Le tensioni insorte in coda alla fiaccolata antifascista del 24 aprile e l’atteggiamento al riguardo delle forze di polizia impongono una ferma denuncia anche in vista del corteo del prossimo 1° maggio.
Martedì uno sparuto gruppo di provocatori seriali, totalmente estraneo alla manifestazione per il 25 aprile, prevaricando le associazioni dei partigiani e violando le indicazioni degli organizzatori sulla dislocazione delle forze politiche, si è intrufolato nella testa del corteo e, poi, sotto il palco con tre bandiere della Nato. L’incursione, gravemente offensiva anzitutto nei confronti delle associazioni partigiane (a cui va la nostra piena solidarietà), ha visto una risposta impropria delle forze dell’ordine che, invece di isolare i provocatori, hanno manganellato chi li contestava.
Tale atteggiamento è un segnale inquietante anche per il corteo 1° maggio, caratterizzato negli ultimi anni da interventi inutilmente violenti delle forze di polizia per impedire l’accesso in piazza San Carlo del cosiddetto spezzone sociale. In questa situazione il Coordinamento Antifascista Torinese sottolinea la necessità che, anche e soprattutto in un’occasione come quella del 1° maggio, siano garantiti i diritti e le libertà di tutte e tutti. Per questo ha chiesto alle organizzazioni sindacali (promotrici del corteo) di attivarsi presso le forze di polizia al fine di evitare interventi analoghi a quelli degli ultimi anni: «Non abbiamo mai messo in dubbio – è scritto nella lettera del Coordinamento – e non lo facciamo ora che in presenza di reati competa alle forze dell’ordine intervenire per evitarne la prosecuzione ma siamo convinti che l’esercizio delle libertà fondamentali (anche quelle di dissentire e di contestare) sia componente essenziale della democrazia e incontri il solo limite del ricorso alla violenza. Riteniamo, conseguentemente, che siano inaccettabili interventi preventivi di polizia finalizzati ad impedire ad alcuni l’accesso a piazza San Carlo (o ad altra parte del percorso del corteo) e non imposti dalla commissione di reati».