Appello internazionale per Alfredo Cospito
Alfredo Cospito, anarchico insurrezionalista, è detenuto da più di dieci anni, di cui sei in regime di alta sicurezza e da aprile dell’anno scorso per lui è stato disposto il regime di carcere duro del 41 bis. È l’isolamento totale.
L’articolo 41 bis dell’ordinamento penale è applicabile per reati gravi di mafia e terrorismo. Citando l’avvocato di Alfredo: “Il 41-bis ha un dettato normativo, un ambito applicativo che contempla l’utilizzo dello speciale, e afflittivo, regime detentivo soltanto per impedire la comunicazione tra soggetti di primo piano con ruoli qualificati in carcere e sodali all’esterno, nell’ambito di una organizzazione piramidale di cui faccia parte il sottoposto, per recidere la possibilità che il detenuto possa continuare a dare ordini ai sottoposti, come appunto accade o potrebbe accadere nel fenomeno gerarchico mafioso”.
Al di là della mostruosità in sé di quel regime detentivo, Alfredo non ha ucciso nessuno. È accusato del ferimento dell’A.D. della Ansaldo Nucleare e dell’esplosione di due pacchi bomba a basso potenziale nelle vicinanze della scuola degli Allievi Carabinieri di Fossano (Cuneo) nel 2006, che non ha provocato feriti né danni alle cose.
Alfredo ha iniziato a ottobre lo sciopero della fame contro il 41 bis. Uno sciopero politico. Alfredo dice che “la vita al 41bis non è vita e che se tale deve essere tanto vale sacrificarla in una lotta contro la barbarie”.
Per Alfredo l’avvocato chiede la revoca del 41 bis.
In queste settimane ci sono state molte manifestazioni di piazza anarchiche e antagoniste e negli ultimi giorni vari appelli di magistrati, avvocati, personalità della cultura e della politica, affinché Alfredo venga tolto dal regime di 41 bis.
Gli appelli sono rivolti al Ministro della Giustizia, al Presidente della Repubblica e al papa.
Mentre scriviamo si è ottenuto di anticipare l’udienza, ma avvocato e medico hanno lanciato l’allarme: é altissimo il rischio che Alfredo muoia prima.
Il governo ha ufficialmente dichiarato l’indisponibilità a modificare lo stato delle cose, sia rispetto al 41 bis sia rispetto alla detenzione nel “carcere duro” di Alfredo, che sta continuando lo sciopero della fame totale.
Quanto sta accadendo ci risulta insopportabile, ci fa male, perché è come assistere a una esecuzione.
Vogliamo fare arrivare ad Alfredo altre voci di calore e solidarietà, contribuire a fermare questa macchina impazzita e a dire che se Alfredo muore in tanti sappiamo che è stato ammazzato e da chi.
Alfredo Cospito, attraverso l’unica possibilità che ha – scegliere come e in nome di cosa morire – sta svelando agli occhi di molti le crepe, le voragini dello stato di diritto, dentro e fuori dal carcere. Il regime detentivo previsto dall’articolo 41 bis e l’ergastolo ostativo previsto dall’articolo 4-bis sono – nero su bianco – tortura e pena di morte (cosiddetta morte bianca).
L’accanimento del governo e degli organi di giustizia nei confronti di Alfredo brilla per ferocia, ottusità e ipocrisia.
Perché ciò che oggi risulta evidente è che siamo sì in un’epoca densa di terribili minacce: sanitarie, ambientali, climatiche, belliche… Ed é sufficiente un po’ di onestà intellettuale e di capacità di non farsi sopraffare dal caos mediatico, per sapere che non viviamo sotto la minaccia di una rete anarchica e antagonista (antifa) italiana o internazionale che attenterebbe alla nostra stessa sopravvivenza. Questo pericolosissimo soggetto – in nome del quale si sta condannando a morte Alfredo Cospito – non esiste.
Le reali minacce per la nostra sopravvivenza esistono e i colpevoli son ben altri.
Le misure eccezionali che travalicano l’emergenza e diventano ordinarie sono proprie dell’intera storia repubblicana.
Oggi assistiamo nuovamente a un’accelerazione e intensificazione dell’uso distorto dello strumentario dello stato di diritto, che rischia di stravolgerlo, contribuendo a trasformare nei fatti ogni atto di dissenso in reato penale.
Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le voci e le prese di posizione a sostegno della revoca del 41 bis per Alfredo. Innanzi all’emergere di un un fronte ampio e variegato di solidarietà e di sdegno, la risposta del governo è sguaiatamente muscolare.
L’ipocrisia colpevole e strutturale dello stato si misura anche con il ricorso al pugno di ferro. Per quanto grande possa essere il pericolo da contenere lo stato di diritto non contempla per sua stessa definizione di oltrepassare il rispetto dei diritti umani elementari.
Il susseguirsi e il sovrapporsi negli ultimi anni di proclamazioni di stati d’emergenza (sanitaria, bellica e oggi in forma diversa di pericolo terroristico) sono lo sfondo diretto o indiretto su cui si staglia la brutalità del momento.
Consapevoli della difficoltà, pensiamo che la nostra epoca complessa di sconvolgimenti e incertezze ci ponga la sfida di resistere a ogni forma di riduzionismo e semplificazione e di vigilare sugli strumenti che di volta in volta gli apparati della gestione politica mettono e metteranno in campo per affrontare le minacce (reali o fittizie).
La moltiplicazione di voci ci rincuora e auspichiamo che continuino – caotiche, diverse, a mostrare che il “re è nudo” – e che si producano riflessioni, azioni e legami, che nutrano la nostra voglia e capacità di resistenza.
Affinché non ricali il silenzio su Alfredo, il 41 bis, il carcere ostativo, e affinché non passino sotto silenzio le nuove derive di punizione preventiva e di repressione del dissenso, la traduzione in norma di logiche e pratiche emergenziali.
Mandiamo ad Alfredo il nostro abbraccio caldo e solidale.
Il nostro grazie.
Per il Collectif Malgré Tout
[Miguel Benasayag, Bastien Cany, Teodoro Cohen, Angélique Del Rey, Umberto Galimberti, Eleonora Missana, Mary Nicotra, Roberta Padovano, Daniela Portonero]
È possibile firmare l’appello qui