SNAM terrà per il quarto anno consecutivo la sua assemblea degli azionisti a porte chiuse grazie a una norma a dir poco obsoleta contenuta nel decreto Mille-proroghe. Non sarà così permesso l’intervento di attiviste e attivisti, che avrebbero voluto sottoporre alla società le loro perplessità sui suoi progetti in essere e in fase di sviluppo. Tuttavia le risposte alle domande scritte che ReCommon ha potuto porre prima dell’assemblea confermano una visione che ci vincolerà al gas fossile per i prossimi decenni e la linea di scarsa volontà di intraprendere un efficace percorso di transizione energetica per la stessa SNAM. Non è un caso che il suo nuovo piano strategico racconti che dei 10 miliardi di euro di investimenti complessivi previsti nel periodo 2022-2026, 9 saranno investiti in nuove infrastrutture per il gas, tra cui quelle per l’import di gas liquefatto. SNAM punta, infatti, a coprire il 40% del consumo italiano di gas con il GNL entro il 2026. Il momento è “favorevole”, il gas viene prima di tutto e si possono abbandonare le alternative che invece dovrebbero essere un must per un Paese come l’Italia che intende rispettare le indicazioni dell’Accordo di Parigi e quindi limitare gli effetti della crisi climatica.
In particolare, abbiamo chiesto a SNAM quale fosse l’origine del gas che importa dalla Spagna. La risposta è stata che la società non ha evidenza dell’origine di questo gas. “Questa affermazione ci lascia basiti. Parliamo infatti di quantità significative: il 22% del gas liquido importato dal terminal di Panigaglia in tutto il 2022 e addirittura il 57% nel primo trimestre del 2023. Come abbiamo evidenziato nel nostro ultimo rapporto ‘Sicurezza energetica per chi?’ (https://www.recommon.org/sicurezza-energetica-per-chi/), al terzo posto tra i fornitori di gas liquido della Spagna c’è proprio la Russia. Un cortocircuito che apre a dubbi molto seri sulla strategia complessiva di SNAM espressa dall’amministratore delegato Stefano Venier, ovvero sostituire il 40% delle importazioni di gas russo, di qualche anno fa, con un 40% di gas liquido. Ma nell’interesse di chi?” ha dichiarato Elena Gerebizza di ReCommon.
SNAM poi conferma il proprio piano di costruire due terminal FSRU e tre mini-dorsali del gas in Sardegna, nonostante la chiara bocciatura arrivata da parte dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) in merito alla costruzione di una dorsale del gas per portare il metano sull’isola. Questo nonostante i non pochi ostacoli e le proteste contro il progetto che condanna la Sardegna a una nuova dipendenza dai combustibili fossili, dopo quella dal carbone.
“Alla nostra domanda sulla possibilità di effettuare una valutazione comparata con i prezzi di mercato attuali tra i tratti di rete ‘eventualmente necessari’ al progetto di metanizzazione e la possibilità di passare alla piena elettrificazione da fonti rinnovabili, escludendo quindi il passaggio dal carbone al gas, SNAM risponde rimandando a evidenze pubblicate nel 2020. In particolare, allo studio della società indipendente RSE pubblicato nel luglio 2020, che fa riferimento a prezzi del gas completamente diversi da quelli attuali. Quando ci sarà una vera analisi costi/benefici per mettere definitivamente in pensione lo scellerato progetto di metanizzare la Sardegna?” ha affermato Filippo Taglieri di ReCommon.
SNAM conferma anche di avere presentato dei progetti per il nuovo capitolo del PNRR, collegato all’implementazione di RePower EU. Infrastrutture che dovranno essere completate entro il 2026 e che avrebbero “una forte valenza internazionale, che siano strategiche per la diversificazione e la sicurezza delle fonti di approvvigionamento”. Una dicitura ambigua, che lascia le porte aperte anche per nuovi gasdotti e terminal di gas naturale liquefatto, in barba alla crisi climatica. SNAM ha inoltre già beneficiato sia di fondi del PNRR che del Fondo complementare per “infrastrutture LNG e attività di ricerca e sviluppo volte a sviluppare nuove tecnologie per la produzione di energie pulite e accompagnare la transizione energetica”, capitolo questo ultimo in cui ricadrebbe il progetto pilota di CCS di SNAM ed ENI. “Quest’ultimo è un progetto dalla dubbia utilità e molto costoso, che contribuirà solo ad aumentare il novero delle false soluzioni che ci terranno ancora legati al gas per decenni”, ha concluso Taglieri.