“L’Assessore Granelli pare non conoscere la differenza tra un carcere e un CPR. Il primo è un luogo di detenzione per persone che hanno commesso un reato accertato con sentenza definitiva o che sono in custodia cautelare o comunque detenute in attesa di una sentenza definitiva. Il secondo è un luogo di detenzione amministrativa, in cui vengono recluse persone che non hanno pendenze penali, ma non hanno ottemperato a un decreto di espulsione, che è un atto amministrativo.
Nelle sue dichiarazioni Granelli mette poi assieme persone arrestate e denunciate, come fossero nella stessa condizione giuridica (sic) dicendo che non devono essere ributtate in strada. Non è quindi chiaro dove dovrebbe andare una persona denunciata secondo l’Assessore Granelli? Forse direttamente in carcere, senza nemmeno passare da un processo? Ma l’Assessore Granelli lo sa che nei CPR ci sono moltissime persone senza precedenti penali? E lo sa che chi dopo aver scontato una pena viene portato in un CPR nella metà dei casi ne uscirà senza venire espulso? Ma perché non si è provveduto a espellerlo direttamente a fine pena dal carcere? E comunque l’Assessore Granelli c’è mai stato in un CPR o in un carcere? Noi nelle nostre frequenti visite agli istituti penali milanesi e al CPR non lo abbiamo mai visto; meglio che parlare ex cathedra sarebbe più utile approfondire quello che si dice, soprattutto su tematiche che coinvolgono un diritto quale quello della libertà personale.
La nostra posizione è che i CPR non vanno difesi ma chiusi, perché sono luoghi – o meglio non luoghi – al limite della legalità e dell’umanità, dove le persone spesso tentano atti di violenza contro se stesse e dove i tassi di tentato suicidio sono altissimi, come abbiamo più volte constatato nelle nostre periodiche visite”.
Lo dichiarano Daniele Nahum e Alessandro Giungi, Presidente e Vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano