“È importante far conoscere la verità”, Luisa Morgantini presidente di AssopacePalestina è categorica sulla questione palestinese.
Con il ciclo di eventi a sostegno dell’iniziativa #SaveMasaferYatta, l’associazione presieduta dalla già vicepresidente del Parlamento Europeo promuove a marzo sei conferenze in altrettante città e località italiane. È una significativa occasione di approfondimento riguardante la crisi umanitaria e politica nei Territori Occupati da Israele da più di cinquant’anni. Soprattutto, si tiene all’indomani dell’ulteriore aggravarsi dei fenomeni violenti in Palestina, nell’evidente disinteresse generale del mondo occidentale assorbito com’è dalla narrativa contemporanea di gran parte dei media concentrati solo su altri eventi geopolitici internazionali.
Intanto, però, non si è mai arrestata la dinamica oppressiva a carico del popolo palestinese e Masafer Yatta è teatro di una delle crisi territoriali più acute che si stanno vivendo in Cisgiordania.
Si tratta di un’area collinare estesa per poco meno di 40 chilometri quadrati a sud di Hebron e in cui circa 3mila palestinesi sono a rischio evacuazione dalle loro terre per tradizione destinate ad attività agricole e di pastorizia.
Il territorio di Masafer Yatta rientrerebbe nello Stato di Palestina all’interno dei confini disegnati dall’ormai avvizzita Green line e che però, a seguito dell’occupazione israeliana del 1967 e degli accordi di Oslo, è incluso nell’area C cisgiordana, vale a dire quella sotto il controllo sia amministrativo che militare da parte di Israele.
Dagli anni Ottanta, noncurante delle esplicite norme di diritto internazionale che proibiscono alla parte occupante l’espulsione di una popolazione residente nella propria terra adibendola a una sorta di vasto poligono di tiro, l’esercito israeliano ha dichiarato Firing Zone 918 il territorio di Masafer Yatta dedicandolo a operazioni di esercitazione militare. Una destinazione d’uso che in realtà malcela il fine di espulsione palestinese in favore dell’espansione di insediamenti coloniali israeliani.
“Bisogna far conoscere ciò che veramente succede nei Territori Occupati di Cisgiordania e Gaza. Masafer Yatta è importante perché è un’area dove vivono persone trattate in modo disumano, crudele e soprattutto lesivo dei loro diritti di autodeterminazione e libertà nelle proprie terre”, sostiene Morgantini.
“La zona C – continua la presidente di AssopacePalestina – è da tempo considerata dagli israeliani zona di annessione. A maggior ragione adesso con un governo formato da esponenti di estrema destra e fondamentalisti religiosi per cui quella terra sarebbe di pertinenza israeliana per diritto divino”.
Dopo decenni di contenziosi giudiziari tra i legali difensori dei diritti palestinesi di Masafer Yatta e lo Stato di Israele, la Corte Suprema israeliana ha reso esecutiva nel maggio dello scorso anno una sentenza definitiva di sgombero dell’area. Il che ha dolorosamente acuito le tensioni sul territorio con la quotidiana aggressione militare e dei coloni provenienti da insediamenti e avamposti illegali che ormai circondano l’area in questione.
“Questa sentenza, che autorizza quello che per diritto internazionale è un vero e proprio crimine di guerra, per fortuna non viene ancora attuata grazie alla mobilitazione diplomatica e al coinvolgimento di attivisti, gruppi e associazioni della società civile tra cui vale la pena segnalare l’impegno svolto da B’Tselem organizzazione israeliana apertamente anticolonialista. Da molti anni organizziamo numerosi viaggi nei Territori Occupati per ‘andare a vedere coi propri occhi’ ciò che accade. Ora, con il ciclo di eventi dei prossimi giorni consentiamo a chi è qui nel nostro Paese di ascoltare la testimonianza dei diretti interessati. Con non poche difficoltà siamo riusciti a organizzare l’arrivo di una delegazione costituita da tre rappresentanti del popolo di Masafer Yatta. Nelle varie città e sedi individuate, saranno con noi Nidal Younes sindaco dell’intera comunità, Abu Subha dirigente scolastico in uno degli otto villaggi a rischio sgombero e, infine, Eid Hazelin, attivista fotografo”.
Già, perché fotografia e videoriprese con le loro immagini, amplificate nella loro potenza dalla divulgazione attraverso i canali social, offrono cruda testimonianza delle continue vessazioni e dei brutali abusi perpetrati da coloni fanatici con occupazioni di suolo, sradicamento di coltivazioni e piante, furti e uccisione di bestiame, danni a cose e agli inermi contadini di Masafer Yatta. Si tratta di incursioni paurose e violente, anche notturne, per le quali l’esercito israeliano chiamato a intervenire al fine di neutralizzarle si trova invece spesso e volentieri a spalleggiarle.
“A Masafer Yatta, ogni giorno si assiste a invasioni di coloni che attaccano i pastori palestinesi costretti peraltro a vivere nelle caverne perché non appena costruiscono qualcosa, finanche un umile servizio igienico, questo viene distrutto dai soldati. In zona C, i normali residenti palestinesi non possono costruire niente. Neppure per sopraggiunte esigenze abitative dovute alla formazione di nuovi nuclei familiari o nel caso di nascite”, sottolinea Morgantini.
In uno scenario così doloroso, dal futuro così incerto e in un contesto ambientale già impervio per natura e ora svantaggiato dall’occupazione israeliana con pochi e inadeguati sistemi viari e di trasporti, è arduo immaginare crescita culturale e diritto a studi superiori. Cionostante, AssopacePalestina che si è costituita durante la seconda Intifada promuove il sostegno alla frequenza universitaria per i giovani del posto. “Vado in Palestina dall’86, dapprima autonomamente o con altri attivisti e poi con l’associazione che presiedo – ricorda Luisa Morgantini. Nel corso di un viaggio con Assopace ad At-Twani, una delle località principali in Masafer Yatta e dove peraltro opera meritoriamente Operazione Colomba, un ragazzo mi chiese concreto aiuto a frequentare corsi universitari a lui inaccessibili per le nulle risorse economiche. Decidemmo perciò dal 2014 di sostenere nove ragazzi del villaggio desiderosi di iscriversi alle università di Yatta e Hebron. Oggi, uno dei ragazzi segue un master post lauream in Turchia. Normalmente, questi giovani sono coinvolti in studi di diritto internazionale o riguardanti discipline medico-sanitarie: ambiti di enorme importanza per la loro comunità. Ma abbiamo persino uno studente in Letteratura Inglese: bello, no? Da quando è stato attivato questo specifico progetto, abbiamo giovani che hanno conseguito la laurea, altri che continuano gli studi. C’è anche qualcuno che non ce l’ha fatta perché è estremamente complicato seguire i corsi, svegliarsi alla buon’ora per portare le pecore al pascolo e presiedere e difendere i pochi ed essenziali beni dalla violenza quotidiana dei coloni”.
Crescita e sviluppo culturale, ancorché impensabili date le condizioni, rappresentano uno stimolo assai efficace alla continuazione della resistenza non violenta da anni messa in atto dai comitati popolari di Masafer Yatta.
Purtroppo, le condizioni politiche determinatesi con l’insediamento del nuovo governo Netanyahu configurano scenari tutt’altro che promettenti per i palestinesi in generale, non soltanto per quelli di Masafer Yatta.
“Non c’è nessuna speranza – ammette Luisa Morgantini – di passi in avanti verso un assetto di pace e autodeterminazione palestinese con il governo attuale che in Smotrich e Ben-Gvir trova ministri oltranzisti in posti chiave del potere e delle politiche che direttamente incidono sulla vita, si potrebbe dire la morte, dei palestinesi. E nemmeno nutro molte speranze in una comunità internazionale politicamente oscena, complice dell’operazione militare di apartheid e colonizzazione ma anche della crudeltà con cui vengono trattati i palestinesi. Per contro, una speranza concreta è, come dico da tempo, l’implosione della società israeliana. A tal proposito, qualche segnale si coglie dai massicci movimenti di protesta interna che a ritmo settimanale vediamo da qualche tempo in piazze gremite a Tel Aviv e in altre località israeliane in aperto conflitto e dissenso con l’operato dell’esecutivo diretto da Netanyahu”.
Dall’inizio del 2023, si contano già quasi 70 palestinesi assassinati. Raccontare la verità sulla Palestina nutre e rafforza la speranza di chi soffre e lotta per la giustizia e la propria autodeterminazione.
Se per Eraclito “gli occhi sono testimoni più affidabili delle orecchie”, le testimonianze dei protagonisti di Masafer Yatta in visita nel nostro Paese meritano di esser, oltre che viste, anche ascoltate.
Il ciclo di conferenze SaveMasaferYatta, organizzate da Assopace seguirà il seguente calendario:
13 marzo Roma,14 marzo Bologna,15 marzo Firenze,16 marzo Parma,18 marzo Ponte in Valtellina,
20 marzo Torino,21 marzo Milano
https://www.assopacepalestina.org/
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(Pasquale Liguori)