Pubblichiamo il contributo della docente palermitana Gilda Terranova, la quale prende spunto dalla recente inchiesta giudiziaria sulla gestione dei fondi-PON, per andare oltre – con alcune  considerazioni – la vicenda che vede al centro dell’indagine la preside del plesso scolastico dello ZEN 

 

No, non la conoscevo

No, non la conoscevo la preside dello ZEN.

No, non la conoscevo Daniela Lo Verde, agli arresti domiciliari da ieri in seguito agli esiti de  “La coscienza di ZEN-O”(plauso alle forze dell’ordine per aver citato Svevo con tale ironia!)

No, non la conoscevo, rispondo agli amici che hanno i figli nelle scuole private perché la scuola pubblica vicino casa fa schifo si sa e soprattutto non serve a diventare classe dirigente.

No, non la conoscevo rispondo ai parenti del nord che leggono spesso con stupore, talvolta con sconcerto e non a torto i fatti di Sicilia.

No, non la conoscevo, rispondo all’amica psicologa con cui parlo di scuola ogni giorno, da prospettive diverse.

No, non la conoscevo, rispondo all’amico scappato da Palermo tanto tempo fa che non ha ancora elaborato il lutto né smaltito il rancore e telefona sempre in giornate così. 

No, non la conoscevo ma per puro caso, rispondo. Beninteso!

Si, perché non è capitato dato che per chi ha fatto tanto precariato nei quartieri più disparati di Palermo come me sarebbe normale il contrario.

Il Borgo Vecchio ce l’ho, il Villaggio (Villaggio Santa Rosalia per i non palermitani) ce l’ho, la Kalsa ce l’ho, lo ZEN mi manca.

Non l’avevo conosciuta nemmeno a settembre, quando per Lo Zen book festival, ero stata in una scuola dello Zen ma quell’altra, non la Giovanni Falcone ma la Leonardo Sciascia. 

Voi la conoscete quella scuola, quel festival? Voi la conoscete la biblioteca di Giufà, lo Spazio Donna Zen, il Carnevale Sociale, i laboratori di artigianato e sartoria che ci sono nelle scuole dello Zen, il Mediterraneo antirazzista? I nomi delle strade? C’è anche Via Costante Girardengo come in una canzone di De Gregori!

Vi bastano gli articoli di giornale in cui le parole non cambiano mai e i bravi insegnanti o i bravi presidi non basta che siano bravi e che facciano bene il proprio mestiere, ma per avere appeal devono essere missionari, di frontiera, di trincea e che nella maggior parte dei casi scrivono dello Zen solo quando ci sono i blitz per spaccio anche di minorenni e che poi quando devono raccontare il fare scuola o il fare rete di tante e tanti ogni giorno faticano perché sono temi che acchiappano di meno.

Voi lo sapete quanto pesa alle scuole, ai singoli che non ci lucrano sia chiaro, essersi trasformate in progettifici per raschiare il barile e garantire di più a chi ha di meno come prevede la Costituzione e quanto sarebbe stato più degno di un paese normale avere finanziamenti solidi e stabili, investire davvero come gli altri paesi europei su scuola e cultura?

Voi lo sapete cosa ha fatto la scuola insieme al terzo settore e a singoli volontari durante la pandemia?

Mentre le altre istituzioni erano assenti o in ritardo molto ritardo, c’era anche la distribuzione dei viveri nelle palestre in una situazione di povertà quasi da dopo guerra e di rara solitudine di centinaia di bambini che vivevano in case “a rischio” e in questo caso la dicitura che per le scuole è ormai abusata ci stava proprio.

Per tutta la giornata di ieri mentre pensavo che, comunque vada questa vicenda -e amara è amara assai- sarà un boomerang per chi di professione getta fango sulla scuola e sulla città e per chi fa di tutta l’erba un fascio, chissà chi per primo cavalcherà l’arresto della preside con le mani in pasta (dati anche i presunti furti dalla mensa ma va ancora dimostrato dai processi sebbene le intercettazioni e i video depongano molto male ma restiamo garantisti e non forcaioli please nemmeno in questo caso!) per portare acqua al proprio mulino, mi sono imbattuta in un post dell’USB, sindacato unitario di base, che è arrivato prima della destra e che approfitta de “La coscienza di ZEN-o” per avallare la norma anticorruzione MIUR che prevede la rotazione dei dirigenti che sono nelle scuole da molti, secondo loro troppi anni.

Ma come? Non avevamo tanto parlato dei patti educativi scuola-territorio (in pandemia su questo fiorivano articoli illuminati e webinar di ogni genere e tipo) e dell’importanza di restare a lungo nelle scuole più difficili per capire in profondità i bisogni e le urgenze dei quartieri più fragili? Non si era costruito in questa direzione (e credo sensatamente)? Che fare? Approfittiamo ” de “La coscienza di ZEN-O” e della preside Lo Verde che faceva ieri “scruscio” come baluardo dell’antimafia e oggi come emblema di illegalità per ripartire sempre da zero? Allo Sperone come alla Kalsa e non solo sarebbe veramente tragico, non facciamo di tutta l’erba un fascio, manteniamo capacità di discernimento e di ragionamento in questi giorni più che mai!

*docente