Oltre un milione e 150mila adolescenti in Italia sono a rischio di dipendenza da cibo, quasi 500mila potrebbero avere una dipendenza da videogiochi mentre quasi 100mila presentano caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da Social Media, ed è diffuso anche il fenomeno dell’isolamento sociale (conosciuto come Hikikomori nella sua manifestazione clinica estrema), che riguarda l’1,8% degli studenti medi e l’1,6% di quelli delle superiori. Inoltre, proprio coloro che presentano rischio maggiore sono quelli che maggiormente dichiarano di avere difficoltà a parlare con i propri genitori di cose che li preoccupano. E’ quanto emerge dallo studio “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, frutto di un accordo tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, presentato di recente a Roma.
Qui per approfondire la Ricerca: https://www.iss.it/-/comunicato-stampa-n%C2%B023/2023-dal-cibo-ai-social-quasi-2-milioni-di-adolescenti-della-generazione-z-a-rischio-dipendenze-comportamentali .
E che le condizioni di benessere psicologico dei ragazzi di 14-19 anni siano peggiorate lo certifica anche il Rapporto BES 2022 dell’ISTAT, che sottolinea come nel 2021 il punteggio di questa fascia di età (misurato su una scala in centesimi) sia sceso a 66,6 per le ragazze (-4,6 punti rispetto al 2020) e 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020). Il Rapporto, tra le tante altre cose, evidenzia anche il miglioramento della percentuale di giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo e non impegnati in un’attività lavorativa, i NEET (Neither in Employment nor in Education and Training), sottolineando però che “sono tutte del Mezzogiorno le regioni con i valori più elevati di NEET, e sette hanno valori superiori al 20% (Sicilia 32,4%, Campania 29,7%, Calabria 28,2%, Puglia 26,0%, Sardegna 21,4%, Molise 20,9%, Basilicata 20,6%)”. E il divario Nord- Sud attraversa tutto il Rapporto BES 2022.
Qui il Rapporto Benessere Equo e Sostenibile 2022:
https://www.istat.it/it/files//2023/04/Bes-2022.pdf .
Ritornando alle dipendenze e nello specifico alla dipendenza patologica da internet, i dati evidenziano che: il 2,5% del campione presenta caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da social media (circa 99.600 studenti), percentuale che nel genere femminile raggiunge il 3,1% nelle studentesse di 11-13 anni e il 5,1% nelle studentesse di 14-17 anni; il rischio di disturbo da uso di videogiochi vede coinvolto il 12% degli studenti (circa 480.000 studenti italiani); il genere maschile è più colpito, con la percentuale che arriva al 18% negli studenti maschi delle secondarie di primo grado e al 13,8% negli studenti delle superiori (contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle scuole superiori per le femmine); rispetto all’età, la percentuale di rischio maggiore si rileva nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori; i fattori associati sono la depressione moderatamente grave o grave, con un rischio di 5,54 volte maggiore nei ragazzi di 11-13 anni e 3,49 nei ragazzi 14-17 anni e un’ansia sociale grave o molto grave, con un rischio di 3,65 volte maggiore rispetto alla media nei ragazzi di 11-13 anni e 5,80 nei ragazzi 14-17 anni; gli studenti di 11-13 anni con un rischio di Social Media addiction dichiarano una difficoltà comunicativa con i genitori nel 75,9% dei casi (questa percentuale scende al 40,5% in chi non presenta il rischio).
La dipendenza da Internet si riferisce a qualsiasi comportamento compulsivo correlato alla rete che provoca difficoltà nello svolgimento dell’attività lavorativa, nei rapporti affettivi, interferendo con lo svolgimento delle attività quotidiane. Per prevenire la dipendenza da internet, promuovere percorsi educativi e favorire il trattamento dei comportamenti compulsivi è stato messo a punto il progetto Rete senza fili, coordinato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute e il coinvolgimento di 7 Regioni. Il progetto si propone di informare sul pericolo dell’uso eccessivo di Internet e degli strumenti tecnologici (social media, videogiochi, Internet), migliorando le competenze dei ragazzi (life skill) e favorendo l’accesso dei soggetti a rischio ai servizi sociosanitari: https://retesenzafili.it/. Sul sito è possibile anche scaricare alcuni manuali utili: https://retesenzafili.it/manuali-download/.
Di recente l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato la prima mappatura geolocalizzata delle risorse territoriali (che comprende sia i servizi pubblici sia le strutture del privato sociale) che si occupano di dipendenza da internet. Si tratta di 102 centri dove curarsi nei quali operano 358 professionisti, soprattutto psicoterapeuti (30%), assistenti sociali (16%), educatori professionali (15%) e medici psichiatri o neuropsichiatri (15%). L’accessibilità ai servizi è gratuita nell’88% dei casi, tramite ticket nel 10% dei casi e tramite altri accessi nel 2% dei casi. Con l’ultimo aggiornamento dei dati si evidenzia anche in questo caso un divario Nord- Sud: la maggiore concentrazione la troviamo nelle regioni del Nord (38 Centri solo in Lombardia), che ospitano il 65% dei servizi, seguite dalle regioni del Centro con il 27% dei servizi (12 nelle Marche) e dalle regioni del Sud e delle Isole con il 9% dei servizi (4 in Sardegna). Gli utenti in carico dichiarati sono 3.667, soprattutto maschi (75%), la fascia d’età presa in carico più frequentemente (22,9%) è quella compresa tra i 15 e i 17 anni e il primo contatto è quasi sempre da parte dei genitori. Per quanto riguarda gli strumenti di diagnosi, il 96% dei servizi utilizza il colloquio clinico, il 58% la testistica standardizzata e il 51% le scale di personalità. I percorsi di trattamento offerti sono caratterizzati prevalentemente da un approccio multimodale integrato, che vede nell’intervento di sostegno psicologico al paziente (93%) quello maggiormente proposto, a seguire la psicoterapia individuale (91%) e l’intervento di sostegno psicologico ai familiari (82%), l’intervento psicoeducativo individuale (73%) e la psicoterapia familiare (68%). La maggior parte delle risorse territoriali, il 91%, è in grado di rispondere alla domanda relativa al trattamento anche di altre dipendenze comportamentali, in particolare da gioco d’azzardo (69%) e shopping compulsivo (20%) e sex addiction (20%). Il 72% dei centri prende in carico utenti anche per le dipendenze da sostanze legali (soprattutto alcol e nicotina, rispettivamente 86% e 46%) e il 69% per dipendenze da sostanze illegali. Tra queste ultime il 65% per abuso di cannabinoidi e cocaina.
Qui la Mappa interattiva delle risorse territoriali: https://dipendenzainternet.iss.it/.