Il presidente della Conaie, Leonidas Iza, ha ricordato e chiesto giustizia per Mendúa sul suo account Twitter e ha dichiarato che “è stato ucciso per aver difeso la giungla, ma il suo spirito combattivo sopravvive”.
La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (Conaie) è tornata a chiedere giustizia questa domenica, un mese dopo l’assassinio del leader indigeno Eduardo Mendúa.
Eduardo Mendúa, di nazionalità A’I Cofán de Dureno, aveva 40 anni, padre di 6 figli. Dal giugno 2021 è stato eletto tra i leader della Conaie alla direzione dell’organizzazione dei Cofàn. Il 26 febbraio, il leader è stato assassinato con più di 12 colpi di arma da fuoco colpito da un sicario, a bruciapelo, fuori dalla regione amazzonica di Sucumbíos. Il suo omicidio politico è avvenuto per il suo impegno ambientalista contro l’estrattivismo petrolifero che sta devastando la foresta e il suo ecosistema.
Nonostante le autorità locali abbiano assicurato che avrebbero trovato e perseguito i colpevoli, il crimine rimane irrisolto e l’autore rimane libero. Dopo l’assassinio del leader dei Cofán, il presidente della Conaie, Leonidas Iza, ha affermato che l’attività estrattiva nelle comunità indigene costituisce una violazione dei diritti di consultazione preventiva, libera e informata come dettato dalla Magna Carta della Nazione Ecuadoregna.