Nel tardo pomeriggio si è svolta alla fabbrica delle E la conferenza organizzata da Amnesty Italia
Hanno relazionato:
– Michel Forst, Relatore Speciale delle Nazioni Unite
– Francesco Martone, Portavoce della “Rete In Difesa di”
– Livio Pepino, Direttore Edizioni Gruppo Abele
– Dana Lauriola, Portavoce movimento NoTav
– Un’attivista di Ultima Generazione
– Un’attivista di XR Torino
– Gianluca Vitale
– Due attivisti colombiani
Ha moderato la collega Marina Forti.
E’ stato ricordato come le lotte a difesa dell’ambiente e della propria terra siano pericolose per chi le pratica, soprattutto in sud america. E’ stato citato Chico Mendez, ucciso nel 1988, raccoglitore di caucciù, Segretario generale del Sindacato dei lavoratori rurali di Brasiléia, sciolto nel 1976 per associazione a delinquere.
Le prime parole della redazione introduttiva di Forti già fanno comprendere la connessione tra la difesa dell’ambiente e della propria terra e la violazione dei diritti umani a danno degli attivisti.
Francesco Martone ha ricordato i morti che nel mondo sono stati uccisi perché attivisti per l’ambiente. Ha descritto le motivazioni di queste morti, coloro che si schierano in difesa della terra si mettono contro poteri economici molto forti, che ricavano enormi profitti dallo sfruttamento intensivo e distruttivo del suolo o da produzioni fortemente inquinanti. Ha inoltre sottolineato l’importanza di fare rete tra gli le associazioni anche a livello internazionale e dei pull di avvocati che s’impegnano a difendere gli attivisti.
Nei vari interventi sono stati molti i riferimenti al nuovo disegno di legge del Governo sugli imbrattamenti, di cui non è ancora noto il testo, i cui principi, trapelati nelle indiscrezioni, sono stati definiti grotteschi. La parola grottesco è più volte stata pronunciata vei vari interventi.
Un processo di criminalizzazione da parte delle istituzioni, ha dichiarato Michel Frost, che parte anche dalle definizioni che vengono attribuite agli attivisti per il clima, parole, come ecoterorista, che ovviamente filtrano a livello mediatico, che possono quindi influenzare l’opinione pubblica, distraendola dei principi per i quali gli attivisti stanno lottando. Frost ha fatto un quadro europeo, denunciando che sono in atto inasprimenti delle norme a danno degli attivisti.
Tuttavia Frost ha anche ricordato che alcuni magistrati hanno emesso condanne puramente simboliche, ad esempio 1 dollaro di multa, per chi agisce per scopi legati alla tutela ambientale. Ci sono Magistrati che hanno saputo utilizzare l’Ordinamento in modo non aggressivo.
Tuttavia emerge dalle sue parole che c’è una tendenza a criminalizzare e perseguire in modo sempre più aspro gli attivisti per l’ambiente, che semplicemente chiedono l’attuazione di politiche strutturali a salvaguardia del pianeta e della collettività.
Livio Pepino ha affrontato i sistemi di repressione del dissenso e del diritto a manifestare. Ha parlato delle zone rosse, dei pullman degli attivisti fermati e fatti ritardare in modo da non poter raggiungere in tempi utili la manifestazione. Ha sottolineato come anche in Italia si stia ricorrendo a strumenti giudiziari sempre più ad hoc, come appunto il disegno di legge sugli imbrattamenti ai beni culturali, i fogli di via utilizzati in modo sempre più estensivo, i decreti sicurezza di Salvini, la militarizzazione del territorio, che di fatto opprime i cittadini scoraggiando la libera manifestazione del dissenso.
In Valsusa i siti dei cantieri, spesso “fantasmi” come quello dell’autoporto di S.Didero, sono stati classificati come siti strategici, questo appare tanto privo di equilibrio, quanto, appunto, grottesco.
E’ stato ricordato che la disobbedienza civile è una forma di lotta.
Gianluca Vitale ha dichiarato che Torino è una zona di prima linea nella repressione del dissenso, una sorta di laboratorio. In passato molte sono state le ipotesi di reato sconcertanti che non hanno portato a condanne, ha tuttavia sottolineato che questi iter giudiziari vengono intrapresi al fine di creare un clima di criminalizzazione a danno degli attivisti. Ha ricordato come da una parte si stitia inasprendo il codice penale a danno di chi lotta per l’ambiente e dall’altro si sia prorogato di un anno lo scudo penale all’Ilva, che l’ambiente lo danneggia e inevitabilmente mette in pericolo l’incolumità dei cittadini.
Le varie attiviste intervenute hanno raccontato le esperienze repressive vissute sulla propria pelle, i procedimenti giudiziari in atto.
Un cambio di paradigma quello di stasera: gli attivisti per l’ambiente più attenzionati, ovvero NoTav, Ultima Generazione e XR, sono stati descritti non come criminali – nel caso dei NoTav addirittura un’associazione a delinquere, come il sindacato di Chico Mendez – ma come persone da proteggere dalle violazioni dei diritti umani. E dove c’è violazione dei diritti c’è concreto e preoccupante pericolo democratico oltre che un processo costituzionalmente eversivo.