UNICEF/Colera: 25 Paesi hanno già dichiarato focolai dall’inizio del 2023. Altri 22 Paesi rischiano di dichiarare epidemie di colera.
25 Paesi hanno già dichiarato focolai dall’inizio del 2023. E siamo a meno di metà anno. Secondo una nuova analisi, altri 22 Paesi nel mondo rischiano di dichiarare epidemie di colera.
Negli ultimi 10 anni il mondo ha registrato un calo costante del colera.
Ma la tendenza si è invertita: nel 2021 si è registrata un’impennata dei casi che è proseguita nel 2023.
A maggio, sono 24 i Paesi che riportano focolai di colera, rispetto ai 15 dello scorso anno.
Se la tendenza continua, soprattutto perché l’Africa occidentale sta entrando nella stagione umida, potremmo superare il numero totale annuale di Paesi che hanno combattuto i focolai nel 2022 e nel 2021.
Questa è una malattia di cui nessuno dovrebbe morire.
I tassi di mortalità superiori all’1% segnalano solitamente problemi di qualità, accesso e rapidità delle cure.
Con l’insorgere di focolai in molti più Paesi, stiamo anche assistendo a un numero maggiore di morti per colera rispetto al passato. Ad esempio, sono morte 3 persone su 100 contagiate dalla malattia in Malawi (dall’inizio dell’epidemia nel marzo 2022) e in Nigeria (e in Nigeria nel 2023).
Quanto più a lungo si resta senza il sostegno necessario per controllare e prevenire il colera, tanto più la malattia si diffonde e tanto più cresce il fabbisogno di fondi. Si tratta di qualcosa di più del denaro, si tratta delle comunità che hanno bisogno di sostegno.
Stiamo assistendo al cambiamento climatico come moltiplicatore di vulnerabilità.
Con l’aumento del numero e dell’intensità degli shock climatici e l’innalzamento delle temperature, aumenteranno i danni ai servizi idrici e igienici, la contaminazione delle fonti d’acqua sicure e l’aumento degli sfollamenti di persone.
Si pensi, ad esempio, ai cicloni come Freddy in Mozambico e Malawi, alle inondazioni in Pakistan e Nigeria dello scorso anno o alla siccità nel Corno d’Africa, che hanno creato condizioni favorevoli alle malattie trasmesse dall’acqua. All’indomani del ciclone Mocha in Myanmar e Bangladesh, l’UNICEF teme che il rischio di malattie trasmesse dall’acqua possa aumentare nei prossimi giorni.
Il cambiamento climatico sta anche rendendo meno prevedibili le “stagioni del colera”. Sebbene vaste zone del mondo siano attualmente a “bassa trasmissione di colera”, è preoccupante che molti siano ancora testimoni di focolai durante un periodo tradizionalmente caratterizzato da una trasmissione minima o nulla. Assisteremo a focolai ancora più diffusi quando il mondo entrerà nella “alta stagionalità del colera”.
Il colera è da tempo una “pandemia dei poveri”. È inaccettabile che si sia prestata poca attenzione e poco sostegno alle persone vulnerabili che ne sono colpite.
Il colera è un indicatore di povertà ed esclusione.
Colpisce in modo sproporzionato le comunità povere e vulnerabili che non hanno accesso ai servizi di base e dove i sistemi sanitari sono più deboli.
Il colera è sempre più presente in contesti fragili e di emergenza.
Dal 2019, si sono verificati focolai di colera in oltre la metà dei Paesi che vivono emergenze umanitarie.
Il sottoinvestimento nei sistemi idrici e igienici è un indicatore di rischio preciso per il colera: il 97% dei casi di colera dal 2010 al 2021 si è verificato nei Paesi con i livelli di servizi idrici e igienici più bassi al mondo.
Senza accesso a servizi idrici e igienici sicuri, prevenire e controllare la trasmissione del colera e di altre malattie trasmesse dall’acqua è praticamente impossibile”.