Una strage drammatica a pochi metri dalle coste italiane, sulla spiaggia di Steccato di Cutro, in Calabria e un naufragio annunciato in acque internazionali, nella zona Sar libica: 86 morti di cui 35 minori e bambini e un numero imprecisato di dispersi nel primo caso, 30 dispersi e 17 persone recuperate dal mare nel secondo. E’ questo il tragico bilancio di questi ultimi 20 giorni.
Un bilancio che pesa come un macigno sulla coscienza dei governi europei, che anziché soccorrere persone in evidente pericolo di vita, hanno preferito attendere ore preziose, attivare operazioni di polizia anziché di soccorso, provare ad allertare la cosiddetta Guardia Costiera libica, insomma guardarli morire.
Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima: dal 2014 sono 26.000 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale a causa dell’inazione dell’Europa, della mancanza di operazioni di ricerca e soccorso governative strutturate, di accordi criminali fatti con Paesi illiberali e instabili dove i diritti umani e la vita sono violati sistematicamente.
Da sette anni Open Arms è in mare e denuncia le omissioni di soccorso, i respingimenti per procura, i naufragi, la mancanza di coordinamento in mare, il silenzio delle autorità alla richiesta di informazioni. Per questo siamo stati criminalizzati, fermati, ispezionati, indagati e ogni volta assolti. Le navi umanitarie sono state in questi anni l’unico presidio di legalità e rispetto delle convenzioni internazionali, l’unica tutela contro le derive violente dell’esternalizzazione delle frontiere, di una politica insufficiente che non è stata in grado di trovare soluzioni dignitose per chi fuggendo da situazioni di pericolo chiedeva di essere accolto in Europa.
Venerdì 24 marzo si terrà a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone, una nuova udienza del processo a carico dell’ex Ministro dell’Interno e attuale Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, durante la quale verrà sentito come testimone il fondatore di Open Arms, Oscar Camps.
Chiamati a testimoniare anche: il Dr. Oliva e il Dr. Pellegrino della Marina militare, i consulenti della Procura, Ingegnere Magazzù e Ingegnere Megna, due periti chiesti dalla difesa, il Dr. Vittorio Alessandro, ex portavoce Guardia Costiera chiamato a testimoniare da Legambiente, il Dr. Sandro Gallinelli, Contrammiraglio in congedo, per Open Arms.
Un’udienza particolarmente importante quella del 24, non solo perché si terrà dopo due naufragi che hanno profondamente scosso l’opinione pubblica e hanno tragicamente riportato il tema sulle prime pagine di tutti i giornali, ma anche perché sarà l’occasione per capire meglio cosa prevede il diritto internazionale che regola il soccorso in mare, quali sono stati e sono ancora oggi gli obblighi dei governi e delle navi in mare di fronte a vite in pericolo, quali le mancanze e inefficienze che continuano a contraddistinguere i comportamenti delle autorità.
Vogliamo ricordare che proprio nelle precedenti udienze del processo è emerso un fatto inquietante su quei primi giorni dell’agosto del 2019: un sottomarino della Marina militare, il sottomarino Venuti, si trovava nelle vicinanze della nostra imbarcazione durante il primo soccorso effettuato dalla Open Arms e anziché intervenire e coordinare o supportare i nostri soccorritori, si è limitato a filmare la nostra operazione per raccogliere materiale utile a non si sa bene quale scopo. Con i nostri legali abbiamo chiesto all’Autorità giudiziaria di verificare se ci sia stata una condotta omissiva o negligente.
Ricostruire i fatti di quei giorni sarà dunque utile a comprendere meglio la catena di responsabilità che in questi anni ha fatto sì che il Mediterraneo divenisse la più grande fossa comune del mondo. Le bare bianche che abbiamo visto in fila al Palamilone di Cutro sono idealmente quelle di tutti i bambini e le bambine, le donne e gli uomini che giacciono in fondo al mare e di cui non si ha più traccia, sono l’emblema di anni di stragi frutto di precise scelte politiche che noi condanniamo.
“Non si tratta solo della mancanza di principi e valori umani, né del grado di manipolazione di alcuni media; è importante comprendere bene di che pasta sono fatti alcuni politici recidivi che hanno la responsabilità politica delle morti in mare” ha dichiarato Oscar Camps, Fondatore Open Arms.
Questo processo sarà l’occasione per giudicare questi anni bui della storia democratica europea. In quell’aula di tribunale, così simbolica, porteremo idealmente con noi i nomi e i volti di tutte le persone che hanno perso la vita in mare e di tutte quelle che sono riuscite a salvarsi e a costruirsi una vita in pace.