Sos di CoorDown, il Coordinamento nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down.
Il volontariato richiama l’attenzione sugli aspetti che riguardano la disabilità nel decreto lavoro.
Sul tavoli ci sono le novità che, secondo CoorDown, “non rappresentano certo una svolta né favorevole né epocale per le persone con disabilità“. Anzi “suscitano molte perplessità”.
Innanzi tutto sull’assegno di inclusione che sostituisce il Reddito di cittadinanza.
E che “prevede criteri così stringenti che la quasi totalità delle persone con disabilità ne rimarranno escluse. Anche se in gravi difficoltà economiche”.
Dubbi anche sugli incentivi poi introdotti per l’assunzione dei titolari di assegno di inclusione. “Assai di rado potranno riguardare le persone con disabilità. Già largamente escluse dal mercato del lavoro- avverte CoorDown-. Anche i contributi per la mediazione all’assunzione e l’affiancamento al lavoro risultano scarsamente applicabili. E molto al di sotto delle reali risorse necessarie“.
Sos disabilità
“Lascia perplessi il Fondo a favore delle organizzazioni del Terzo settore che assumono giovani con disabilità- sottolinea Antonella Falugiani, presidente di CoorDown-. Sarebbe preferibile vederli assunti nell’ordinario mercato del lavoro. Oppure vedere rifinanziato il Fondo per il collocamento mirato. C’era bisogno di intervenire su molti aspetti normativi relativi a persone con disabilità. Vanno sanate alcune lacune. Così da tutelare, nel miglior modo possibile, l’interesse delle persone che rappresentiamo”.
Gli incentivi previsti a favore di chi assume sono limitati, infatti, alle sole persone titolari di assegno di inclusione. E questo fa già comprendere quanto residuale sia il numero delle persone con disabilità che potranno trarne, indirettamente, giovamento. L’esonero dai contributi previdenziali a carico dell’azienda è diversificato a seconda del tipo di contratto. E arriva al massimo a 8.000 euro e per un solo anno. È inoltre previsto un contributo, che “appare piuttosto limitato nel tempo e nella misura (massimo 4800 euro per un solo anno)”.
Va agli enti che svolgono contemporaneamente mediazione (solo se autorizzati, dunque pochi) per l’assunzione.
E accompagnamento di lavoratori con disabilità. Sempre che siano titolari di assegno di inclusione.
Contributo
Un contributo che, oltreché dai profili applicativi incerti, è del tutto insufficiente a compensare i costi della intermediazione e dell’accompagnamento. Lo sa bene CoorDown, che da qualche anno con risorse proprie svolge questo genere di attività di sostegno e affiancamento. La misura è poi “poco convincente” soprattutto a fronte della gravità e della particolarità del fenomeno dell’esclusione lavorativa. Specialmente delle persone con disabilità intellettiva, relazionale, psichica.
Osserva Antonella Falugiani: “Ci saremmo attesi che un provvedimento di questa portata aumentasse lo stanziamento del Fondo per il collocamento mirato (legge 68 del 1999)”. Sono previsti significativi incentivi per l’assunzione di persone con disabilità. Di durata variabile dai 36 ai 60 mesi.
“Purtroppo da anni si assiste al ripetersi del medesimo quadro. Prima della metà dell’anno il Fondo assegnato ad Inps è già esaurito. E le relative richieste di incentivo rimangono pendenti. A questo si aggiungano i ritardi a livello ministeriale nell’assegnazione del fondo per l’anno di competenza. Ciò contribuisce a produrre effetti nefasti sul ricorso agli incentivi e sugli effetti che questo provoca”, sostiene Falugiani.
Intervento per la disabilità
L’ultima relazione della Corte dei conti evidenzia le criticità nella 351. Una cifra in calo rispetto a quella già preoccupante del 2016 (776). L’analisi di Antonella Falugiani si focalizza proprio sui servizi di accompagnamento e affiancamento al lavoro.
“Vogliamo ricordare che sono già indicati nella stessa legge 68 del 1999- spiega-. Si tratta di servizi che già potrebbero e dovrebbero essere garantiti dalle regioni attraverso i loro fondi. Alcune regioni timidamente li stanno attuando. Molte altre latitano. E probabilmente continueranno a farlo. Ora, infatti, potrà anche essere accampata la scusante dei contributi già previsti dal decreto lavoro”.
Un’occasione persa, dunque. Idem per alcune questioni su fiscalità e lavoro. Un ambito “di cui si occupa efficacemente per altre categorie. Ma che dimentica la disabilità”.
Borse lavoro
Due temi per tutti. “Le borse lavoro, poche centinaia di euro al mese, continuano ad essere imponibili e tassabili diversamente da molte borse di studio o proventi per attività sportiva dilettantistica- puntualizza Antonella Falugiani-. Ancora: i limiti per la pensione di reversibilità sono molto compressi e aleatori. Nel caso una persona con grave disabilità possa intraprendere un percorso lavorativo.
Due fattori che scoraggiano ulteriormente l’occupabilità spesso in modo definitivo”.
Il decreto lavoro poi istituisce un Fondo (7 milioni). Il suo obiettivo è garantire un contributo per ciascuna persona con disabilità di età compresa fra i 18 e i 35 anni assunta da organizzazioni di Terzo settore tra agosto 2022 e dicembre 2023.
“Non è precisato a quanto ammonti il contributo e le modalità di accesso. I criteri verranno definiti entro marzo 2024- precisa Falugiani-. Al netto di queste incertezze, nel rispetto dei percorsi lavorativi di ognuno, preferiamo immaginare che l’occupabilità delle persone con disabilità sia incentivata nel mercato del lavoro ordinario, sia pubblico che privato. Spingere sulla loro assunzione in quelle stesse organizzazioni che si occupano dei loro diritti induce un fastidioso retropensiero di “riserva a parte”, di delega liberatoria che male si coniugano con principi di inclusione“.
Minori
Il decreto lavoro istituisce anche un altro Fondo – quello per le attività socioeducative a favore dei minori – dotandolo di 60 milioni di euro. Destinato a sostenere i comuni per iniziative socio-educative rivolte ai minori. “Anche in questo caso seguirà un decreto di riparto- evidenzia CoorDown-. Nessun vincolo per le pari opportunità dei minori con disabilità. Quanto invece decreto legislativo che introduce norme relative alla ‘riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità’ a ben vedere appare come la presa d’atto del fallimento di molte norme già vigenti proprio su quegli aspetti come su altri, presa d’atto che assolve da responsabilità pregresse. Al di là dell’effettiva efficacia delle misure introdotte che andranno valutate sulla distanza.
Ma su cui nutriamo seri dubbi, viene da chiedersi il perché sulle disposizioni già esistenti si sia tollerata una diffusa e imperante elusione. E perché questa non dovrebbe perpetuarsi ancora dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo”.
(Intervista dell’agenzia Interris)