Il 22 aprile prossimo l’ONU celebra la Giornata della Terra 2023. Tutti gli indicatori mostrano l’entità del disprezzo che i più potenti dominanti del mondo, soprattutto quelli “occidentali”, hanno per la Terra e i suoi abitanti (umani e non).
Prendiamo, innanzitutto, il disastro ecologico e sociale di cui i Paesi più ricchi sono i principali responsabili: crescente scarsità di acqua buona per l’uso umano, centinaia di fiumi e laghi importanti stanno morendo, avvelenamento degli oceani, deforestazione, degrado/erosione del suolo, perdita di biodiversità, riscaldamento dell’atmosfera… Inoltre, da anni denunciamo l’accaparramento delle terre da parte delle grandi multinazionali private del capitalismo globale coloniale e predatorio e le sue nefaste conseguenze, come la militarizzazione dei beni comuni naturali e la finanziarizzazione della natura.
E che dire dei quasi 4 miliardi di persone senza copertura sanitaria, dei 2,1 miliardi di persone senza acqua potabile e dei 4,2 miliardi di persone senza accesso regolare e sicuro all’acqua potabile durante l’anno; del miliardo di bambini, quasi la metà dei bambini del mondo, ad alto rischio climatico. Entro il 2040, 1 bambino su 4 vivrà in aree ad alta scarsità d’acqua; dell’ 1,7 miliardi di persone prive di un riparo di base; dei 650 milioni di lavoratori nel mondo che vivono in condizioni di estrema povertà (meno di 3,2 dollari al giorno); dei 3,6 miliardi di persone che costituiscono la metà della popolazione mondiale più povera e hanno la stessa ricchezza dei 12 miliardari più ricchi del mondo!
Questa è la Terra data all’Umanità in eredità da parte dei dominanti che osano ancora pretendere di governare il pianeta.
Questo disastro integrato della vita, è vissuto dai dominanti come un fenomeno inevitabile del progresso, altresì legato, dicono, al lato perverso della natura umana. Che mistificazione! Non si può dire che gli abitanti della Terra non abbiano lottato contro questa presunta inevitabilità dell’ingiustizia sociale globale negli ultimi 150 anni. D’altra parte, sono riusciti ad imporre molti cambiamenti a favore di una società più giusta e rispettosa della vita. Tuttavia, dalla fine degli anni ’70, sono stati pubblicati innumerevoli rapporti delle Nazioni Unite e di altre istituzioni internazionali che mostrano un intollerabile peggioramento delle disuguaglianze sociali anche all’interno dei cosiddetti Paesi ricchi e l’enorme divario in termini di poteri decisionali tra i gruppi sociali dominanti e ii miliardi di persone escluse con disprezzo e indifferenza dalla partecipazione alle decisioni riguardanti la vita collettiva. Si veda , proprio in queste settimane, l’ultima svolta autocratica in Francia in materia di pensioni .
Eppure l’ultimo rapporto dell’IPCC (marzo 2023) ha lasciato una piccola porta aperta alla possibilità di evitare che la temperatura media dell’atmosfera superi gli 1,5 gradi nel 2040. Il rapporto afferma che l’estinzione della vita sulla Terra può essere evitata a condizione di cambiare radicalmente il nostro sistema economico di produzione e di consumo. A tal fine, negli ultimi 25 anni, centinaia di milioni di cittadini sono scesi in piazza per chiedere un cambiamento.
Ma le classi dirigenti hanno continuato con le loro piccole e superficiali misure di aggiustamento, mitigazione e adattamento senza alcun cambiamento “essenziale”. Peggio ancora, se ne fregano della volontà dei popoli della Terra, delle loro proteste e delle loro proposte. Negli ultimi mesi, ad esempio, gli Stati Uniti hanno lanciato il loro massiccio programma di trivellazione per l’estrazione di petrolio e gas in Alaska e la multinazionale Total sta realizzando il suo mega-progetto in Africa centrale. Come se nulla fosse… Le potenze dominanti non parlano più di decarbonizzazione dell’economia mondiale nel 2050; la lotta ai pesticidi si è fermata; la salvaguardia della biodiversità è affidata a società private quotate in borsa!
Consideriamo ora la guerra globale in corso. Qui, l disprezzo per la Terra e i suoi abitanti è ancora più esplicito e cinico.
Perché da più di un anno si continua la devastazione dell’Ucraina, che ha già causato la morte di più di 100.000 persone, la fuga di più di 6 milioni di persone dall’Ucraina, la distruzione dei territori e della vita di centinaia di villaggi e piccole città dell’Ucraina orientale, e ha fomentato un odio terribile tra ucraini e russi, tra russi e americani, tra russi ed europei dei Paesi UE/NATO? Rimango stupito e preoccupato per l’enorme ondata di russofobia in Occidente messa in luce dall’invasione militare russa dell’Ucraina.
Eppure, nessun tentativo diplomatico, né le migliaia di manifestazioni pubbliche in Europa (rare negli Stati Uniti) a favore della cessazione delle ostilità e dei negoziati di pace, né gli innumerevoli appelli per la fine della guerra, compresi gli appelli ormai quotidiani di Papa Francesco (l’unico leader mondiale che non ha perso la speranza in una cessazione delle armi) non sono riusciti a cambiare di una virgola la volontà degli Stati Uniti, dei Paesi della NATO/UE, dell’Ucraina e della Russia di continuare la guerra… fino alla vittoria.
Per quanto riguarda il fallimento dei tentativi diplomatici, citiamo quanto riportato da Michel von der Schulenburg, ex alto funzionario delle Nazioni Unite, nel suo articolo di questo 17 aprile: “Tutti gli sforzi di pace intrapresi sono stati silurati dalla NATO, in particolare dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Già nella prima settimana di marzo 2022, l’allora primo ministro israeliano Naftalii Ben-net aveva cercato di ottenere un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. Secondo le sue recenti dichiarazioni, sia la Russia che l’Ucraina avevano interesse a porre rapidamente fine alla guerra. Secondo Bennet, il cessate il fuoco era “a portata di mano” grazie alle concessioni russe. Ma non è successo, perché loro (gli Stati Uniti e la Gran Bretagna) hanno bloccato il cessate il fuoco”, https://www.investigaction.net/fr/charte-des-nations-unies-la-guerre-en-ukraine-et-notre-engagement-pour-la-paix/.
La volontà di continuare fino alla vittoria non è il risultato di un’escalation sul terreno. Era presente prima dell’inizio della guerra nella strategia statunitense dperseguita dopo il 1989 (collasso dell’URSS) di espandere la NATO verso est, compresa l’Ucraina, fino ai confini con la Russia. Come è noto, la Russia aveva ripetutamente avvertito che l’adesione dell’Ucraina e della Georgia alla NATO avrebbe minato i suoi interessi fondamentali di sicurezza e che sarebbe stata superata una linea rossa. Questi avvertimenti non sono stati ascoltati. Sono stati ignorati. L’adesione dell’Ucraina alla NATO è stata sistematicamente perseguita dagli Stati Uniti e dalla NATO. Inoltre, non hanno esitato, apertamente agli occhi del mondo, a sostenere nel 2014 il rovesciamento con la forza di un presidente legittimamente eletto (secondo l’OSCE), al fine di insediare in Ucraina un governo favorevole all’adesione alla NATO.
La volontà di andare fino in fondo era presente nella mente di Putin quando la Russia ha lanciato l’invasione militare un mese dopo che l’Ucraina aveva bombardato le regioni russofone del Donbass, che avevano dichiarato la loro autonomia regionale pur rimanendo parte dell’Ucraina.
Si può correttamente affermare che la vera ragione principale (non l’unica!) che ha provocato la guerra in Ucraina e la alimenta attualmente era e rimane la volontà degli Stati Uniti, la prima potenza globale del mondo, di mantenere o addirittura rafforzare, a tutti i costi, il proprio dominio e la propria supremazia mondiale. A tal fine, gli Stati Uniti sono riusciti a sottomettere tutti i Paesi europei al loro obiettivo, E la NATO, nata originalmente come un’alleanza di difesa “regionale” (atlantica) è diventata un’alleanza militare/economica/tecnologica globale al servizio dell’egemonia mondiale degli Stati Uniti.
Mikhail Gorbaciov, l’ultimo presidente dell’URSS , mal visto dai suoi concittadini perché ha cercato di salvare l’URSS trasformandola profondamente, ha capito e anticipato il grande pericolo. Parlando pubblicamente agli Stati Uniti, Gorbaciov disse: “Non crediate che il crollo dell’URSS rappresenti una vittoria degli Stati Uniti sull’URSS, né una vittoria del capitalismo sul socialismo. Il sistema non si reggeva più sulle proprie gambe, a causa dei propri mali. L’URSS aveva bisogno di profondi cambiamenti interni”.
Purtroppo, né gli Stati Uniti né i leader russi che succedettero a Gorbaciov, né gli ucraini né gli europei hanno ascoltare l’ammonimento. Al contrario, hanno creduto alla vittoria degli Stati Uniti e del capitalismo. Così, gli Stati Uniti, sotto l’ombrello della NATO e con l’appoggio dei Paesi europei (con l’eccezione della Germania e, non inequivocabilmente, della Francia), hanno portato avanti la guerra contro la nuova Russia, ritenendo che, approfittando del suo indebolimento rispetto all’URSS, si sarebbero sbarazzati una volta per tutte della potenza mondiale rivale e avrebbero così potuto affrontare meglio la guerra contro la Cina, che, secondo gli Stati Uniti, era diventata il loro principale nemico nel mantenimento della supremazia mondiale.
La dichiarazione della guerra tecnologica contro la Cina nell’ottobre 2022 lo conferma. La posta in gioco è alta, planetaria, di grande importanza per il futuro. È l’intelligenza artificiale. Per gli Stati Uniti, la loro sicurezza militare dipende dalla sicurezza “basata sull’intelligenza artificiale”. Convinti che la loro supremazia in questo campo sarà un bene per la sicurezza mondiale, ritengono che la supremazia di altri Paesi, in particolare della Cina, sarà un disastro per il mondo, il mondo – dicono – della libertà! Che disprezzo per gli altri, e che disprezzo per la Terra e i suoi abitanti.
La realtà è che così facendo gli Stati Uniti impongono al mondo un’agenda globale incentrata sulla loro strategia globale per la supremazia mondiale, che chiamano “la guerra unica”, secondo il principio a loro caro “con noi o contro di noi”. Mentre è possibile affrontare le politiche di sviluppo dell’IA su basi più cooperative, comuni e condivise, infatuati fino al midollo dalla cultura capitalista della rivalità e del dominio del mercato, hanno scelto un atto di pirateria della vita sulla Terra che va condannato con forza, senza “ma” o compromessi.
Gli Stati Uniti sembrano disposti a tutto pur di mantenere la loro supremazia. Lo hanno dimostrato ad abundantiam. Sono l’unico Paese che ha usato la bomba atomica. Secondo i dati del Congressional Research Service statunitense, gli Stati Uniti hanno condotto 251 interventi militari in altri Paesi dalla fine della Guerra Fredda, al fine di assumere e mantenere il proprio ruolo di leadership. È l’unico Paese al mondo ad avere più di 800 basi militari al di fuori del proprio Paese (Cina e Russia ne hanno solo 3 a testa) e si è rifiutato di firmare più di 59 importanti trattati internazionali.
Ciò che è urgente e necessario in questa Giornata della Terra è una grande iniziativa politica per promuovere un mondo cooperativo (al di là del multilateralismo asimmetrico). Condivido interamente la proposta di Michel von der Schulenburg per una rapida convocazione di un incontro straordinario per la pace da parte di governi dell’America latina, dell’Asia e dell’Africa. L’incontro dovrebbe chiedere formalmente agli Stati Uniti, ai Paesi della NATO, e dell’ Unione Europea, all’Ucraina e alla Russia di cessare i combattimenti e di incontrarsi per negoziare la pace. L’incontro straordinario dovrebbe essere l’occasione per gettare le basi di un nuovo periodo di cooperazione e di pace per l’umanità e per la Terra.