Il Comune di Torino attua progetti compresi nel Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, SPRAR, poi diventato SIPROIMI e quindi Sistema Accoglienza e Integrazione, S.A.I.
Il Comune, nell’ambito del progetto Hopeland, ha fin dal 2014 trasferito risorse economiche ad un Cpia, centro provinciale per l’istruzione degli adulti, per attivare, dodici mesi su dodici, ore aggiuntive di insegnamento della lingua italiana, di sostegno e di tutoraggio didattico per le donne e gli uomini inseriti nel progetto.
Il servizio dal 2014 al 2020 ha permesso a circa 500 richiedenti asilo ogni anno di avere una offerta didattica aggiuntiva. Richiedenti asilo che hanno potuto imparare meglio e più velocemente l’italiano e le materie di studio necessarie per conseguire il diploma di “terza media”. Poi il progetto si è “inceppato”.
Nel 2021 il Cpia convenzionato, il Cpia2, ha iniziato le attività aggiuntive previste dal progetto con un ritardo di sei mesi. Nei mesi successivi ha attuato solo parzialmente le attività e coinvolto un numero limitato di fruitori sebbene abbia avuto il 50% degli 83.000 euro previsti. Per cosa sono stati utilizzati i 41.500 euro richiesti considerato che le attività didattiche organizzate sono state poco più un terzo e non la metà di quelle previste dalla convenzione?
Una situazione analoga, anzi peggiore, si è verificata nel 2022. Sarebbero state organizzate ancora meno attività. I corsi estivi, fondamentali per le finalità del progetto, per il successo scolastico degli studenti e per il loro inserimento sociale, sono stati improvvisamente annullati, senza una apparente motivazione. Da fine giugno al 31 dicembre il progetto praticamente non è esistito, addirittura privo, per quasi tutto quel periodo, di graduatorie da cui attingere i docenti e i tutor.
Quali le cause delle difficoltà? Una potrebbe essere che i bandi di selezione del personale abbiano determinato l’assegnazione di incarichi fondamentali non a esperti di “protezione internazionale” bensì ad insegnanti in servizio nella scuola scuola privi di competenze specifiche relative alle norme della “protezione internazionale”, allo status dei richiedenti asilo e alle loro concrete condizioni di vita. Una scelta dalla “logica” facile da comprendere ma che non avrebbe funzionato. Un’altra potrebbe essere la sottovalutazione dei tempi di accoglienza nel progetto dei fruitori: tempi burocratici lenti e sospensioni del servizio sono devastanti per i percorsi scolastici dei richiedenti asilo.
L’Amministrazione comunale, a novembre, ha proposto il progetto Hopeland-SAI ai tre Cpia cittadini: 390.000 euro per tre anni a partire dal 1 gennaio 2023.
Ma qualcosa sembrerebbe ancora non funzionare!
Il Cpia3 “Tullio De Mauro” non avrebbe accettato la proposta del Comune pur avendo nel proprio territorio la struttura di accoglienza, “Casa del mondo”, con il maggior numero di ospiti. Quindi non fa parte del progetto. Sarebbe interessante conoscere i motivi.
Il Cpia1 “Paulo Freire”, attuale capofila, sembra procedere a rilento. Eppure ogni ritardo è un danno per le donne e per gli uomini che dovrebbero fruire del progetto.
Nell’anno scolastico in corso nessun corso aggiuntivo e nessuna attività di sostegno all’apprendimento sono stati attivati. Situazione che penalizza soprattutto i più fragili, persone di bassa scolarità e chi ha subito traumi psicologici, che in molti casi sono stati privati della possibilità di avere l’offerta formativa prevista dal progetto prima del termine del loro periodo di accoglienza.
Sulla base degli atti sembrerebbe che i due Cpia a cui sono destinati i 390.000 euro sarebbero intenzionati a procedere con modalità simili a quelle che non hanno funzionato nel 2021 e nel 2022.
La possibilità di avere un sostegno concreto nel percorso di apprendimento della lingua italiana e per conseguire titoli di studio è uno strumento importante per facilitare ai richiedenti asilo l’inserimento sociale e lavorativo. Se spese bene le risorse economiche che il Comune di Torino ha destinato ai Cpia possono cambiare la vita di tante donne e tanti uomini.
L’Italia ha assoluta necessità di mettere in condizione di inserirsi nel mondo del lavoro e nella società chi ha ottenuto la protezione internazionale.
Avere utilizzato negli anni passati solo una parte dei 166.000 euro disponibili non è stata una buona gestione del denaro pubblico!
Non sarebbe tollerabile se i 390.000 euro previsti dal 2023 (ma sono già passati senza servizio quasi quattro mesi!) al 2025, non venissero utilizzati pienamente: l’Ufficio Stranieri del Comune di Torino, visti i precedenti, dovrebbe monitorare.