Dopo un 2022 critico, torna nelle campagne la siccità. Sappiamo cosa ci aspetta: lo scarico delle responsabilità su chi consuma.
Interveniamo sulle cause: non paghiamo il fossile
Questa mattina alle ore 10:00 otto cittadine e cittadini parte della campagna NON PAGHIAMO IL FOSSILE, promossa dalla coalizione Ultima Generazione, hanno bloccato il traffico sedendosi sull’asfalto di Via Palmanova, incrocio via Cesana sulla carreggiata del senso di marcia in direzione Milano. Appena prima di sedersi hanno spiegato due striscioni con scritto NON PAGHIAMO IL FOSSILE. I cittadini della campagna di disobbedienza civile per tutta la durata dell’azione hanno dialogato con gli automobilisti presenti, discutendo della gravità della situazione climatica corrente e dell’inaccettabilità dell’inazione della Politica per contenerne i danni. Verso le 10:20 sul posto sono arrivate le Forze dell’ordine, Polizia locale e Polizia, che alle 10:30 hanno spostato i presenti dalla strada. Infine i cittadini di Non paghiamo il fossile sono stati portati in questura.
“Non ci rassegnamo ad accettare il finale che gli industriali del fossile, con la complicità dei politici, hanno scritto per i nostri e i loro figli. Vogliamo riscrivere il copione e far sì che i soldi degli italiani vengano investiti in un futuro di vita. Non vogliamo assistere da spettatori passivi. Vogliamo che i cittadini tornino a essere protagonisti e possano scrivere la sorte dei prossimi decenni, dirottando gli investimenti in morte su un futuro di vita”, ha dichiarato Bjork
Gli effetti del cambiamento climatico su corsi d’acqua e coltivazioni in Italia
Dopo un 2022 da dimenticare, nelle campagne torna lo spettro devastante della siccità. Siamo solo a febbraio e, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Coldiretti Lombardia, il livello dell’acqua del Po si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. La situazione è altrettanto preoccupante per i grandi laghi, che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 35% del lago di Garda al 38% di quello Maggiore fino ad appena al 20% di quello di Como. Una situazione aggravata dallo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino e appenninico.
A questa situazione si accompagna naturalmente la sofferenza dei campi e delle coltivazioni. Un esempio su tutti quella del riso: dopo aver assistito alle dispute per l’acqua degli agricoltori e allo sgomento impotente di chi vedeva ingrigire le proprie colture di riso, si stima che, a causa della mancanza di acqua, quest’anno verranno coltivati quasi 8.000 ettari di riso in meno stando alle ultime previsioni di semina. Un dramma se si considera che l’Italia è leader europeo nella produzione di riso, con la metà dei raccolti.
Non solo, al dramma si aggiunge dramma, con cicli di fioritura sballati: “Le coltivazioni ingannate dal clima sono in anticipo con gli ortaggi in maturazione precoce e le piante da frutto che iniziano a fiorire fuori stagione con il rischio che il probabile ritorno del freddo e del gelo distrugga poi i raccolti”, ha spiegato la Coldiretti, allarmata dalla fioritura di ciliegi e fave fuori stagione.
“La VOCE delle scienziate e degli scienziati non viene ascoltata. La VOCE delle attiviste e degli attivisti non viene ascoltata. La VOCE del nostro pianeta non viene ascoltata. L’unico strumento che mi è rimasto per fare ascoltare quelle voci è il mio corpo, e con il mio corpo decido di fare politica scendendo in strada”, ha aggiunto Giacomo.
Sappiamo cosa ci aspetta: colpevolizzazione delle vittime e scarico delle responsabilità su chi consuma
Se chiudiamo gli occhi possiamo già rabbrividire per la prossima conta dei danni: produzione olivicola in caduta libera in Puglia, produzione di miele ridotta al lumicino, allevatori disperati in montagna e agricoltori sconvolti per la propria terra che inaridisce e cessa di dare frutti. Possiamo altresì prevedere il patetico copione che il mondo politico metterà in scena, invariato, anche quest’anno: colpevolizzazione delle vittime, quegli agricoltori che in preda alla disperazione cercheranno di approvvigionarsi di acqua in maniera illecita, con gli occhi sconvolti dalla visione della terra arsa. E scarico delle responsabilità su chi consuma, che sarà chiamato ancora una volta a chiudere il rubinetto mentre si lava mani e denti. Commedia grottesca a esclusivo vantaggio delle lobby del fossile.
Interveniamo sulle cause: non paghiamo il fossile
È ormai assodato il legame tra combustibili fossili e riscaldamento globale. Solo i negazionisti del cambiamento climatico continuano a rifiutare le evidenze ormai sotto gli occhi di tutti. È ora che i politici, oltre a proporre i soliti rattoppi basati sul razionamento dell’acqua, intervengano sulle cause: è ora che pongano fine ai trasferimenti di bilancio e agevolazioni fiscali legate alla produzione e all’uso delle fonti fossili, che nei Paesi del G20 sono passati da 147 miliardi di dollari del 2020 a 190 miliardi nel 2021.
Secondo il rapporto 2022 di Legambiente dedicato ai sussidi ambientalmente dannosi, nel 2021 in Italia 41,8 i miliardi di euro sono stati utilizzati per sovvenzionare attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili. Ben 7,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Un incremento che non è più possibile giustificare considerando l’emergenza climatica, quella energetica e quella sociale, che insieme stanno allargando il numero di famiglie nelle fasce deboli e a rischio.
La richiesta della campagna è:
➤ Stop ai sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili
Per capire chi siamo e come agiamo, è possibile seguire ogni domenica sera alle h 21:00 una presentazione online su zoom, iscrivendosi a questo link.