinazionale; non allineamento, impegno per la pace e per la solidarietà internazionale e, nell’insieme, una «via nazionale», originale, inedita, al socialismo.
Un esperimento travolto poi dalla crisi e dalle guerre, culminate nell’aggressione della NATO alla Jugoslavia, nel contesto della riformulazione del concetto strategico e dell’allargamento della NATO stessa a Est, fino alle soglie dei confini della Russia. Di tutto questo, nelle varie implicazioni storiche, politiche, culturali, si tornerà a parlare, giovedì 25 maggio 2023, alle 19.00, negli spazi della GalleriArt in Galleria Principe, a Napoli, con una nuova presentazione del libro di G. Pisa, Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente (Multimage, Firenze, 2022), e la proiezione del cortometraggio “Donetsk, 26 maggio 2014”, sulla guerra per procura in Ucraina.