Le richieste della RSU ex-GKN in audizione alla commissione attività produttive della Camera: stipendi, amministrazione straordinaria, cassa integrazione per riorganizzazione e capitale pubblico per ripartire con i nostri progetti di reindustrializzazione, commissione di inchiesta su processi di delocalizzazione di multinazionali. La RSU: “ancora un incontro istituzionale che si aggiorna e rimanda a un altro incontro. Intanto però sono stati bruciati 220 posti di lavoro e ogni minuto in più vuol dire un licenziamento potenziale. Il parlamento dovrebbe chiedersi quali strumenti ha per fermare le delocalizzazioni in questo paese”.

Quindici minuti di intervento e venti pagine di dossier depositato, poi l’incontro che si aggiorna e rimanda a un altro incontro. La RSU ex-GKN ha partecipato oggi all’audizione della commissione attività produttive della Camera: “Ognuno può prendersi tutto il tempo che ritiene necessario per approfondire e trovare soluzioni, intanto però sono stati bruciati 220 posti di lavoro e ogni minuto in più vuol dire un licenziamento potenziale. Il parlamento dovrebbe chiedersi quali strumenti ha per fermare le delocalizzazioni in questo paese”.

La riunione è iniziata con la relazione della RSU che ha passato in rassegna i fatti di questi venti mesi, le ripetute violazioni degli accordi da parte della proprietà, i 14 incontri ministeriali andati a vuoto, la totale assenza di stipendi e cedolini, la messa in liquidazione. Subito dopo è passata nel merito delle proposte: pagamento immediato degli stipendi, sospesi senza alcuna motivazione da ottobre scorso, consegna dei cedolini, che non arrivano da dicembre insieme ai contributi per paternità, allattamento, legge 104; ritiro della liquidazione; amministrazione straordinaria e commissariamento, vista la totale indisponibilità della proprietà a valutare progetti di reindustrializzazione; ripristino della contrattazione; cassa straordinaria per riorganizzazione basata sui progetti industriali del collettivo di fabbrica; entrata del capitale pubblico in QF oppure finanziamento pubblico dei progetti.

“GKN non è l’unico caso in Italia – ha detto la RSU – ormai è chiaro che questo è il modus operandi con cui si delocalizza e si deindustrializza oggi in questo paese, magari senza violare formalmente leggi o norme contrattuali, anche se questo è ancora da dimostrare, senza licenziare direttamente ma attraverso una lenta chiusura che porta i lavoratori a licenziarsi. Il risultato è lo stesso: distruzione di posti di lavoro, competenze tecniche e scientifiche accumulate in decenni, potenzialità di ricerca e formazione. Per questo crediamo che il parlamento dovrebbe avviare una commissione di indagine su questo, per capire se gli strumenti legislativi attuali sono all’altezza delle multinazionali e dei fondi finanziari che possiedono le industrie in Italia”.

In chiusura i commissari hanno fatto riferimento alla cassa integrazione retroattiva concessa a QF in liquidazione, da gennaio a ottobre 2022. La RSU: “Dobbiamo ancora vedere il decreto, però è chiaramente una decisione politica, l’unica presa in venti mesi su questa vicenda. Una cassa integrazione retroattiva 11ter, che di solito si concede a chi ha già esaurito gli ammortizzatori sociali, che non incide sul reddito dei lavoratori, è quanto meno una forzatura. Potremmo chiamarla la cassa integrazione ‘Borgomeo’, quella per confusione e violazione degli accordi, con la quale si concede liquidità a una azienda in procedura di liquidazione, senza  ottenere il ritiro della procedura stessa né il pagamento degli stipendi”.

La riunione si aggiorna rimandando ad altri incontri, in attesa di approfondimenti, con la RSU che invita a venire a vedere i piani industriali proposti dal collettivo di fabbrica e a valutare le manifestazioni di interesse presentate alla Regione Toscana, tutti progetti sui quali si chiede l’intervento pubblico: “La politica segue logiche parlamentari di maggioranza, ma c’è una logica del consenso, che noi abbiamo sperimentato sul territorio con due manifestazioni, da 40mila e 30mila persone, e un’altra manifestazione ci sarà sabato prossimo, oltre alle 17mila firme a favore dell’intervento pubblico e di una cassa integrazione legata a un piano industriale. Il tempo in questa partita è vitale, chiunque prenda tempo per approfondimenti o altro, al sesto mese senza stipendio, si carica addosso il licenziamento di un lavoratore GKN”.

 

Ufficio stampa ex-GKN