E’ notizia di qualche giorno fa: un 70enne si suicida dopo aver ucciso il figlio, una persona con una grave disabilità, la figlia e la moglie. E tutti i media in coro attribuiscono questo folle gesto alla disperazione di un padre per la sofferenza del figlio disabile. Un figlio che aveva la distrofia muscolare, viveva su una sedia a rotelle, era laureato, praticava sport (hockey) e frequentava un sacco di amici. Una persona, quindi, che non era la sua disabilità. E così un omicidio plurimo, una vera e propria strage, per il nostro apparato informativo al gran completo viene fatto passare per atto di disperazione o addirittura per un gesto d’amore.
Una scorretta descrizione di quanto accaduto non più tollerabile, come denunciano con forza dal Centro Informare un´H, intitolato a Gabriele e Lorenzo Giuntinelli: http://www.informareunh.it/, dicendo: basta descrivere le persone con disabilità come sofferenti, basta ricondurre le loro vite unicamente alla disabilità, basta privarle di identità. E basta con uno sguardo e un linguaggio che mortificano le esistenze di tante persone!
Ed è agli operatori dell’informazione (e non solo) che si rivolge il documento elaborato a più mani, redatto a cura di Simona Lancioni (che ha anche avviato di recente iniziative In memoria delle persone con disabilità uccise dai propri familiari http://www.informareunh.it/in-memoria-delle-persone-con-disabilita-uccise-dai-propri-familiari/) e reso pubblico dal Centro “Informare un’H”: “Proposta di regolamentazione delle comunicazioni pubbliche rivolta ai/alle caregiver, a chi opera nel comparto sociale, sanitario e giudiziario/giuridico, ed ai/alle professionisti della comunicazione”.
In premessa il documento auspica che quanto prima la figura del caregiver familiare possa avere il giusto riconoscimento e le necessarie ed adeguate tutele. Simultaneamente però ci si auspica che anche alle persone con disabilità siano forniti supporti e servizi pubblici di assistenza in quantità e qualità tali da mettere le stesse in condizione di scegliere se farsi supportare anche da un/a caregiver, ed eventualmente quali aspetti della propria vita condividere con questa figura. Sottolineando che se anche quest’ultima istanza non venisse soddisfatta, ci si troverebbe di fronte ad un conflitto con il diritto all’autodeterminazione della persona disabile sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, e, di fatto, renderebbe il ricorso alle cure del/la caregiver un percorso obbligato per entrambe le parti.
Nel documento si chiede che nelle comunicazioni pubbliche relative agli episodi di omicidi-suicidi attuati dai caregiver e dalle caregiver ai danni di sé stessi e della persona con disabilità a cui prestano assistenza venga fatto rilevare che le soggettività coinvolte nei tragici episodi sono due, quella del/la caregiver e quella delle persone con disabilità e che entrambe sono vittime di una violenza sistemica-istituzionale e che, quindi, entrambe le loro rappresentanze devono avere voce nella narrazione pubblica di questi eventi. Si chiede, inoltre, che venga esplicitato che la prevenzione di tali eventi possa essere conseguita solo accogliendo simultaneamente sia le legittime istanze dei/delle caregiver, sia quelle – altrettanto legittime, ma non necessariamente sovrapponibili – delle persone con disabilità.
Senza mettere in discussione il diritto della persona (anche con disabilità) a prendere libere decisioni anche sui temi del fine vita, il documento sottolinea la necessità di dover rilevare, per quanto possibile, se l’omicidio della persona con disabilità venga attuato col suo consenso oppure no, evitando che gli omicidi non consensuali e i suicidi non siano mai messi sullo stesso piano perché i primi rappresentano la più estrema violazione dei diritti umani che si possa compiere nei confronti di un individuo, mentre i secondi, pur essendo gesti terribili, si configurano come atti di disposizione di sé.
Il documento elaborato dalla Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) auspica che le caregiver, i caregiver e le persone con disabilità si mettano insieme per contrastare gli stereotipi ed i pregiudizi, purtroppo ancora diffusi, che la vita della persona con disabilità sia tragica ed indegna di essere vissuta e che – senza sminuire le innegabili violazioni dei diritti umani a cui sono esposti i caregiver, le caregiver e le persone con disabilità – dalla narrazione emerga come il lavoro di cura rappresenti, per i soggetti coinvolti, anche un’occasione di condivisione e di costruzione di relazioni autentiche e profonde, nonché di crescita personale, evitando assolutamente di veicolare messaggi che, anche solo implicitamente, mettano in discussione o in dubbio il diritto alla vita delle persone con disabilità.
Qui la “Proposta di regolamentazione delle comunicazioni pubbliche sui casi di omicidio-suicidio attuati dai caregiver e dalle caregiver ai danni di sé stessi e della persona con disabilità di cui si curano”: http://www.informareunh.it/omicidi-suicidi-proposta-di-regolamentazione-delle-comunicazioni-pubbliche/.