Contro la decisione della Rai e degli organizzatori di Sanremo di trasmettere un video o leggere una lettera di Volodymyr Zelensky durante l’ultima serata del festival si sono alzate numerose voci di protesta.
Giustamente, alcuni hanno sottolineato il “cattivo gusto” di portare la guerra all’interno di un evento musicale così importante. Altri hanno criticato la Rai che, essendo un servizio pubblico pagato dai cittadini, dovrebbe dare spazio alle diverse voci e interpretazioni del conflitto in Ucraina, anziché imporre un unico punto di vista che vede nell’invio delle armi l’unica soluzione e possibilità. Di fatto, numerosi sondaggi dicono che solo un italiano su tre è d’accordo con questa scelta del governo, ritenendola un buttare benzina sul fuoco che preclude qualsiasi possibilità di cominciare seri negoziati per la pace.
Queste critiche sono molto giuste, ma crediamo che il punto più importante sia un altro: oggi si vuole convincere il popolo italiano che la guerra non è più un tabù ma qualcosa di inevitabile ed anche necessario. Quale palco più idoneo per una operazione di questa portata? Sanremo è visto da tutte le fasce della popolazione, compreso i giovani e i bambini. Così, nella cornice di un evento culturale si vuole insinuare l’ideologia che la guerra è qualcosa di giusto e addirittura l’unica strada verso la pace.
Ormai da un anno ci stanno “abituando” alla guerra, cioè alla cosa più atroce della storia dell’umanità, per farcela sentire come qualcosa di “normale”, cercando di produrre consenso e di spegnere il dissenso. Ed ora c’è bisogno di giustificare un maggiore impiego di risorse non solo economiche ma anche umane, come in alcuni paesi dell’Est già se ne parla ufficialmente.
Con il video messaggio di Zelensky o con la lettura di una sua lettera a Sanremo la Rai conferma il suo ruolo attivo nella propaganda di guerra, sottraendosi al proprio compito di servizio pubblico.
Fortunatamente, la gente si sta organizzando con petizioni, lettere di protesta, manifestazioni davanti alle sedi Rai e davanti all’Ariston, ma solo un boicottaggio può dare voce alla maggioranza degli italiani che chiedono un cambiamento nella direzione degli avvenimenti. La nonviolenza lavora con la non partecipazione e la non collaborazione con le scelte violente imposte dall’alto. Boicottare Sanremo semplicemente spegnendo la televisione è la più grande protesta che si possa organizzare e la più efficace. Inoltre, ci aiuta a comprendere che il vero potere è nelle nostre mani, quando smettiamo di collaborare e appoggiare, anche se passivamente, le scelte imposte dal governo. Forse la parola “boicottare” suona stonata e pungente a qualche orecchio sensibile, ma boicottare nel linguaggio della nonviolenza in alcun modo significa fare violenza o danneggiare altri. Semplicemente è non collaborare e non appoggiare.
Questo invito al boicottaggio non circolerà mai nei mezzi di informazione. L’unica forma per diffondere questo invito è il passa parola, la comunicazione non mediata ma diretta tra persone.
Spegniamo Sanremo, spegniamo la televisione e la propaganda di guerra.
#EuropeForPeace