Utilizzando il titolo del libro “Sopravviverà l’Unione Sovietica fino al 1984?”, scritto nel 1970 dallo scrittore russo Amal’rick, ci si potrebbe chiedere se tra qualche decennio gli Stati Uniti esisteranno ancora.
La domanda non sembri oziosa. Attraversa oggi settori diversi della popolazione USA. Da chi teme l’implosione del Paese a chi la auspica. E magari la sta già praticando. La Nazione finora più potente del mondo (solo da poco più di 100 anni) è caratterizzata oggi da una fortissima contrapposizione tra due concezioni opposte sui veri valori “americani”.
Nell’estrema destra del Partito Repubblicano (il Great Old Party, GOP) aleggia l’idea della separazione tra Stati blu e Stati rossi (un’identificazione di colori, nata non molti anni fa in ambito televisivo, in cui il rosso rappresenta il GOP). La deputata Taylor Greene, seguace di QAnon e di altre farneticazioni complottistiche, auspica un “divorzio nazionale”. Motivato nel 2021 col pericolo che cittadini californiani, “a cui è stato fatto (dai progressisti) il lavaggio del cervello” si trasferiscano in Stati rossi per “contaminarli”. Per cui si dovrebbe impedire loro di votare nello Stato di arrivo.
Secondo un sondaggio dell’Università della Virginia del 2021, Il 52% degli elettori di Trump vuole una separazione ed anche il 40% di chi ha votato Biden. Il picco dei “secessionisti” si trova negli Stati conservatori del Sud e in quelli progressisti delle coste nord-est e ovest della Nazione. Ci sono già state richieste di alcune contee di Stati a maggioranza liberal di unirsi a quello confinante che ha un governo conservatore.
Quali sono i principali “veri valori americani” su cui la destra USA è, non da oggi, ma soprattutto oggi, all’attacco?
- la difesa di una supposta integrità etnica, paradossale nel Paese nato dall’immigrazione. Il muro ai confini del Messico che Trump intendeva costruire, per meglio dire completare, è uno degli esempi
- si succedono stragi di massa dovute ai 400 milioni di armi individuali in circolazione negli USA: 40% delle famiglie ne ha almeno una; dal 2023 ben 2.128 sparatorie, circa una al giorno; nel 2022, 500 persone uccise. La National Rifle Association, con più di 5 milioni di iscritti, è la principale lobby del diritto “inviolabile a portare armi”, che sarebbe sancito, e confermato poi dalla Corte Suprema, dal Secondo Emendamento della Costituzione. Che parla, con impostazione settecentesca, di “milizia ben organizzata”. Ma chi lo perora oggi sostiene che l’armamento individuale è indispensabile per difendere i “veri valori” della Nazione dai loro nemici interni. La già citata Taylor Greene si è fatta un selfie imbracciando un mitra con sullo sfondo tre deputate Democratiche socialiste del c.d. gruppo Squad della Camera (Facebook ha rimosso la foto per incitamento alla violenza)
- la bomba ad orologeria innescata dalle nomine di Trump alla Corte Suprema è deflagrata nel giugno 2022, quando la maggioranza ormai reazionaria dei giudici ha riaffidato ai singoli Stati la materia dell’aborto, ribaltando la sentenza del 1973 che aveva cancellato il reato a livello federale. Gli USA sono tornati perciò ad essere un Paese a macchia di leopardo in cui in 13 Stati (quasi tutti del Sud e del Centro) l’aborto è ora vietato, qualunque ne sia la motivazione. In altri Stati, come nella recente legge in Florida, deve avvenire entro le prime 6 settimane di gestazione (15 settimane in caso di stupro o incesto ratificato da indagine della polizia). Il prossimo obiettivo della ventata revanscista è una legge federale che, col riconoscimento della personalità fetale, vieti l’aborto a livello nazionale e lo equipari ad un omicidio, colpendo chi lo fa, chi lo pratica ed anche chi lo consiglia
- nel 2003 la Corte Suprema aveva invalidato le leggi di 13 stati che consideravano reato, anche se tra adulti consenzienti, quella che era definita sodomia. La situazione attuale non è certo rosea: crescono misoginia ed omofobia militante con raid di consistenti gruppi fascisti come Patriot Front e Proud Boys contro persone e comunità LGBTQIA+. I Proud Boys, nel dibattito elettorale con Biden, erano stati citati da Trump: “Stand back and stand by” (Calmi! Ma state in allerta!). Il 6 gennaio 2020 erano presenti, con altri suprematisti bianchi, nell’assalto del Parlamento a Washington
- nel primo film antimaccartista di Hollywood (nel 1956), “Al centro dell’uragano”, la censura di libri “antinazionali” di una biblioteca porta infine al suo incendio. Nelle scuole degli Stati Uniti l’incendio è in corso: i distretti scolastici conservatori eliminano i testi di storia e di scienze che, ad esempio, non prevedono il creazionismo, oppure che citano testi marxisti o similari, o scelte personali sessuali o la “teoria critica della razza”
- l’ideologia liberista dello sgocciolamento (diminuendo le tasse ai ricchi qualche briciola ricade poi anche sui poveri) comporta il taglio ulteriore lo Stato Sociale. Se la sinistra statunitense (a partire da Sanders) sostiene un’estensione delle tutele per i meno ricchi, il GOP, nuovamente in maggioranza alla Camera, intende ridurre la portata del Welfare State (in una Nazione in cui almeno 35 milioni sono in povertà e più di 30 milioni non hanno assistenza sanitaria)
- negli Stati Repubblicani i diritti collettivi dei lavoratori sono ostacolati da leggi right-to-work (diritto al lavoro!) che contrastano i Sindacati
- il GOP attua nei “suoi” Stati ostacoli al voto delle minoranze e ridisegna i collegi elettorali (il c.d. gerrymandering) per depotenziare il voto ai Democratici
- “il carbone ci è stato donato da Dio: E’ un peccato non utilizzarlo”, “Il cambiamento climatico è un’invenzione”. Con premesse simili, Trump fece uscire gli USA dai (già insufficienti) accordi di Parigi del 2016 sul clima (in cui Biden è rientrato). Un altro scontro si profila sulla transizione all’auto elettrica, in un Paese di vaste distese, suburbi sempre più isolati, benzina a poco prezzo
- la gran parte del GOP è stato contraria alle iniziative prese per affrontare collettivamente il Covid.
La Corte Suprema vietò dopo la Guerra Civile ogni secessione di Stati, per cui la strada di una uscita consensuale dalla Federazione è ostruita. Ma negli USA è presente da sempre una cultura antistatale che idolatra la libertà personale e l’autonomia delle singole comunità. Alle poche “comuni” dell’epoca hippie, che si ricollegano al libro “Walden, ovvero vita nei boschi”, si contrappongono oggi collettività rinchiuse su loro stesse (più di 150.000 città private-fortino con propri servizi e leggi, dove vivono 30 milioni di persone). Molte delle quali realizzate sulla base di pulsioni destrorse antisistema.
Grandi differenze politiche si ritrovano in quasi tutti gli Stati del mondo. La discesa in campo di Trump le ha enfatizzate ma non sono certo nate con lui. La particolarità statunitense sta sia nella fortissima polarizzazione, che sembra ormai impedire la coabitazione sotto lo stesso tetto statale, se pur in versione federale, sia nel diffuso sentimento anticentralista, ché per molti lo Stato è quasi l’immagine del comunismo.
La Nazione che ha contribuito a distruggere grandi Stati federali europei come l’Impero austroungarico, l’Unione Sovietica e la Jugoslavia si potrebbe porre adesso il problema di una propria secessione? E come? A macchia di leopardo, come la Bosnia Erzegovina? O per grandi aree geografiche? E chi si terrebbe l’enorme potenziale di armi, anche atomiche, degli USA? Visto che la maggioranza dei siti militari è concentrata nel Sud, negli Stati delle pianure e delle Montagne Rocciose. I futuri Stati omogenei ideologicamente, con una maggioranza blindata dal voto uninominale che non dà rappresentanza politica alle minoranze (per grandi che siano), porteranno a migrazioni alla ricerca di “propri simili” in altri luoghi degli ex USA?
Quanto sopra è solo uno scenario. Chissà se, e quando, avverrà.
O forse la secessione è già lentamente in atto?