La cultura dovrebbe servire a costruire relazioni tra i popoli, a sviluppare relazioni di pace, ad aprire canali di comunicazione. Non sembra essere questo il messaggio che viene da chi governa le “città capitali della cultura” Bergamo e Brescia, come dimostra la decisione dei due sindaci di sospendere i concerti del pianista russo Denis Matsuev per assecondare le richieste del presidente ucraino Zelensky, espresse tramite un intervento indebito dell’ambasciatore di quel Paese. Una grave ingerenza verso uno Stato sovrano, verso le istituzioni di uno Stato democratico come l’Italia. Ingerenza che avrebbe dovuto essere profondamente stigmatizzata e non assecondata.
Insomma, Zelensky ordina e i servili sindaci di Bergamo e Brescia ubbidiscono. Ormai il presidente ucraino, colto da un vero e proprio delirio di onnipotenza, conta più delle autorità italiane e ogni suo desiderio trova soddisfazione tra le alte e basse sfere della politica italiana.
l posto di promuovere ponti per la pace e dialogo tra i popoli i primi cittadini Gori e Del Bono buttano ulteriore benzina sul fuoco che alimenta la guerra.
Riteniamo che le continue proposte di escludere cittadini di nazionalità russa da iniziative culturali siano semplicemente inaccettabili, oltre che razziste e incivili. Di fronte alla sospensione dei concerti di un artista di livello internazionale dalle manifestazioni di Bergamo e Brescia capitali della cultura 2023, non resta altro che affermarne il completo fallimento culturale. La cultura deve creare unione tra i popoli, non divisione. La musica è generatrice di emozioni forti, di bellezza, di unione tra i popoli e le culture.
Bergamo e Brescia più che capitali della cultura sembrano ridotte a colonie dell’Ucraina e i loro sindaci a ridicoli vassalli della Nato. Un modo indegno di rappresentare la gloriosa “Città dei Mille”, Bergamo e l’eroica “Leonessa d’Italia”, Brescia, città artefici di due delle più belle e importanti pagine del Risorgimento italiano.
Non ci riconosciamo in un tale servilismo intollerabile e inaccettabile.
Cari sindaci Gori e Del Bono, la cultura non si promuove con le ruote panoramiche, i fuochi pirotecnici, le luminarie pacchiane, gli effetti speciali, i ricchi premi e cotillon, ma con la costruzione di relazioni umane, di messaggi di pace, di dialogo tra i popoli.
Nel 1965 Giorgio La Pira, in piena guerra del Vietnam, ebbe il coraggio di andare ad Hanoi a parlare con Ho Chi Minh, quello che dagli Usa e dalle cancellerie occidentali veniva allora ritenuto il “nemico” per eccellenza. La Pira, per anni sindaco di Firenze, una delle città più belle del mondo, culla del Rinascimento, ebbe il coraggio, l’ardire, di farsi promotore del dialogo tra i popoli, di presentarsi come uomo di pace. Un gesto di alta politica internazionale fatto da un uomo riconosciuto da tutti come uno dei più grandi sindaci che il nostro Paese abbia avuto. Tutto l’inverso del vostro indegno comportamento.
Vergogna.
Francesco Macario e Fiorenzo Bertocchi (segretari Prc/Se delle Federazioni di Bergamo e Brescia)
Marco Sironi e Marco Brusa (Commissione pace/esteri Prc/Se Bergamo)