L’abietta struttura per la detenzione di persone penalmente innocenti, di stranieri destinati al rimpatrio, è stata chiusa per i danni subiti
Come era prevedibile il CPR di Torino è stato chiuso dopo che la sua capienza è stata ridotta a 7 posti in seguito alle rivolte dei detenuti.
La consigliera Ravinale di maggioranza (Sinistra Ecologista) ha dichiarato in un comunicato che per la ristrutturazione è stato preventivato un ammontare di più di 1 milione di Euro.
“Questa mattina insieme alla maggioranza in Consiglio Comunale, nel corso della Commissione Legalità presieduta da Luca Pidello, abbiamo deciso di chiedere formalmente al Ministero dell’Interno una cosa semplice, che noi ripetiamo da tempo: che non riapra mai più, che a Torino non ci sia spazio per una così dolorosa e insensata privazione della libertà e dei diritti” ha dichiarato Ravinale in accordo con la cittadinanza che ne chiede da tempo la chiusura definiva.
Sia Sinistra Italiana, di cui Ravinale fa parte, che Unione Popolare, chiedono la chiusura dei CPR, in sostanza l’abolizione della detenzione amministrativa (Legge dei DS, ora PD, del 1998) che avviene ai fini di rimpatrio. Fallimentare dal punto di vista della percentuale di rimpatri, costosa: “i costi delle forze dell’ordine che ci lavorano, nell’ultimo anno sono stati spesi oltre 8 milioni di Euro” sottolinea Ravinale, al centro di polemiche e rilievi normativi. Rilievi che riguardano come vengono gestiti i CPR e più in generale la legittimità di una privazione di libertà personale in assenza di reato.
Il Garante Nazionale delle persone private della libertà personale chiese in audizione parlamentare un “Ripensamento complessivo” della detenzione amministrativa.