Sabato 25 marzo il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che sono in corso preparativi in Bielorussia per accogliere un dispiegamento di armi nucleari russe. Sebbene al momento non vi sia la prova di presenza sul territorio di testate, Putin ha affermato che la Russia ha fornito alla Bielorussia missili a capacità nucleare e che dalla prossima settimana inizierà l’addestramento di personale bielorusso per il loro utilizzo. Ha inoltre annunciato che fino a 10 aerei bielorussi sono già predisposti per l’utilizzo di queste armi e che entro luglio verrà completata la costruzione in Bielorussia di un deposito per le testate nucleari.
La decisione annunciata da Putin, che rende più probabile l’utilizzo di armi nucleari, è stata immediatamente condannata dalla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017) e dalle sue aderenti italiane Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo.
Nel fare questo annuncio Putin ha citato come modello il dispiegamento di armi nucleari da parte degli Stati Uniti in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia: “In pratica stiamo facendo quello che loro fanno da un decennio. Hanno alleati in alcuni Paesi e addestrano le loro portaerei, addestrano i loro equipaggi. Noi faremo la stessa cosa. Si tratta esattamente di ciò che Alexander Grigoryevich (Lukashenko) ci ha chiesto”.
Questi annunci seguono sia l’emendamento voluto dal Presidente bielorusso Lukashenko alla Costituzione della Bielorussia al fine di rimuovere la clausola che lo rendeva Paese libero da armi nucleari sia le dichiarazioni dello stesso Lukashenko favorevoli al ricevimento di armi nucleari russe.
Il dispiegamento di armi nucleari in altri Paesi, cui si fa riferimento con la definizione di “condivisione nucleare” (“nuclear sharing”), rende più complicato il processo decisionale legato ad ordigni nucleari e aumenta il rischio di errori di calcolo, di comunicazione e di incidenti potenzialmente catastrofici. Il Trattato internazionale sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) vieta esplicitamente di ospitare sul proprio territorio armi nucleari di un altro Paese e il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) vieta il trasferimento di armi nucleari a un Paese che non ne dispone. In caso di adesione al TPNW uno Stato avrebbe 90 giorni di tempo per rimuovere le armi nucleari dal proprio territorio.
Così come la presenza di testate nucleari statunitensi in cinque Paesi europei aumenta il rischio nucleare, lo stazionamento di testate russe in Bielorussia aumenterebbe la minaccia di una guerra. L’esistenza di tali arsenali (e di una minaccia al loro utilizzo) mette infatti popolazioni in grave pericolo e non esiste al mondo un meccanismo di risposta umanitaria in grado di gestire le conseguenze di una guerra nucleare.
Daniel Högsta, direttore esecutivo ad interim della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons ICAN, ha dichiarato: “Finché Putin avrà armi nucleari, l’Europa non potrà essere al sicuro. Putin giustifica questa proposta, che configura una pericolosa escalation, con i decenni di condivisione nucleare della NATO. Finché i Paesi continueranno a considerare le armi nucleari come qualcosa di diverso da un problema globale, ciò contribuirà a dare a Putin la copertura per trovare scuse a questo tipo di comportamento”.
L’attivista bielorussa per i diritti umani e leader dell’opposizione Sviatlana Tsikhanouskaya ha dichiarato che “il dispiegamento di armi nucleari tattiche da parte della Russia in Bielorussia viola direttamente la Costituzione della Bielorussia e contraddice con evidenza la volontà del popolo bielorusso di assumere lo status di Stato non nucleare, espresso nella Dichiarazione di sovranità statale della Bielorussia del 1990″. Tsikhanouskaya ha esortato “la comunità internazionale a chiedere alla Russia di fermare questo dispiegamento minaccioso”.
Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica (in linea con la Campagna internazionale ICAN) condannano le decisioni annunciate dalla Russia di Putin e chiedono al Governo della Bielorussia di rifiutare tale piano di dispiegamento. Nel contempo auspicano che Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia possano chiedere il ritiro delle testate nucleari statunitensi dai propri territori come primo passo verso una ratifica del Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari TPNW. I Paesi che sono seriamente intenzionati a ridurre la minaccia delle armi nucleari dorvrebbero firmare il TPNW per condannare in modo completo queste armi e, cosa fondamentale, per renderne meno probabile l’uso.
La fine del programma di “Nuclear sharing” è uno degli obiettivi intermedi della campagna “Italia, ripensaci” (che punta a coinvolgere il nostro Paese in percorsi di protagonismo per un concreto disarmo nucleare) già sostenuta da centinaia di Enti Locali e dalla maggioranza dell’opinione pubblica italiana, come dimostrano da numerosi sondaggi d’opinione negli ultimi anni.