E’ ormai chiaro a chiunque, tranne forse che a Giorgia Meloni e a Carlo Calenda, che la guerra in Ucraina, questo massacro senza fine e senza senso che dura ormai da oltre un anno e due mesi, servirà solo al vegliardo ultraottagenuario e malfermo Joe Biden per provare a vincere le prossime elezioni presidenziali statunitensi. Una strategia disperata per un obiettivo disperato e di interesse esclusivamente di ristrette élite statunitensi e internazionali.
La carneficina prosegue, gli orrori, dall’una come dall’altra parte, si susseguono agli orrori, debitamente amplificati dalla stampa di parte per tentare di mobilitare un’opinione pubblica sempre più diffidente e restia a seguire sulla strada dell’autodistruzione completa e irreversibile del genere umano, i sedicenti “decisori responsabili”, in realtà privi di qualsivoglia lucidità e totalmente irresponsabili, se non agli occhi dei media vassalli e bovini che continuano ad incensarli, avendo barattato un’inesistente professionalità di operatori dell’informazione con l’inveterata abitudine a servire sempre e comunque i potenti qualunque cosa essi dicano e facciano.
Eppure il governo statunitense, o meglio quella sua fazione che ha deciso di tentare il tutto per tutto, come un giocatore suonato di fronte a una slot machine di Las Vegas, sulla continuazione sine die del massacro, ha dichiarato che la guerra durerà ancora a lungo. Gli fa eco, dall’altro lato della barricata bellica, il regime di Putin, anche lui caparbiamente abbarbicato alla continuazione del massacro. Al gioco di sponda delle stragi e delle atrocità si accompagna quello delle negazione di ogni possibilità di cessate il fuoco e di trattativa.
Eppure, nonostante tutto, qualcosa si sta muovendo. Le dichiarazioni di Macron, poi ritirate e quindi riproposte, sull’autonomia strategica dell’Europa evocano finalmente una prospettiva differente da quella, che soddisfa solo i politici italiani su riferiti insieme a Letta junior e a pochi altri, di fungere da vittime sacrificali di Nato e Stati Uniti. Perfino il presidente del Consiglio europeo Michel gli fa eco, affermando a sua volta la necessità per l’Europa di sganciarsi dalle demenziali strategie statunitensi. Non è certamente casuale che Macron abbia fatto le sue dichiarazioni proprio sul volo di ritorno da Pechino dove si era recato insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen. La Cina si dimostra sempre più la protagonista fondamentale della politica internazionale, non solo in virtù della sua incontenibile crescita economica ma anche della sua scelta di porre al centro gli interessi fondamentali dell’umanità a partire da quello alla pace e alla soluzione negoziata dei conflitti. Né è casuale che il primo europeo a porre in termini espliciti la necessità dell’autonomia europea sia stato Macron, che è alle prese in patria con una vera e propria sollevazione popolare, che parte dal tema delle pensioni, di per sé di grande importanza, ma che investe tutti i nodi irrisolti dello sviluppo capitalistico che beneficia solo pochi privilegiati per gettare sempre più nella miseria la stragrande maggioranza della popolazione.
Beninteso, per Macron la sua presa di posizione in materia di politica estera costituisce anche un tentativo per sfuggire alla crescente crisi interna, ma tanto meglio. Si conferma che la lotta di classe fa bene da tanti punti di vista, visto che riesce perfino a risvegliare un’idea di autonomia strategica in governi da lungo tempo avvezzi ad andare rovinosamente a rimorchio degli eventi e delle scelte altrui.
A riprova di questo assunto, nella sonnolenta Italia tutto tace. Mentre la crisi economica continua a dilagare e le politiche antipopolari della draghetta Meloni gettano nella miseria più nera settori crescenti della popolazione, nell’assordante silenzio dei sindacati ufficiali, compresa la Cgil, il dibattito della nostra penosa classe politica si limita alla spartizione dei posti nelle aziende già pubbliche o verte sulle tragicomiche vicende del fu Terzo Polo, mentre qualche brivido di emozione è regalato solo da qualche gossip sulle imprese extraconiugali di qualche parvenu della politica. Destino davvero infame, il nostro, per essere gli eredi di una civiltà millenaria.
Ma occorre continuare la mobilitazione contro la guerra, l’invio delle armi all’Ucraina e l’aumento delle spese militari, e al tempo stesso a difesa della sanità pubblica devastata da anni e anni di politica bipartisan e delle condizioni di vita dei settori più poveri e indifesi della popolazione, che ne costituiscono la maggioranza. I referendum promossi su questi temi costituiscono un’occasione da non perdere per reagire al vicolo cieco imboccato dalla classe politica. E si tratta di referendum ammissibili, come spiegato da Pasquale De Sena sul Fatto; non ammetterli costituirebbe un’ennesima tremenda manifestazione della crisi dello Stato di diritto da tempo in atto nel nostro in Paese.
Fabio Marcelli
Giurista internazionale
Ripubblicazione autorizzata dall’autore