E’ necessaria una riflessione su quel voto contrario a due ordini del giorno in Consiglio Regionale
Secondo un lancio d’agenzia di Ansa per la manifestazione di sabato scorso ci sono 47 denunce, 28 i fogli di via per manifestanti da altre province, 27 persone fermate in via preventiva prima della manifestazione.
Prima di tutto questo c’è stata una ridda di dichiarazioni, articoli di giornale, un sensazionalismo diffuso, va tuttavia detto che la manifestazione ha avuto rilevanti aspetti di ordine pubblico nella città di Torino.
In molti si chiedono perché i manifestanti siano stati lasciati liberi di agire in atti di danneggiamento verso esercizi pubblici e auto private.
Frediani ha sottolineato “la totale mancanza di riferimenti alle competenze regionali e nelle cui premesse si allude” nei documenti, e in effetti non si comprende quali siano effettivamente queste competenze e in particolare quanto sia congruente la costituzione di parte civile della Regione, ma lo vedremo negli eventuali processi se la Regione si costituirà parte civile e se la costituzione verrà accettata nei processi.
Per quanto riguarda i controlli preventivi, anche ai valichi di frontiera, in una nota inviata a Lorusso il Questore specifica che siano stati effettuati. Ma studiano, o quanto meno s’informano questi Consiglieri? Ma soprattutto: sanno di Schengen? Non solo: sono stati effettuati controlli ai caselli autostradali, stazioni ferroviarie e aeroporti. Sono state identificate, secondo la nota di Ciarambino, 136 persone provenienti da altre località.
La Consigliera Regionale di Unione Popolare è stata peraltro l’unica a votare contro: questo dà l’esatta accezione dell’arco dei partiti che hanno votato degli ordini del giorno che riportano queste due frasi:
- Vi è, infatti, il rischio, ad oggi non escluso dagli inquirenti, che possa esserci una saldatura tra due mondi storicamente divisi, come l’anarchia e l’antagonismo. Il fine ultimo di questa unione potrebbe essere il tentativo di sovvertire l’ordine costituito, come dimostrano gli attacchi e le minacce alle rappresentanze dello Stato a ogni livello
- concertando inoltre con il Governo e la Prefettura l’applicazione della disciplina e delle procedure che impediscano preventivamente lo svolgersi di manifestazioni che icto oculi (a colpo d’occhio, n.d.r.) contravvengono a tutti i criteri di sicurezza per la città e i cittadini
La Regione parla di “rischio”, non di certezza: il “rischio”, che antagonismo e anarchia si saldino. Chi conosce e segue la base sociale sa che il termine antagonismo è del tutto strumentale ad identificare dei “cattivi” che si continua a cercare di far passare come eversori dello Stato.
Non ci sono attualmente evidenze che nel loro complesso gli anarchici che sono scesi in piazza per manifestare contro la condanna al 41 bis di Cospito siano aderenti alla Federazione Anarchica Informale, unica che si è macchiata con l’attentato ad Adinolfi, 10 anni fa, di atti di terrorismo rivendicati.
L’assimilazione della base sociale (gli antagonisti, come vengono chiamati in senso negativo) alla “anarchia”, notoriamente una sorta di “galassia” estremamente diversificata in sé stessa, è privo di evidenze provate, non ci sono infatti riscontri nel rapporto sulla sicurezza nazionale (pag. 92-95). Non risultano peraltro adesioni di qualsivoglia sigla della base sociale alla manifestazione di sabato scorso.
E’ francamente sconcertante (e pericoloso?) dato il contesto, il livello di approssimazione di qull’amplissimo arco Consiliare della Regione Piemonte.
Peraltro anche Lorusso (PD) si è lanciato in dichiarazioni (minuto 2:31:15) che esplicitamente si riferiscono all’eversione. Un interessante, abile (e ambiguo?) gioco di parole in cui definisce queste manifestazioni “palesemente eversive” senza specificare contro chi. Desta notevoli perplessità l’assimilare una manifestazione di piazza, benché caratterizzata da violenze peraltro contro cose e non contro persone, ad un tentativo di sovvertire lo Stato. L’accezione quindi di eversivo (distruggere abbattere), è correttamente riferibile alla proprietà privata e pubblica danneggiata, ma non allo Stato, quanto meno non nella manifestazione di cui si sta parlando. Sappiamo tuttavia quanto nell’immaginario la parola “eversione” venga automaticamente assimilata all’eversione contro lo Stato.
Le ricostruzioni dei periodi certo non fausti della nostra storia, citati da Lorusso, in cui l’Italia visse davvero fenomeni di eversione contro lo Stato, ci dicono che le cellule terroristiche erano eterodirette e per lo più finanziate. Appare quindi di tutta evidenza che un fenomeno eversivo contro lo Stato non si possa effettuare senza soldi, addestramento e una certa “libertà di movimento”, tutte cose che appaiono non attribuibili alla Federazione Anarchica Informale.
Sorge quindi il dubbio sulla veridicità, senso di responsabilità e costituzionalità di talune dichiarazioni, contenute anche nell’odg della Regione, nella loro sostanza, che di fatto elidono le immancabili premesse sul diritto a manifestare: diritto, lo sottolineiamo, garantito dalla Costituzione.
C’è da chiedersi anche a quale “colpo d’occho” si riferisca l’odg della Regione: a quello del 28 gennaio 2022 in piazza Arbarello in cui ci fu una sorta di “macelleria” degli studenti per la quale Lamorgese fu chiamata a rispondere in question time alla Camera? Oppure a quello che abbiamo visto il 1° maggio 2022 a Torino? Cosa succederà il prossimo 1° maggio? Quale sarà il “colpo d’occhio”?
Sull’applicazione del 41 bis a Cospito, sull’opportunità del “carcere duro”, e dell’ergastolo ostativo, ci sono moltissimi rilievi da parte di cittadini non certo dell’area anarchica, anche persone di rilievo nel dibattito pubblico. Il 41 bis a Cospito fu firmato da Cartabia col PD in maggioranza, ora con incoerenza politica ne chiede l’annullamento. Su Cospito si è anche pronunciata l’ONU.
Le violenze sono sempre inopportune, evitabili e da evitare da qualsiasi parte provengano, questo va affermato senza se e senza ma, inoltre appare evidente l’inopportunita anche politica di talune azioni e dichiarazioni, ma è francamente preoccupante la strumentalizzazione, l’assimilazione delle manifestazioni all’eversione, al terrorismo quindi, delineando pericolosissimi precedenti che è difficile non definire, questi sì costituzionalmente “eversivi”, di definizione di un “terrorismo di piazza”. La Legge peraltro punisce chi commette reati di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e altri reati che si possono verificare durante le manifestazioni.
Alessandra Algostino, Docente Ordinaria di Diritto, in un suo recente intervento afferma: “Antifascismo è muovere dall’esistenza del conflitto sociale. Dissentire è antifascismo. Il dissenso e la sua manifestazione sono imprescindibili in una democrazia, la sua soppressione, repressione, criminalizzazione è sintomo di un’involuzione autoritaria”.
Frediani afferma nel suo comunicato: “Non stiamo al gioco di chi vuole volontariamente strumentalizzare con l’evidente finalità di criminalizzare tutti i movimenti di opposizione”.