Dal 2013 si stima che oltre 25.000 persone abbiano perso la vita a pochi chilometri dalle coste europee nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale e raggiungere il nostro Paese.

La rotta migratoria che dal Nord Africa porta in Europa è una delle più battute; sono circa 80.000 le persone che ogni anno provano ad attraversare la frontiera liquida più pericolosa del mondo, molti delle quali purtroppo perdendo la loro vita e quella dei loro familiari.

Solo nel 2022 si sono registrate 673 richieste d’aiuto da parte di imbarcazioni in pericolo (dati Alarm Phone), mentre i naufragi e le morti sono all’ordine del giorno, con numeri purtroppo sommari poiché il mare spesso nasconde i corpi delle proprie vittime.

Le milizie libiche, grazie ai mezzi forniti dal nostro Paese, intercettano le imbarcazioni di chi prova a fuggire dai centri di detenzione dove violenze, torture e stupri sono documentati da anni dalle principali organizzazioni internazionali. L’OIM stima che sono 24.700 le persone intercettate e riportate in Libia.

In questo momento non esiste alcuna missione di ricerca e soccorso europea e il lavoro delle navi umanitarie è messo a dura prova dal Decreto Piantedosi che tenta di limitarne l’operatività con pratiche illegittime e discriminatorie.

Quello che è accaduto negli ultimi 7 anni e che continua ad accadere nel Mediterraneo non può più essere ignorato; è arrivato il momento di fare luce sulla portata di questa immensa tragedia, di restituire dignità alle vittime di questo tragico capitolo della nostra Storia.

Ecco perché chiediamo che venga istituita una Commissione Parlamentare d’Inchiesta che abbia il compito di chiarire che cosa sia avvenuto e perché e quali siano state le responsabilità delle Istituzioni italiane ed europee.

Le commissioni d’inchiesta sono regolate dall’articolo 82 della Costituzione Italiana e possono essere create ad hoc per svolgere indagini e ricerche su materie e argomenti di interesse pubblico, con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.

Link per firmare l’appello.

Contatti:

italianinfo@openarms.es