“Chi possiede il tuo tempo, controlla la tua mente. Libera il tuo tempo e possiederai la tua mente.”
José Argüelles
Il nostro tempo è diventato un incubo meccanizzato. Siamo vittime dell’idea di tempo che 5.000 anni fa i sacerdoti babilonesi, usurpatori del potere matriarcale, hanno stabilito e che in seguito, circa 2.000 anni fa, Giulio Cesare e Cesare Augusto hanno rafforzato con il “calendario giuliano” (in vigore dal 46 a.C. al 1582).
Il 4 ottobre 1582, con la bolla papale Inter gravissimas, Papa Gregorio XIII introduce quello che è passato alla storia come “calendario gregoriano” (composto da 12 mesi con durate diverse – da 28 a 31 giorni – per un totale di 365 o 366 giorni: l’anno di 366 giorni è detto anno bisestile). Introducendo la concezione lineare del tempo di matrice cristiana e l’idea di futuro come moto regolatore del tempo per cui viviamo, il “calendario gregoriano” si è imposto in tutto il mondo e ha cercato di sostituire tutte le concezioni cicliche del tempo tipiche delle culture indigene.
Questo ha comportato la distruzione sistematica della sincronizzazione/connessione dell’essere umano con la Natura, con i cicli ecologici e con il movimento del cielo, imponendo un calendario basato sulla vita di Gesù. Il colonialismo e i missionari cristiani, per colonizzare ed evangelizzare, hanno dovuto imporre la forma mentis che avrebbe accettato il loro modello di sviluppo e di società.
Nel 1597, Francois Bacon scrisse nei suoi Essays la frase “Il tempo è denaro”. Questo diventerà il motto della società industriale occidentale basata sull’idea di “progresso” indefinito, che ha portato alla nostra società dominata dalle macchine, dalla mentalità estrattiva, dalla tecnologia e dalla separazione umano-Natura, catapultandoci in un luogo che non è il nostro. Nei secoli passati fino ad oggi, in modo del tutto convenzionale, la magia del “qui e ora” e dell’eterno presente è stata sostituita con un tempo artificiale diviso in unità arbitrarie, svuotato del suo significato, ridotto a durata e rapportato al denaro.
Oggi siamo costretti a stare nel “presentismo neoliberista”, a vivere consumisticamente il presente precario tra sopravvivenza, competizione, concorrenza sleale e frenesia. In Occidente la scienza (con il positivismo) e la religione (con il cristianesimo) sono state così le basi per la Società della Tecnica e hanno dato origine al capitalismo di oggi e al suo tempo.
Il complicato sistema che usiamo per misurare il nostro tempo è in realtà un potentissimo strumento di potere e di controllo e il suo uso prolungato ha prodotto una deviazione nella mente collettiva, portandoci a credere che il tempo è denaro e che la guerra è lo standard di risoluzione dei conflitti. Le cosmovisioni indigene, oltre a non concepire questa imposizione coloniale del tempo, avevano capito che tutto era ben diverso. Il Tempo è Arte e noi siamo Arte incarnata nel Tempo, il tempo è “coscienza”, è “vita”.
La civiltà Maya aveva più di tutte le altre una concezione ciclica e una conoscenza astronomica e cosmologica che aveva portato alla creazione del Calendario sacro Maya, chiamato Tzolk’in, una matrice matematica formata da 260 unità, che nasce da 20 segni e 13 toni che si intrecciano fra di loro. Venne decifrato dal Prof. José Argüelles e da sua moglie Lloydine, che hanno studiato i calendari Maya e individuato le frequenze del tempo artificiale (12:60) e naturale (13:20), dando vita ad un corpus di conoscenza interamente nuovo: la Legge del Tempo, che si articola nella matematica della Quarta Dimensione e nello studio dell’Ordine Sincronico.
Antonio Giacchetti, noto studioso e ricercatore della civiltà e cultura Maya, protagonista del film documentario del regista romano Thomas Torelli “Un Altro Mondo” e responsabile di PAN Italia, ha dichiarato: “Il nostro calendario influenza tutto ciò che facciamo e coordina tutte le attività della nostra società. (…) Il calendario influenza anche la nostra mente e la nostra capacità di pensare. Se pensiamo al nostro cervello come all’hardware e ai nostri pensieri come al software, il calendario corrisponde al programma operativo. E’ questo il vero ‘baco’ del millennio nel calendario gregoriano. Una frequenza disarmonica di base che ci condiziona a pensare meccanicamente, con conseguenze che coinvolgono tutto il pianeta. Usare un calendario artificiale e disuguale, irregolare e irrazionale, come il nostro calendario gregoriano, ha prodotto una cultura altrettanto irrazionale, col risultato di una divergenza dal tempo naturale ed ecologico che ha portato a conseguenze nel nostro ambiente, nella nostra cultura e nei nostri comportamenti.”
Qualche anno fa, proprio su queste proposte, era nato il Movimento Mondiale di Pace per l’Adozione del Sincronario delle 13 Lune, proprio con il fine di adottare il Sincronario Maya in quanto più in linea con i ritmi ecologici del Cosmo, della Terra, della vita e della Natura.
Oggi più che mai, per uscire dal realismo capitalista, dal mito della crescita economica, dalla società industriale di massa, dall’invenzione artificiale dell’idea di “progresso indefinito”, dal consumismo e da questo modello di produzione e sviluppo, doppiamo decolonizzare la nostra idea di tempo e dunque, come ci spiega Latouche, decolonizzare il nostro immaginario economico. Dobbiamo passare dall’idea di linearità all’idea di ciclicità, dalla frenesia alla lentezza, dall’eccesso di tempo fugace e precario all’eterno presente del “qui e ora”.